Nel 1984 la trilogia classica di Star Wars si era appena compiuta. Finiva il racconto della leggenda, iniziava (era già iniziata) la costruzione del mito. Il famigerato speciale natalizio del 1978 poteva essere archiviato – in primis da George Lucas, che forse già all’epoca sognava di avere un martello per sfasciare tutte le copie esistenti – come un’allucinazione collettiva, e si poteva tornare in televisione per raccontare altre storie. Il ritorno dello Jedi offriva lo spunto, ben chiaro già da quel film, di andare a coltivare l’interesse dei fan più piccoli della saga. E chi meglio degli Ewoks, gli amati-odiati (Barney Stinson insegna) orsacchiotti della Luna di Endor, poteva servire allo scopo?

I due film tv L’avventura degli Ewoks (Caravan of Courage: An Ewok Adventure) e Il ritorno degli Ewoks (Ewoks: The Battle for Endor) del 1984 e 1985 raccontano proprio questo. Sono narrativamente legati e sono ambientati prima delle vicende del Ritorno dello Jedi. Protagonista è la famiglia Towani, che precipita sul satellite e viene separata. Mentre i genitori, alla ricerca dei due figli, sono catturati da una creatura mostruosa, i due giovani entrano in contatto con gli Ewok. Mace e la piccola Cindel, questi i nomi dei protagonisti, fanno amicizia in particolare con Wicket (Warwick Davis torna nel ruolo), e intraprendono un pericoloso viaggio per ritrovare la loro famiglia.

Diretto da John Korty su soggetto di George Lucas, L’avventura degli Ewoks è palesemente un prodotto destinato ai più piccoli. Il modo migliore per descriverlo è prendere il breve incontro tra Leia e Wicket e espanderlo fino a trarne un film, giusto con un pizzico di motivazione in più. La storia qui si mantiene sul livello più superficiale possibile, il ritmo è rilassato e molto lento, con tanto di voce narrante, le interazioni sono al minimo sindacale. Il pericolo e l’avventura del titolo italiano sono a misura di bambino, e tutta la storia tende ad un tono fiabesco. Con il secondo film il discorso non cambia.

La storia del Ritorno degli Ewoks riprende dalla famiglia riunita al villaggio degli Ewoks. Tuttavia la riconciliazione dura poco dato che, con una scelta abbastanza brutale e che rende sostanzialmente inutile il film precedente, la sceneggiatura fa rimanere secca l’intera famiglia nei primi cinque minuti ad eccezione di Cindel. Il colpevole è il crudele Terak che, accompagnato dalla strega (ebbene sì) Charal, continuerà a dare la caccia alla bambina e al solito Wicket. A proposito, stavolta il nostro Ewok preferito parla inglese. Cindel incontra quindi un uomo di nome Teek che vive isolato nella foresta, e insieme, in qualche modo, riusciranno a sconfiggere il cattivo.

L’avventura degli Ewoks era un film palesemente indirizzato ai bambini, ma era abbastanza coerente con l’universo di Star Wars. Il secondo spin-off alza un po’ il ritmo – abbassarlo era difficile – ma la cosa davvero strana (giudicate voi se in senso positivo o negativo) è quanto questo film si allontani completamente da Star Wars. Ignoriamo pure il fatto che Endor non è più così boscosa come ricordavamo, ma qui abbiamo castelli, streghe, anelli magici, fatine! L’effetto è… bizzarro a dir poco. Certo, Star Wars, tra cavalieri e principesse, ha degli elementi ripresi chiaramente da un contesto fiabesco, ma tutto viene riletto in una cornice fantascientifica. Qui non c’è alcun lavoro di adattamento.

Il soggetto rimane di George Lucas, ma la sceneggiatura e la regia sono di Jim e Ken Wheat. A quanto pare, l’ispirazione per Lucas qui arrivò da una visione di Heidi con la figlia. Lucas era affascinato dall’idea di questa orfana che andava a vivere in una capanna con un anziano scontroso, ma sotto sotto di buon cuore. Non è l’unica ispirazione, dato che il film, sicuramente almeno nel finale, sembra ricordare Il mago di Oz. Nel 1985 sarebbe arrivata la serie animata Star Wars: Ewoks, ma questa è un’altra storia. Rigorosamente non canonica.