Durante una recente visita sul set della terza stagione di The Walking Dead, The Wrap ha avuto modo di intervistare lo showrunner Glen Mazzara: nell’estratto dell’intervista che trovate di seguito Mazzara parla delle riprese, del Governatore e di come NON finirà lo show.

walking-dead-embed1Hai detto che in questa stagione entreremo nel vivo della serie – Michonne, il Governatore, la prigione. Quanto ti stai attenendo ai fumetti?
Stiamo prendendo i personaggi e le storie più interessanti dai fumetti e li adattiamo nel nostro universo alternativo della serie televisiva. Sarà sorprendente sia per i fan del fumetto che per i non fan e per tutti quelli che ci seguono.

Quali sono i vantaggi  e gli svantaggi di girare dentro una prigione così tanto della prossima stagione?
La prigione stessa sarà un “personaggio” minacioso e ostile. E’ una sfida vivere nella prigione e credo che siamo stati in grado di realizzare molto della storia. Non sembrerà un luogo sicuro in cui tenere i personaggi lontani dall’azione principale. La vita nella prigione è come quella in una gabbia di squali.

“The Rise of the Governor,” il romanzo dell’anno scorso di Robert Kirkman e Jay Bonansinga, ha reso il Governatore un personaggio in qualche modo più compassionevole di quanto lo è nei fumetti. Lo vedi come una persona non necessariamente perdonabile ma comunque comprensibile?
Si. Non ho letto il romanzo perchè non volevo che influenzasse il mio concetto della versione televisiva. Ma ci interessa avere un personaggio complesso, con diversi strati e sfumature. Non sarà semplicemente un arci nemico che farà cose malvagie in ogni scena. Vogliamo che sembri reale e umano e il più sviluppato possibile.

Se ti attieni a quanto accade nei fumetti tra lui e Michonne, ci saranno un sacco di cose brutali. Pensi che dovrai moderare quello che c’è nei fumetti? O lo farai espandere? La tv ti consente di essere più o meno crudo?
Certamente nei fumetti c’è del materiale che ti mette alla prova e direi che lo stesso vale per il nostro show televisivo. Credo che alla fine della seconda stagione abbiamo dimostrato che non tiriamo cazzotti… non ci andremo leggeri proprio adesso. Tuttavia, faremo le cose nei tempi giusti o quando avranno senso per lo show.

walking-dead-embed1Ci sono alcuni show seriali, tipo Lost, in cui pensi che il tuo parere sullo show dipende da come esso viene risolto. The Walking Dead ti sembra uno show che ha bisogno di una grande risposta alla fine?
E’ una cosa a cui penso in maniera ossessiva. C’è una parte di questo show in cui gli spettatori vogliono sapere con insistenza cosa succede dopo. Tuttavia, questa serie non è basata sulle rivelazioni. E’ basata sull’azione dei personaggi e credo che fino a quando rimarremo fedeli ai nostri personaggi e allo spirito dell’opera originale di Kirkman, sarà su questo che dovremo essere giudicati. Questo show è incentrato di più sulla sopravvivenza dei personagi in questa apocalisse.

So che i morti erranti non sono esattamente degli zombie, ma sembra che come nei film sugli zombie ci siano tre vie d’uscita: tutti muoiono, si scopre cosa ha causato la diffusione del virus, oppure si giunge in un paradiso sicuro. Hai già detto di non sapere cosa ha creato gli zombie. Sembra qualcosa di cui non ti preoccupi molto.
Robert non è interessato a fornire una teoria su cosa abbia causato l’apocalisse e credo che questo sia una cosa importante per noi. Si tratta di sopravvivere in questo mondo. Studiando i possibili finali, sono davvero interessato a trovare nuovi modi di porre fine alla storia, in maniera sorprendente e a cui nessuno ha mai pensato prima. Non c’è un paradiso sicuro in questo mondo. Voglio che sia chiaro. Alla fine della seconda stagione la fattoria è stata sopraffatta e quella fattoria era l’ultimo paradiso sicuro e non ce n’è sono altri in questo modo. Nessuno è al sicuro. Non c’è un posto sicuro.

Fonte: TheWrap