Fox-logo

Con oggi si dà il via negli Stati Uniti alla settimana degli upfront, durante la quale l’attenzione sarà focalizzata su tutti i network televisivi, sui rinnovi (e cancellazioni) delle vecchie serie televisive e sugli ordini delle nuove.

I veri appassionati di televisione però non terranno gli occhi solo sui diversi show, ma faranno caso a quando andranno in onda. Le fasce orarie e i palinsesti sono tutto: leggendoli si può capire quali nuove serie stanno cercando di prevalere su altre più deboli e concorrenti, quali grandi hit vengono spostate per affrontarsi apertamente l’un l’altra, e così via. Fatto sta che, se i sempre più numerosi servizi di registrazione automatica (come i DVR) e di televisione on demand hanno reso praticamente inutile la programmazione nella moderna era televisiva, i network prendono molto seriamente il collocamento dei loro prodotti nelle diverse fasce orarie. La decisione di rimuovere American Idol dal martedì sera sarebbe costata milioni alla FOX se non fosse andata a buon fine; al contrario, è riuscita a fornire al canale un giovedì competitivo, e ha trasformato Bones in una hit ancora più grande.

Come vengono prese queste scelte strategiche? Il sito americano Vulture ne ha parlato con qualcuno che sa il conto suo: Preston Beckman, il capo della programmazione della FOX, un uomo che ha alle spalle 30 anni di esperienza nella composizione del palinsesto. Quanto di queste scelte è commerciale, quanto gioca l’istinto, quanto è importante la strategia?

Coloro che decidono la programmazione non aspettano di avere un’intera rosa di show prima di mettersi al lavoro; al contrario, intervengono molto presto nel processo di sviluppo. Come tutti i senior executive della Fox, Beckman, newyorkese con un Ph.D. in sociologia conseguito alla NYU, entra in gioco fin nelle prime fasi della gestazione dei progetti. Beckman offre un input e comincia a immaginare dove potrebbero collocarsi meglio i diversi show, e tiene conto dei loro progressi man mano che vengono selezionati i pilot e cominciano le riprese. Il lavoro serio inizia nei primi di maggio, una volta che tutti i pilot sono stati girati e ai piani alti della Fox (e, sì, con questa definizione includiamo anche Rupert Murdoch) si selezionano i diversi contendenti e si decide quali tra essi potranno diventare una serie.

Sebbene gran parte del lavoro per assemblare i diversi pezzi del puzzle sia condotta a stretto contatto con il presidente della Fox Entertainment Kevin Reilly e con il capo della Fox Networks Group, anche altre divisioni prendono parte al processo. “Ci sono diversi gruppi di interesse,” spiega Beckman. “Le persone responsabili della ricerca e sviluppo, della programmazione attuale, del marketing, delle vendite. Ogni parte viene ascoltata.” E con tutti questi attori che possono avere voce in capitolo, che cosa determina la scelta degli show che finiscono sul palinsesto, e dove? Oltre a ciò che è ovvio – verranno scelti i prodotti che porteranno maggiori profitti al network – tre sono secondo Beckman le grandi variabili che plasmano le decisioni definitive della programmazione:

La conformazione del palinsesto attuale. “Abbiamo bisogno di mandare in onda telefilm che soddisfino i bisogni della nostra programmazione,” racconta. “Non vogliamo gonfiarla per trasmettere uno show a tutti i costi.” Tradotto in parole povere: semplicemente perché si ha tra le mani un ottimo pilot, questo non significa che esso verrà necessariamente selezionato. Un contendente promettente come, ad esempio, Locke and Key, potrebbe potenzialmente essere un successo, ma se gli esecutivi sono dell’opinione di avere già abbastanza serie televisive science fiction, il progetto non proseguirà nel suo cammino. (Nel caso sepcifico sembra ormai chiaro che questo progetto sia morto, sebbene sia Beckman che la Fox non abbiano fornito dettagli.)

Ricerca. Grandi network come la FOX spendono milioni per studiare le reazioni del pubblico a un particolare programma, selezionando diversi gruppi di target. “Ogni anno abbiamo sono alcuni show che portano a casa dei risultati talmente positivi che siamo costretti a prenderli nuovamente in considerazione,” prosegue Beckman. “Se uno show ha dei risultati negativi nel test, non deve assolutamente andare in onda. Ma se sono positivi, bisogna comunque essere cauti. Potrebbero esserci dei segnali che non si tratta di un prodotto forte quanto si potrebbe pensare.”

Fegato. Gli alti ufficiali dei network vengono spesso dipinti come delle macchine senz’anima interessate ai numeri, a rating elevati, ai profitti. Ma Beckman sostiene che, per quanto riguarda la programmazione, non si può fare a meno di considerare la passione delle persone che vi si dedicano. C’è sempre uno show per cui alcune persone si battono sebbene ci siano numerose prove che ne testimoniano la debolezza, oppure non c’è assolutamente spazio nella programmazione… Troviamo diversità di opinioni. Ma si supera. “E’ quello che è successo alcuni anni fa con Glee.”

