Il ritorno di Sherlock ha già attirato l’attenzione del pubblico di tutto il mondo, che attendeva l’apparizione del celebre detective interpretato da Benedict Cumberbatch da quasi due anni, dopo che il Dottor John Watson (Martin Freeman) l’aveva visto suicidarsi lanciandosi dal tetto di un ospedale londinese.

Il co-creatore della serie Steven Moffat ha rilasciato un’interessante intervista a The Hollywood Reporter in cui parla del successo della serie e anticipa qualche dettaglio sulla terza stagione, ecco i passaggi più significativi:

  • Avere un affezionato pubblico americano è stata una sorpresa perché non avrebbero mai pensato di vedere al Comic-Con di San Diego migliaia di persone entusiaste, impegnate a urlare e fischiare durante il discorso che Sherlock deve pronunciare perché testimone di Watson alle sue nozze.
  • Nel Regno Unito la serie ha ottenuto subito un enorme successo. Durante una proiezione dell’episodio Scandalo a Belgravia che si è svolta a New York, dopo 35 minuti Steven è rimasto sorpreso dall’accoglienza del pubblico. Insieme a Mark Gatiss, Moffat si è ritrovato a pensare che se quella era la reazione, le persone avrebbero rincorso Benedict in strada. Steven si è poi reso conto che Sherlock stava avvicinandosi alla popolarità di Doctor Who, perché ha potuto assistere alle reazioni della gente quando nominava il suo impegno nello show.
  • Quanto accaduto nell’episodio Le cascate di Reichenbach ha permesso agli autori di creare le aspettative giuste e convincere il pubblico a rimanere fedele alla serie anche in futuro. Moffat ha sottolineato:

    “I cliffhanger sono una cosa positiva. Ne puoi fare molti e non penso si possa usarli sempre, ma avevamo finito la prima stagione con un colpo di scena, che aveva creato un polverone, ma non pensavo fosse così enorme. Abbiamo quindi deciso di impazzire con quello della seconda stagione. Non lo si può fare ogni volta, e non lo faremo, perché diventerebbe ripetitivo e prevedibile. Ovviamente è entusiasmante per il pubblico che sta ancora discutendo dello show e pensandoci, invece che farlo scomparire dai propri ricordi”.

  • Per creare dei momenti così ben riusciti, Steven ha raccontato che non esiste una formula da utilizzare perché si rischierebbe di non sorprendere. Il suo obbiettivo è quello di affascinare e sconvolgere il pubblico in momenti diversi, e proporre un epilogo che lascia il segno e obbliga a pensarci.
  • Le stagioni composte da pochi episodi della durata di novanta minuti hanno funzionato bene nel caso di Sherlock e hanno permesso di prolungare la vita della serie, anche perché, se avessero richiesto un impegno più lungo sul set, avrebbero rischiato di non poter avere a disposizione gli attori. Lo show, con la sua struttura attuale, può invece proseguire a lungo e concentra la qualità invece che diluirla in più puntate.
  • Steven è convinto che il futuro della televisione sarà molto diverso da come è adesso perché i prodotti per il piccolo schermo saranno quasi esclusivamente visti tramite i download o in streaming, come accade con i suoi figli che guardano le serie solo sui lettori multimediali portatili. Il modello tradizionale degli show televisivi sarà quindi superato e non si potranno più fare molti episodi per tante stagioni consecutive. Moffat suggerisce:

    “Perché non fare una serie che si può portare avanti per 20, 30 anni – molto più espansa nel tempo? Perché non lavorare in quel modo? Le serie di romanzi funzionano così, la serie dei film di James Bond ha avuto ottimi successi lavorando in quel modo. Perché tutto deve riguardare la quantità? In parte è a causa del modello che esisteva in America, e che probabilmente esiste ancora. Non penso rimarrà lo stesso. Può rimanere così”.

