Il mondo delle serie tv è approdato alla nona edizione del Festival del cinema di Roma, dove è stata presentata in anteprima italiana The Knick, che ha debuttato negli Stati Uniti, su Cinemax, ad agosto ed è stata diretta dal regista Steven Soderbergh.

Il progetto televisivo ha come protagonista l’attore Clive Owen, presente nella capitale, che avrà il ruolo del dottor John W. Thackery.

Gli episodi narrano quanto accade nell’ospedale Knickerbocker di New York durante i primi anni del ventesimo secolo.

In Italia The Knick sarà disponibile dall’11 novembre su Sky Atlantic e sulle altre piattaforme dell’azienda, come SkyGo.

Ecco alcune delle dichiarazioni rilasciate durante la conferenza stampa dall’attore:

Realizzare una serie televisiva è un grande impegno, cosa ti ha spinto ad accettare il ruolo?
Conosco da tempo Steven Soderbergh, ma non avevo mai lavorato con lui. Mi ha mandato la sceneggiatura, l’ho amata e, anche se non ero alla ricerca di un impegno simile, ho deciso subito che avrei voluto farla.

Che cosa rende unica la serie?
Si tratta di un periodo storico importante, ma è un personaggio unico, complicato. L’intera serie è stata creata con grande attenzione, facendo molto ricerche. Ho contattato Steven e ho scoperto che sarebbe proseguita evolvendosi sempre di più. Ma  a essere onesti avrei accettato il ruolo anche se fosse durata molto di più.

Che caratteristiche contraddistinguono i personaggi?
E’ entusiasmante vedere come si evolvono, scoprirne le motivazioni e i difetti…e poter accompagnare gli spettatori in questo percorso, nel capirli meglio, è un’esperienza entusiasmante.

Perché pensi che le serie ambientate nell’ambiente ospedaliero siano così popolari tra il pubblico?
Penso che gli hospital drama siano popolari e molto amati perché ci sono questioni di vita e di morte, e, nel caso di The Knick, in quell’epoca le scoperte della medicina avvenivano molto velocemente, ma stavano provando cose, in speranza di imparare qualcosa. Ed è questo che redime in un certo senso il mio personaggio: è ortodosso, prende rischi, non si ferma a nulla pur di scoprire qualcosa che sia utile a tutti.

Il progetto si contraddistingue per una grande qualità tecnica, come si è lavorato sul set?
Soderbergh, dirige, controlla le luci e fa montaggio e spetta a lui gran parte del merito. Abbiamo fatto le riprese velocemente e ha un fantastico team che lavora con lui, e il design dei set è favoloso e ricco di dettagli, come strumenti medici, e anche i costumi sono meravigliosi. E’ stato facile lavorare e rendere realistica la propria interpretazione se si entra in un set così curato.

Come hai gestito il fatto che il tuo personaggio faccia uso di droghe?
Il mio personaggio è ispirato a un vero dottore e all’epoca cocaina non era illegale, anche i dottori ne diventavano dipendenti. La sfida è stata quella di interpretare un tossicodipendente brillante alle prese con questo aspetto della sua vita. Meraviglioso copione, quindi è stata una sfida e interessante.

I progetti per il piccolo schermo stanno diventando sempre di più interessanti, qual’è la tua opinione sulla situazione?
La televisione è enormemente entusiasmante ora. Ottimo materiale, avete tempo, esplorare personaggi, approfondire, anche più pericoloso, prendere rischi. Quando ero giovane ho fatto televisione anche se non sono un fan dell’interpretare a lungo lo stesso personaggio, fare la stessa cosa. In questo caso non c’era alcun rischio ed ero disposto a farlo per quanto tempo sarebbe stato necessario. E’ un’esperienza che ti ricorda perché stai lavorando: sono stato coinvolto da regista e copione, non importa se è un progetto per il cinema o la televisione. In The Knick non c’è uso del CGI e regista è molto intelligente nella scelta della posizione delle teelcamere, dà il suo meglio.

Le scene delle operazioni sono molto realistiche, come sono state realizzate?
Si è rimasti molto fedeli a come erano le operazioni originali, quindi quella della serie è una prospettiva fedele. La prima scena dell’operazione è un modo per spiegare come sarebbero state affrontare le tematiche. Sarebbe stato quasi barare se ogni volta che ci fosse un’operazione non si vedesse modo realistico. Ci sono gli aspetti tecnici, i rapporti molto complessi e intensi tra registi, le operazioni effettuate, la dipendenza…La preparazione per le scene delle operazioni sono essenziali. Devi fare un’operazione e renderla accattivante per il pubblico, era una sfida rappresentarle in modo realistico.

Gli episodi hanno un ottimo ritmo, come è stato curato questo elemento?
Le grandi sceneggiature hanno sempre ottimi ritmi perché gli autori sanno scrivere alla perfezione le scene che vengono presentate. Per la serie, Soderbergh ha realizzato le sue scene anche cinque sei volte, e non lascia mai al caso ma possiede una prospettiva particolare.

The Knick è stato confermato per una seconda stagione, quali sono le tue aspettative?
L’inizio delle riprese è previsto per gennaio-febbraio. Personalmente penso sia molto elettrizzante scoprire dove ci condurrà la seconda stagione.