Quantità non è sempre sinonimo di ricchezza ed efficienza e a spiegarlo ci pensa John Landgraf, presidente di FX Content e FX Productions, grande conoscitore del panorama televisivo nonché ideatore del termine “PeakTV”, che ogni anno offre le sue considerazioni sullo stato dell’industria. Recentemente, ha partecipato al tour invernale dei Television Critics Association, dove ha spiegato che nel corso del 2022 l’industria ha mandato in onda/fatto debuttare in streaming 599 serie originali scripted per adulti (+7% rispetto al 2021).

Ma questo grande numero di produzioni non è stato raggiunto senza un costo. Gli spettatori avranno potuto constatare nell’ultimo anno che numerosi show hanno visto i loro rinnovi bloccati o episodi e stagioni che, per ragioni diverse, sono “scomparsi” dai servizi di streaming. Ma cosa c’è dietro a queste strategie? Ecco che cosa ha raccontato Landgraf ai TCA: “Non abbiamo piani specifici per farlo anche ad FX, ma non escluderei nulla“, ha ammesso Landgraf.

Analizzando il modo in cui lo streaming ha modificato le aspettative dalla sua comparsa ha poi spiegato che: “Ogni volta che c’è una nuova modalità di distribuzione, una nuova tecnologia, c’è un lungo processo di ottimizzazione sia del modo in cui si raccontano le storie sia del modo in cui si distribuiscono le storie all’interno di quella tecnologia“.

Ha poi parlato di come gli studi cinematografici erano soliti sfornare “migliaia di film“, ma hanno imparato a smettere di “inondare la scena con cose che vengono consumate e poi scartate“.

Penso che Internet elimini i vincoli che esistevano in passato in termini di quantità“, ha affermato. “In prima serata, sia che ci fossero tre reti broadcast o quattro reti broadcast, sia che ci fossero 200 canali via cavo, lo spazio a disposizione era limitato. Di sicuro c’era una quantità limitata [di programmi] che raccoglievano un’attenzione significativa… e questo era un fattore limitante“.

Non si può semplicemente prendere una quantità infinita di denaro, spenderlo per qualcosa e poi riversarlo in un’unica soluzione da bingiare“, ha commentato Landgraf. “Per prima cosa, dopo un po’ diventa stantio. E se hai una piattaforma di streaming che ha 10, 20.000 contenuti, è molto difficile creare un’interfaccia utente che permetta alle persone di trovare e scoprire ogni singolo contenuto su quella piattaforma. Quindi una certa quantità fallisce“.

Quindi, nel caso degli streamer che tolgono gli show (ad esempio HBO Max con Westworld, The Nevers e altri) per venderli ai servizi FAST, Landgraf ha detto che “farli circolare da qualche altra parte, con qualcuno che voglia investire nella loro promozione e che voglia proporli sulla propria piattaforma, ha un certo valore di monetizzazione.” Non è nulla di diverso se vogliamo, dalla vecchia “syndication” che negli ha fatto fruttare centinaia di milioni dollari con i loro prodotti di catalogo.

Landgraf ha poi concluso: “Quindi, anche se ribadisco che non abbiamo alcun programma specifico per farlo con gli show di FX, penso che l’industria nel suo complesso stia attraversando questo momento di riflessione…. Siamo in questo periodo intermedio di trasformazione radicale dall’era precedente a quella successiva a Internet, e ci troviamo in una fase di transizione davvero accidentata“.

Che cosa ne pensate delle due dichiarazioni? Ditecelo nei commenti.