Un piccolo mistero ha attraversato la settimana televisiva appena trascorsa. E noi ve lo vogliamo svelare subito. TV8, il canale in chiaro di Sky, quest’anno trasmette, per la gioia di coloro che non sono ancora abbonati alla pay tv, le repliche di X Factor 11 (ma solo le prime sei puntate, quelle dedicate alle fasi delle selezioni dei concorrenti). Proprio all’indomani della messa in onda della terza puntata del talent, alcuni siti web di attualità e anche Giuseppe Cruciani dai microfoni de “La Zanzara“ danno la notizia di un’esibizione dai toni molto hot.

Si parla di una giovane che si presenta con un pezzo rap composto da lei e nel cui ritornello ripete più volte “squirt, squirt“. Insomma, un porno rap che Mara Maionchi ammette candidamente di non comprendere, chiedendo lumi a Levante sul significato oscuro di questo “squit, squit“ che ha appena udito. Il momento è imperdibile, perché i giudici e tutto il pubblico scoppiano a ridere, e mentre Fedez e Agnelli cercano di recuperare un’aria seria valutando la canzone dal punto di vista musicale, Levante è intenta a spiegare a Mara, con parole e gesti, che cosa sia questo squirt che il giudice senior non conosce. Finalmente la rivelazione, e Mara ringrazia sentitamente per essere giunta quasi alle soglie degli 80 anni e avere scoperto dell’esistenza di questa “pratica” sessuale. Vi chiederete, allora, dove sta il mistero. Beh, i telespettatori non hanno potuto assistere a questa esilarante scenetta semplicemente perché questo spezzone non è mai andato in onda. Visto l’argomento trattato non adatto ad un pubblico di minori, in fase di montaggio il video è stato doverosamente tagliato, ma tuttavia pubblicato sulla pagina Facebook di X Factor e riportato da coloro che commentano il programma senza neppure guardarlo, come se fosse stato trasmesso durante la puntata. In ogni caso, se ancora non lo avete fatto, vi consigliamo di dare un’occhiata al filmato perché ne vale la pena.

Restiamo ancora in ambito sex e dintorni per parlare di un fatto accaduto nel corso di Uomini&Donne over. E’ vero, non siamo stati di parola, perché ci eravamo promessi di non vedere più una sola altra puntata di questo show fino alla prossima edizione, tuttavia l’occasione si è ripresentata quando abbiamo sentito che ci sarebbe stato ospite Beppe Fiorello, che in questi giorni impazza in tutti i programmi possibili ed immaginabili per promuovere l’uscita del suo ultimo film. La scelta di andare a trovare la De Filippi e la sua corte di tronisti e pretendenti agée è piuttosto curiosa… ma non troppo, considerato che una scena del film è stata girata, guarda caso, nel suo studio. Quindi mentre attendiamo di vedere l’intervento del bravo attore, ci sorbiamo i soliti insopportabili battibecchi tra Tina Cipollari, Gemma Galgani e gli altri protagonisti del programma, tra cui un certo Marco, ex flirt di Gemma, che accusa la dama torinese di averla colta in fragranza di reato. Sì, fragranza. Probabilmente l’ha scambiata per un croissant.

Proprio quando Gemma entra in studio, una signora del pubblico, seduta accanto a Maria, la osserva ammirata commentando che dal vivo è bellissima. Di fianco alla signora, un amico ribadisce l’avvenenza della Galgani precisando che prima di vederla era gay, ma che ora sua moglie ringrazierà perché lui, dopo avere visto Gemma, “è guarito” ed è ritornato etero.

A parte la confusione dei ruoli, non si capisce come possa avere una moglie e dire di essere gay, ma ognuno fa quello che vuole, ci domandiamo come sia tollerabile che dopo tutta la bagarre che si è scatenata per le dichiarazioni omofobe di Marco Predolin nella casa degli orrori del Grande Fratello Vip, e che gli sono anche costate la squalifica dal reality, passi inosservato un tizio che, in un seguitissimo appuntamento tv, dice di essere “guarito” dall’omosessualità. Forse le vicende di Gemma&Co. stordiscono a tal punto che nessuno ritiene opportuno insorgere contro una dichiarazione che forse negli intenti voleva essere ironica e scherzosa, ma in realtà è assolutamente inaccettabile. E la De Filippi non dice nulla?

Evidentemente ad alcuni tutto è concesso, ad altri no. E a proposito di libertà di pensiero ed espressione abbiamo assistito ancora una volta, durante uno speciale sul referendum spagnolo del TG de La7, all’ennesimo cazziatone di Enrico Mentana rivolto, in diretta, al suo inviato Paolo Celata, il Paolo Brosio 2.0, ormai divenuto vittima sacrificale del vispo direttore. Celata è in collegamento da Barcellona in attesa di avere la parola, ma quando appare l’immagine del giornalista, lo vediamo intento a confabulare con una donna alle sue spalle che presumiamo lo stia aggiornando sui fatti correnti. Mentana però non la pensa così e infama subito il povero inviato dicendo che sta evidentemente rimorchiando e che è una scena terribile. Vista la frequenza con cui accadono questi divertenti episodi ci viene quasi da pensare che non siano proprio involontari e casuali, ma vogliamo ancora una volta credere alla buona fede del direttore e all’inossidabile spirito di sopportazione del giornalista perennemente maltrattato.

