È di pochi giorni fa la notizia che la corte suprema americana ha bloccato l’accordo di patteggiamento da 6 miliardi di dollari che la famiglia Sackler, che possiede la casa farmaceutica Purdue Pharma (ritenuta tra le principali responsabili della crisi della dipendenza da oppioidi attualmente in corso in nordamerica). Il piano di bancarotta cancellerebbe impropriamente, infatti, le responsabilità legali verso quello che è accaduto e sta tuttora accadendo – solo l’anno scorso sono state migliaia le overdosi letali negli Stati Uniti.

E proprio in questi giorni ha fatto il suo debutto su Netflix Painkiller, una miniserie in sei parti basata su l’articolo di Patrick Radden Keefe sul New Yorker intitolato “The Family That Built an Empire of Pain” e sul romanzo di Barry Meier intitolato “Pain Killer: An Empire of Deceit and the Origin of America’s Opioid Epidemic”, che traccia le origini della crisi e ne racconta le conseguenze. La serie arriva dopo che due anni fa Dopesick ha ottenuto un grande successo su HULU culminando in un Emmy per Michael Keaton come miglior attore in una miniserie. Dopesick e Painkiller trattano effettivamente lo stesso tema, ma secondo il regista e produttore Peter Berg la serie con Matthew Broderick e Uzo Aduba ha l’opportunità di gettare nuova luce su una vicenda così attuale:

Eravamo un po’ sulla stessa lunghezza d’onda. Entrambe le serie erano in fase di sviluppo quasi nello stesso periodo, cosa che accade ogni tanto nella nostra industria. Sono partiti loro per primi. Penso che abbiamo un tono molto diverso e possiamo coesistere bene con quella serie che è veramente eccezionale. È un problema davvero complesso e importante che può supportare più racconti.

Parlando con TV Insider, Berg ha anche commentato la decisione della Corte Suprema. In Painkiller, Broderick interpreta Richard Sackler, miliardario ex presidente di Purdue Pharma, che ha spinto alla creazione del farmaco OxyContin, ha guidato la campagna marketing e poi ha utilizzato le sue influenze politiche per proteggere la famiglia dalle conseguenze legali dell’epidemia di oppioidi iniziata più di 15 anni fa. Nel 2019 Purdue ha dichiarato bancarotta, come risposta per l’ingente debito che si stava accumulando dopo le migliaia di cause legali delle famiglie delle vittime. Secondo l’accordo, Purdue avrebbe pagato 6 miliardi di dollari in risarcimenti risparmiando però la famiglia Sackler da future azioni legali. Ma la corte suprema ha sospeso tale accordo e ha fissato una nuova udienza al dicembre 2023. Secondo Berg, si tratta di una giusta decisione:

Credo che sia esattamente ciò che avrebbe dovuto accadere. I Sackler sono stati davvero molto bravi nel mettere in campo gli avvocati ed evitare sanzioni significative, finanziarie o di altro tipo. E quando sono riusciti a separare la loro personale fortuna da qualsiasi risarcimento, molte persone sono rimaste indignate. Penso che sia davvero un messaggio potente da mandare ai Sackler in questo momento: anche il loro denaro è in gioco.

Il fatto che tali conseguenze ci mettano così tanto ad arrivare è semplicemente la testimonianza di quanto efficaci siano stati i Sackler con il loro team di legali: se hai quella quantità di soldi, puoi cavartela con molte cose. Ma ora l’impressione è che forse non riusciranno a cavarsela con ciò di cui avevano più paura, penso – anche se è discutibile… Non so se erano più preoccupati per i loro risparmi o per il loro lascito sotto forma di musei e scuole mediche a loro nome, che ora sono stati esclusi. Quindi, in realtà, tutto ciò che un uomo come Richard Sackler ha oggi è la sua riserva privata di denaro da qualche parte in un paese che non è l’America. E se inizia a temere di perdere anche quello, penso si possa dire che non dormirà molto la notte.

Parlando con Collider, i creatori Micah Fitzerman-Blue and Noah Harpster affermano che lo scopo della serie è portare questo messaggio nel maggior numero di case:

Chiunque passi del tempo in questo mondo, e nessuno ha passato più tempo dello scrittore Barry Meier in questo mondo, ne esce, secondo me, con l’obbligo di diffondere questa storia al maggior numero di persone possibile. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di creare la versione più accessibile di questa storia, che dal punto di vista tonale non sembrasse un peso e che non fosse intrappolata nel dolore che, naturalmente, caratterizza gran parte della vicenda. Il nostro obiettivo è mettere questa storia di fronte a quante più persone possibili, e speriamo di farcela grazie a Netflix, che ha più di 200 milioni di abbonati.

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