La trama di Barbershop, quinto episodio stagionale di Atlanta, sta racchiusa in poche parole. Alfred deve tagliarsi i capelli, ma non ci riesce a causa di una serie di imprevisti frustranti. Tutto qui. L’episodio che segna la metà per la serie di Donald Glover – che nella puntata non appare – può essere considerato quasi un esercizio di stile. Respingente per certi versi, almeno finché non ci renderemo conto che, almeno per questa settimana, di qui non si andrà via e non ci saranno altre storyline. Atlanta si appoggia allora ai dialoghi, agli scambi veloci, alle battute, alle situazioni sempre più esasperate. Ne viene fuori un episodio… molto particolare.

Non è il primo né il più strano mai presentato dallo show – il talk della prima stagione non si batte – ma è comunque un’esperienza strana assistere, dal punto di vista di “Paper Boi”, al modo insostenibile con cui il suo barbiere di fiducia, di nome Bibby, si approccia al compito. Larga parte della puntata viene trascorsa al negozio, dove l’uomo fa tutto tranne ciò che dovrebbe portare a termine – e abbiamo anche la sensazione che si tratti di un compito di pochissimi minuti – e di lì è tutta un’escalation di situazioni paradossali. Se fossimo rimasti per tutti i venti minuti nel negozio l’episodio sarebbe stato molto più pesante, e invece ci spostiamo. Andiamo a casa di Bibby, conosciamo la sua famiglia, facciamo una gita in una casa in costruzione, ci scappa pure un incidente.

Si tratta di un episodio di matrice coeniana. C’è il singolo uomo che ha dei piani, che vengono continuamente ribaltati, in modo assurdo e grottesco, dalle circostanze della vita. C’è il caso da un lato, e l’impossibilità oggettiva di controllare l’ambiente che ci circonda, mentre dall’altro c’è la mancanza di volontà e l’incapacità di prendere il destino nelle proprie mani. Paper Boi potrebbe andarsene in ogni istante. Siamo d’accordo con lui nel pazientare per i primi minuti della puntata, ma ad un certo punto tutto diventa così assurdo che la sua stessa presenza in scena è una sfida al ridicolo.

La scrittura accumula situazioni esagerate, scambi sempre più esasperati con progressione violenta, fino al punto in cui tutto il tono della narrazione è così grottesco che potrebbe accadere davvero qualunque cosa. Arrivati a quel punto, ci si può muovere egualmente in direzione della commedia o del dramma, e il grande risultato di Atlanta, questo sì presente in tutte le puntate, è la capacità di raggiungere questo invidiabile punto di osservazione con una grande semplicità e con poche battute ben assestate. Dal punto di vista della trama non c’è nulla da dire. Qui c’è a malapena un intreccio o una trama orizzontale, ma in fondo Atlanta non è mai stato quel tipo di serie.

La seconda stagione di Atlanta va in onda dallo scorso 1 marzo su FX e prossimamente in Italia in esclusiva su Fox.