Parecchio su di giri ci è parsa la loro collega Bianca Berlinguer durante l’ultima puntata di Cartabianca, il suo programma in onda su Raitre. La giornalista sta intervistando Alberto Angela e riesce a metterlo in estremo imbarazzo chiedendogli come si senta ad essere considerato un sex symbol e ad avere addirittura una pagina Facebook dedicata al suo sex appeal. Forse non ha letto bene il titolo della pagina citata che non è propriamente aulico e soprattutto non fa riferimento tanto al sex appeal quanto alle presunti imponenti “dimensioni artistiche” del noto divulgatore scientifico.

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Quinta Colonna, il settimanale di approfondimento di Rete 4, ha invece preso fin troppo alla lettera il senso di andare dentro la notizia. Il suo conduttore Paolo Del Debbio, nell’ultima puntata andata in onda, decide di condurre la seconda parte del programma direttamente dal campo rom del quartiere della Magliana a Roma. Giustifica questa singolare scelta con l’obiettivo di portare il pubblico in uno di quei luoghi di cui in trasmissione si parla sempre – e che da tempo è diventato, aggiungiamo noi, un argomento fisso ed imprescindibile del suo talk show. Quindi, lasciato lo studio tv, in compagnia del senatore Gasparri e dell’onorevole Ermini, l’impavido giornalista, a bordo di un pulmino, si avvia alla volta dell’accampamento. A vederli così, tutti e tre sulla vettura, sembra di assistere ad una scena di un film d’avventura casereccio in cui i moschettieri partono per salvare il mondo. Giunti alla meta ci appare un’ambientazione surreale, degna di una clip dell’indimenticato programma  “Cinico Tv“: un cortile arredato con sedie di recupero in plastica bianca o di legno e velluto stile salotto anni ’70, su cui sono stati fatti accomodare gli ospiti, riproduce lo studio en plein air, mentre, tutto attorno, il pubblico è composto dagli abitanti del campo. Tra questi un mediatore culturale rom che, con un italiano approssimativo, dice di vivere grazie alla moglie che chiede l’elemosina, come si trattasse di un’attività, cosa che lui non può fare perché malato di cuore. Dallo studio tv vero interviene un ristoratore romagnolo che nonostante sia stato qualche mese fa barbaramente picchiato e derubato da una banda di rom, non si è perso d’animo e riesce a raccontare la sua tragica esperienza con precisione e dovizia. Dopo di lui è il turno di una signora, figlia di un uomo investito ed ucciso da una donna rom che guidava senza patente dopo essere fuggita da un istituto di custodia. Si attende un gesto di solidarietà o una reazione dal campo, ma l’unica a parlare è una signora che chiede al ristoratore se sia proprio certo che i suoi aggressori fossero rom. Nel frattempo arrivano i rinforzi, giunge al campo anche l’assessore veneto leghista Roberto Marcato, un ospite fisso di Del Debbio, ed in tono sarcastico dice di sentirsi a suo agio in mezzo a così tanti lavoratori e liberi professionisti. Non ci pare il caso di fare dell’umorismo anche perché si sta già precipitando irrimediabilmente nei soliti luoghi comuni. I rom presenti chiedono alle istituzioni lavoro, alloggi e sussidi, i politici invocano la chiusura dei campi, il mediatore culturale è talmente stereotipato da sembrare un comico di Zelig che interpreta un rom.

Il livello del dibattito scende sempre di più, c’è il politico che fa ironia gratuita, il rom che dice che non esiste un paese al mondo in cui non si rubi, quasi legittimando i furti e borseggi mostrati poco prima nel servizio andato in onda, c’è il consigliere comunale che dice al negoziante derubato che assomiglia a Hitler e nel frattempo qualcuno ride, qualcuno fa battute e noi ci chiediamo cosa accipicchia stiamo guardando. Non ha alcun senso spettacolarizzare un problema serio che tocca molte nostre città e che necessita di soluzioni concrete, non stiamo vedendo nulla di nuovo che non abbiamo già visto e se stavolta si voleva far germogliare una possibilità di collaborazione e stimolare la ricerca di punti di contatto, l’intento è miseramente fallito.

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Per riprenderci abbiamo dato un’occhiata alla seconda edizione del fortunato reality show Il Collegio.

Come lo scorso anno, abbiamo diciotto adolescenti di età compresa tra i 13 e i 17 anni catapultati con un balzo all’indietro nel tempo nella vita scolastica di un collegio del 1961.

Anche stavolta troviamo ragazzini arroganti, che ammettono di provare disperazione se privati del cellulare, oggetto senza il quale non possono vivere. Versano lacrime inarrestabili quando rimangono senza il loro smartphone, e poi piangono quando non possono chiamare casa, piangono quando devono tagliare i capelli, quando devono consegnare ai sorveglianti il gel per capelli, piastre, phon e trousse del trucco.

Durante le presentazioni ci colpisce Edoardo, 16 anni, due fratellini più piccoli, che dice di avere una famiglia numerosa, ma che preferisce stare da solo. Continua affermando di odiare chi gli dà regole, di odiare lo studio e di non potere in alcun modo stare senza cellulare, perché lo usa costantemente tutto il giorno, ma forse è solo la tipica fase di ribellione adolescenziale. Speriamo.

Nel frattempo nascono i primi inciuci e flirt tra le ragazze e i ragazzi. Gli autori del programma devono avere pensato che forse è meglio concentrarsi sulle relazione amorose per attirare il pubblico più giovane, anche perché dopo avere sentito, durante un’esercitazione di storia, una ragazzina datare la caduta dell’Impero romano dopo la scoperta dell’America, si è capito che la cultura non tira.

Spazio allora alla love story tra il capoclasse Roberto e Michelle, se poi la storia non funziona, si può sempre tentare di recuperare a Temptation Island, dove nessuno, di certo, chiederà le tabelline né le capitali d’Europa.