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la recensione
La regista del documentario Samantha Stark ha spiegato a Variety qualche giorno fa di non aver contattato Timberlake per chiedere un commento sul suo comportamento:
Non gli abbiamo chiesto un commento, così come non l’abbiamo chiesto a varie altre persone che compaiono nelle immagini d’archivio. […] Al contrario di altre persone a cui abbiamo chiesto commenti, nel caso di Justin non abbiamo fatto alcuna supposizione su di lui. Abbiamo semplicemente mostrato le immagini.
Il documentario ha scatenato molte reazioni online, alcune delle quali attaccano proprio Timberlake, che ha quindi deciso di rispondere con un messaggio di scuse su Instagram:
Ho visto i messaggi, i tag, i commenti, e voglio rispondere. Sono profondamente dispiaciuto per quelle volte, nella mia vita, in cui le mie azioni hanno contribuito al problema, quando ho parlato a sproposito, o non ho detto la cosa giusta. Capisco di non essere stato all’altezza, in quei momenti e in molti altri momenti, e di aver beneficiato di un sistema che giustifica la misoginia e il razzismo. Mi scuso in particolare con Britney Spears e con Janet Jackson, perché voglio bene a queste due donne e le rispetto, e so di aver sbagliato.
Sento anche di essere tenuto a rispondere, in parte, perché le persone coinvolte meritano di meglio e, soprattutto, perché è in corso una conversazione più ampia della quale voglio far parte, crescendo grazie a essa.
Timberlake cita Janet Jackson per via del celebre “wardrobe malfunction” al Super Bowl del 2004 in seguito al quale la carriera della donna subì un duro colpo, mentre lui non subì alcuna conseguenza e addirittura tornò al Super Bowl nel 2018.
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