  • Le nuove tecnologie hanno influenzato le riprese di Sherlock solo perché il livello di qualità deve essere molto più alto, visto che la risoluzione degli schermi è aumentata. Steven è convinto che presto non ci sarà più alcuna distinzione tra quello che va bene per i cinema e per i prodotti televisivi, anche perché la prossima generazione probabilmente non conoscerà il significato di programmazione e non dovrà attendere la messa in onda sul piccolo schermo per vedere uno show.
  • Il co-creatore di Sherlock ha ricordato che hanno girato per primo Il grande gioco e c’è una scena alla fine dell’episodio in cui Jim Moriarty (Andrew Scott) fa la sua prima apparizione. Sul set hanno dovuto realizzare quella sequenza molto velocemente ed era solo la prima settimana della produzione. L’atmosfera era elettrica ed entusiasmante, e non si pensava che sarebbe stato un grande successo: erano convinti di stare realizzando un grande show che avrebbe attirato forse 3 milioni di spettatori e ottenuto qualche premio, ma non avrebbero mai immaginato di arrivare a quota 15 milioni e di vincere 60 riconoscimenti internazionali.
  • Tra gli aspetti più sorprendenti c’è l’affetto che il pubblico prova per Sherlock e quanto venga coinvolto dai personaggi. Al Comic-Con hanno mostrato il matrimonio di Watson e la gente piangeva durante il discorso di Sherlock. Moffat ha sottolineato che il serial ha anche un grande successo tra le donne perché hanno voluto provare a ricreare l’interesse che avevano ricevuto i romanzi durante l’epoca vittoriana grazie al bell’aspetto del protagonista. Steven ha raccontato di aver voluto sfruttare questo uomo entusiasmante, affascinante, che può capire i cuori delle persone e non provare interesse:

    “Penso che le donne che sono nostre fan credano tutte di essere colei che è in grado di sciogliere quel ghiacciaio. Si sbagliano tutte, niente può farlo”.

  • La prima reazione alla scelta di Benedict Cumberbatch per la parte di Sherlock è stata: “Avreste dovuto prendere qualcuno di più bello”. Moffat ha raccontato che ha un aspetto fisico un po’ strano, come dimostrano anche i ruoli che gli erano stati affidati in passato. Tutti hanno però apprezzato la scelta perché si distingue come Sherlock, è un attore di enorme talento, e non è un classico rubacuori, anche se lo diventa appena indossa quel cappotto e la sciarpa. Dalla prima alla terza stagione questo aspetto diventa sempre più evidente, forse anche grazie al successo della serie.
  • Moffat ha raccontato che The Empty Hearse è importante perché offre la soluzione al mistero della morte di Sherlock, è esilarante, ritmato ed emozionante, oltre ad avere una delle sue scene preferite della serie. Il secondo episodio è completamente diverso perché si svolgerà il matrimonio di Watson ed è inusuale per molti aspetti, tra cui l’assenza di un mistero nella prima mezz’ora. Sherlock sarà a disagio nel ruolo di testimone e nell’affrontare gli obblighi sociali legati a questo suo compito. Il nuovo nemico della terza stagione sarà invece Charles Augustus Magnussen, interpretato da Lars Mikkelsen, e ci sarà un epilogo da batticuore.
    Il co-creatore della serie è convinto che i nuovi episodi saranno all’altezza dei precedenti, ma probabilmente un po’ più divertenti, visto che Benedict e Martin sono ormai a proprio agio nei rispettivi ruoli.
  • Steven Moffat e Mark Gatiss hanno discusso a lungo su come si sarebbe dovuto svolgere il ricongiungimento tra Sherlock e Watson, perché volevano mostrare in modo credibile la reazione del dottore ma anche rimanere piuttosto fedeli alle storie originali. E’ quasi devastante per Watson capire che è stato ingannato, ma dimostra come Sherlock fosse sempre in controllo della situazione e si sia preso gioco di tutti, anche di Moriarty che non è mai stato al suo livello. Il suo ritorno, tuttavia, è un grande sollievo per il suo amico.

Fonte: The Hollywood Reporter