Nella sua autobiografia, Being Henry: The Fonz… and Beyond, Henry Winkler parla della sua dislessia e di come questa abbia influenzato la sua carriera, a partire da Happy Days.

Scrive che aver scoperto a 31 anni di essere dislessico lo ha reso “incaz*** nero!”

Anche nel mezzo di Happy Days, all’apice della mia fama e del mio successo, mi sentivo imbarazzato, inadeguato. Ogni lunedì alle 10 leggevamo il copione della settimana e a ogni lettura potevo incespicare. Lasciar fuori una parola o una frase. Fallivo sempre nel dire la frase giusta, cosa che rovinava la battuta alla persona che faceva la scena con me. Oppure potevo fissare la parola, qualcosa come “invincibile” e non avere alcuna idea di come pronunciarla.

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Io e il mio cervello eravamo in due posti diversi. Nel frattempo gli altri attori mi aspettavano, fissandomi. Era umiliante. Tutti nel cast erano affettuosi e di supporto, ma sentivo costantemente di deluderli. Dovevo chiedere il mio copione molto presto, così da poter leggerlo più e più volte – cosa che aggiungeva pressione agli sceneggiatori.

Nel momento in cui al suo figliastro venne diagnosticata la dislessia, Winkler intuì che potesse avere lui stesso quel disturbo. Ed era proprio così! Cosa che lo fece infuriare…

Tutto quel gridare, le umiliazioni. Era genetico! E poi passai dal provare tutta questa rabbia al decidere di combattere.

Henry Winkler sono anni che lotta per sensibilizzare sulla dislessia, scrivendo anche libri per bambini.

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FONTE: Variety