La settimana scorsa vi abbiamo annunciato che Seth MacFarlane riporterà i Flintstones sul piccolo schermo: all’epoca non sono stati diffusi molti dettagli, ma ora Gary Newman della 20th Century Fox TV svelano all’alcuni retroscena delle trattative che hanno portato lo studio all’acquisizione dei preziosi diritti del cartoon, e quali sono i piani per la serie:

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Fox ha fatto un grande annuncio agli Upfront, rivelando che Seth MacFarlane “riavvierà” I Flintstones. La produzione inizierà quest’autunno, e la serie debutterà nel 2013. E’ una co-produzione con la Warner Bros. Television, che sappiamo possiede i diritti del cartoon originale di Hanna-Barbera, e il vostro studio. La cosa sembra complicata.
Newman: Credo siano state le trattative più complesse nelle quali io sia mai stato coinvolto. E’ comprensibile. E’ un brand iconico. E sebbene non sia stato esplorato di recente, è parte della loro storia e del loro lascito, e sono molto cauti nel gestire questa cosa. Condividere la produzione con un altro studio è stata una decisione difficile, e la rispetto molto, perché penso che abbiano realizzato che potevano semplicemente aspettare e tenersi i diritti, anche se non stavano andando da nessuna parte. Noi abbiamo il creatore di serie in animazione più prolifico vivente (MacFarlane). D’altra parte, Seth è molto importante per noi, e non lo condividiamo con altre compagnie molto facilmente. Quindi la questione era avere questi due grossi studio che univano due proprietà così importanti. E’ stato complicato.

Sarà una sfida rifare qualcosa di così iconico?
Newman: Questa serie verrà messa sotto al microscopio, perché la gente è estremamente nostalgica quando pensa a questo brand. Ma Seth sarà estremamente rispettoso dell’originale. E’ uno show perfetto da ricreare, perché all’epoca era un commento alla società degli anni sessanta attraverso il prisma di una famiglia dell’età della pietra. Ora possiamo commentare il 21esimo secolo. E’ il tipo di proprietà perfetto per qualcuno come Seth MacFarlane, che adora il commento sociale.

Fonte: THR