Una delle scene più famose di Narcos dà spazio alla passione di Pablo Escobar per gli ippopotami, mostrandolo mentre spiega che sono degli animali che sembrano dolci e innocui nonostante in realtà siano in grado di tagliare a metà un essere umano. La sequenza interpretata da Wagner Moura dà inoltre spazio a un accordo e all’ormai famosa battuta “Nemmeno agli ippopotami piacciono i messicani”.

Nella realtà Pablo Escobar viene considerato colpevole di una “bomba a orologeria ecologica” a causa della scelta di importare nel suo zoo privato degli ippopotami che si sono poi riprodotti e ora si sono diffusi lungo il fiume Magdalena, costringendo quindi a considerare come unica possibilità quella di abbattere gli esemplari. Nataly Castelblanco, che lavora con un team di biologi in Colombia, ha dichiarato:

È ovvio che ci dispiace per questi animali, ma come scienziati dobbiamo essere onesti. Gli ippopotami sono una specie invasiva in Colombia e se non uccidiamo ora parte della popolazione, la situazione potrebbe essere fuori controllo tra 10 o 20 anni.

Dopo la morte di Pablo Escobar, avvenuta nel 1993, le autorità hanno preso possesso della sua lussuosa residenza e distribuito gli animali che vivevano nel suo zoo personale in varie strutture, con l’esclusione degli ippopotami:

Era logisticamente difficile spostarli, quindi le autorità li hanno semplicemente lasciati lì, pensando probabilmente che sarebbero morti.

Nel corso degli anni gli animali si sono invece riprodotti, arrivando a circa 80-120 ippopotami che vivono nell’area, situazione che fa prevedere una popolazione di circa 1.400 esemplari prima del 2034. Gli esperti hanno quindi alutato la situazione, considerando che gli animali non possono essere uccisi da predatori che non vivono naturalmente in Colombia, portando così alla conclusione che ogni anno almeno 30 esemplari dovranno essere castrati o uccisi. La loro presenza potrebbe modificare radicalmente l’ecosistema, mettere a rischio delle specie in via di estinzione e creare numerosi problemi, considerando che si sono già spinti piuttosto distante, arrivando anche a 370 chilometri di distanza dalla residenza di Escobar. Alcuni scienziati, invece, sostengono l’opinione opposta dichiarando che la presenza degli ippopotami potrebbe aiutare ad evitarne l’estinzione e sarebbe meglio portare avanti un programma di sterilizzazione per controllarne la popolazione. Questo approccio potrebbe però avere un costo stimato, per ogni ippopotamo, di circa 50.000 dollari a causa del rischio he devono correre i veterinari, la necessità di sedarli e le difficoltà affrontate. Il veterinario Carlos Valderrama, che ha castrato uno degli esemplari nel 2009 come parte di un esperimento necessario a capire come procedere con gli ex animali di proprietà di Escobar, ha sottolineato che non sarà semplice raggiungere tutti gli esemplari facilmente mentre questi continueranno comunque a riprodursi.

La pubblicazione delle notizie riguardanti gli ippopotami del narcotrafficante ha però scatenato l’opinione pubblica che non ha apprezzato l’idea che venissero uccisi, inviando persino minacce di morte e critiche ai veterinari e biologi coinvolti nello studio:

Alcune persone in Colombia possono arrabbiarsi davvero molto quando parlano degli ippopotami. Le persone tendono a capire molto di più sulle specie invasive quando si tratta di piante o creature più piccole, rispetto a un enorme mammifero che potrebbero considerare carino.

Nel 2009 l’ippopotamo Pepe, uno degli animali sopravvissuti dopo la fine di Pablo Escobar, è stato infatti ucciso perché considerato pericoloso per le comunità locali, evento che ha scatenato un’indignazione tale da spingere le autorità legali a proteggere legalmente gli ippopotami, situazione che ora ostacola i progetti per tenere sotto controllo la colonia degli animali.

Foto: BBC

I film e le serie imperdibili