Recap

L’esplosione dell’ordigno congegnato da Mercy Graves ha riempito tutta l’atmosfera terrestre di frammenti di kryptonite, sostanza letale per i kryptoniani. Kara è stata colpita mentre era in volo da Washington a National City, ed è precipitata verso morte certa. Solo il pronto intervento di J’onn riesce a impedire che la caduta libera di Supergirl si concluda in un letale schianto. La giovane super eroina è conseguentemente portata al quartier generale del D.E.O., dove viene salvata grazie a una speciale tuta isolante progettata da Lena.

Nel frattempo, grazie a un episodio composto per buona parte da sequenze in flashback, scopriamo il passato di Agent Liberty. Sotto la maschera di ferro del criminale si nasconde infatti Ben Lockwood, ex professore universitario, divenuto intollerante e xenofobo nei confronti della popolazione aliena ospitata sulla Terra a causa delle molteplici tragedie accorse a lui e alla sua famiglia durante alcune delle più recenti battaglie che il pianeta ha dovuto affrontare, dall’invasione daxamita all’avvento di Reign e dei Worldkiller. Come ha fatto dunque un mite padre di famiglia a trasformarsi in uno spietato terrorista fondatore di un movimento razzista nei confronti degli extraterrestri?

 

Commento

Con Man of Steel va in scena un episodio decisamente sui generis per Supergirl, non solo grazie alla sua struttura narrativa, caratterizzata da diversi flashback che ripercorrono il passato di Agent Liberty, ma anche per la scelta di focalizzarsi quasi esclusivamente sul villain della storia, portandoci quasi – a tratti – a simpatizzare con lui. Il titolo di questo capitolo della storia poteva lasciar presagire il ritorno in scena di Superman, ma in realtà “l’uomo d’acciaio” in questo caso e proprio Ben Lockwood, tramutatosi da uomo tollerante a spietato mostro omicida.

In un certo senso, l’impianto narrativo di Man of Steel ricorda alcuni episodi del fumetto di Flash scritti da Geoff Johns, il quale amava prendersi delle pause dalla storyline principale per aprire e chiudere delle parentesi auto-conclusive che, viaggiando nel passato remoto e prossimo, andavano a svelare il background dei diversi avversari del Velocista Scarlatto. Del resto, per poter essere davvero convincente, un villain deve avere una storia quanto più tragica possibile, e nel caso di Agent Liberty è proprio così. Certo, da un lato si potrebbe dire che a Lockwood e alla sua famiglia ne capitino davvero troppe: praticamente in ogni momento critico della continuity di Supergirl, a questa famiglia è accaduto qualcosa di progressivamente sempre più drammatico. Si avverte quindi una certa artificialità nella narrazione, compensata però non tanto da una sempre consigliata sospensione dell’incredulità, ma soprattutto dalla bella prova, in termini di recitazione, dell’attore Xander Berkeley, non nuovo al mondo di Superman.

C’è un bel lavoro da parte degli autori nel tornare nel passato della serie TV e riuscire a incastrare in termini di storytelling la storia privata della famiglia Lockwood con quella più vasta di Supergirl e dei suoi alleati. In termini tecnici questa operazione viene definita come retcon, e va sottolineato come non sempre sia di beneficio per una storia, sebbene confermiamo come Man of Steel sia un episodio godibile, specie perché rappresenta una parentesi piuttosto originale.

In termini di riferimenti ed easter egg dei fumetti della DC Comics si segnalano svariate citazioni, come quella del metallo alieno Nth, originario del pianeta Thanagar e strettamente legato alla mitologia di Hawkman e Hawkgirl, e di Coast City, città natale di Hal Jordan, la più nota Lanterna Verde terrestre. La tuta indossata da Supergirl nelle battute finali dell’episodio, infine, è evidentemente ispirata da quella indossata dal Superman della maxi-serie Futures End, che raccontava di un distopico futuro alternativo dell’Universo DC.