Quando la FOX non riusciva a decidere se dare il via libera allo show musical e, alla fine, dove collocarlo nella programmazione, “alcuni di noi erano scettici,” ha ammesso Beckman, includendosi nella categoria. Ma una volta che il telefilm fu selezionato, Beckman divenne velocemente parte del Team Glee: “Era un po’ ‘Okay, com’è che facciamo funzionare questa cosa?'” La sua idea: spostare temporaneamente So You Think You Can Dance dall’estate all’autunno in modo da offrire a Glee una valida presentazione quando sarebbe andato in onda per la prima volta. L’idea ha funzionato, e Glee è stato uno dei capisaldi della FOX negli ultimi due anni. “Non bisogna sabotare gli show, anche se l’istinto ti direbbe che non funzioneranno.”

La maggior parte degli addetti alla programmazione, incluso Beckman, vi diranno che la migliore programmazione di prima serata è quella che presenta la minore quantità possibile di cambiamento. Sebbene alcune mosse coraggiose attirino l’attenzione dei media – cosa notoriamente favorevole – minori cambiamenti corrispondono a minore confusione e, spesso, ad ascolti migliori. Nonostante ciò, di tanto in tanto i network sono costretti a prendere decisioni forti – che sia perché troppi prodotti non hanno portato a casa esiti positivi o perché fattori esterni lo richiedono. Prendiamo in considerazione una delle scelte più coraggiose di Beckman: nel 1994, quando lavorava alla NBC, spostò Frasier dal suo comodo slot post-Seinfield per riposizionarlo al martedì alle 9, antagonista dell’allora imponente Roseanne. Al tempo, Entertainment Weekly commentò che il network “dev’essersi bevuto il cervello” per una simile mossa. L’agente di Kelsey Grammer raccontò al magazine che l’attore si rifiutò di recarsi agli upfront di New York in segno di protesta.

Che cosa si nasconde dietro a un colpo di scena così importante? “La funzione vendite ci stava minacciando di morte,” ha rivelato Beckman. “Avevamo in mente di mandare in onda degli show unscripted il martedì, ma qualcuno nelle vendite mi ha detto che mi avrebbe ucciso se fossimo andati a New York con quella programmazione.” Ai tempi, nell’era pre-Survivor, unscripted erano i prodotti come Misteri Irrisolti, qualcosa di poco apprezzato dagli sponsor. “Ci ho pensato e ripensato, e poi una notte mi sono svegliato alle 3 con l’idea di spostare Frasier al martedì.”

Sebbene spesso ci si immagina i diversi network elaborare le loro strategie di programmazione come se stessero giocando a una partita a scacchi, spostando gli show per fronteggiare i loro rivali, Beckman afferma che la migliore strategia di programmazione è rimanere concentrati sulla propria offerta. “Più ci si concentra su se stessi e meno ci si preoccupa degli altri meglio è,” consiglia. Il che è più facile da mettere in pratica quando ci si presenta all’inizio della settimana, subito dopo la NBC. “Se non fossimo i primi a presentare la programmazione, reagiremmo,” ammette. “Cercheresti di fare delle modifiche, e non funziona così.”

Ad ogni modo, Beckman ammette che fare degli aggiustamenti di fronte alla programmazione di un altro canale possa portare dei buoni risultati. Un esempio: la decisione presa a gennaio di spostare American Idol a una messa in onda il mercoledì e il giovedì è stata parzialmente in risposta alla scelta della NBC di rimpiazzare Survivor con The Big Bang Theory il giovedì. Una mossa intelligente per quest’ultimo network, che ha trasformato The Big Bang Theory in un successo ancora più grande; allo stesso tempo, questo significava che a quell’orario non ci sarebbe più stato un reality show consolidato per la prima volta da sempre, e la FOX se n’è impossessata con American Idol. “Ti guardi intorno e poi esclami, ‘Porca miseria! Si rendono conto di quello che hanno appena fatto?’ E con un po’ di fortuna non se ne resero conto,” racconta Beckman. “Per loro è stata una scelta azzardata, per noi è stata una grande opportunità.

Fox-logoBeckman è un realista per quanto riguarda il palinsesto, capisce che lo scenario televisivo è cambiato radicalmente nell’ultimo decennio, con i DVR e tutte le altre tecnologie che permettono di scavalcare i problemi di tempo che hanno reso ancora più intricate le vecchie regole del gioco. Ma, “non rende inutile il nostro lavoro,” dice. “Siamo evoluti assieme ai cambiamenti nell’individuare i pattern. Molte delle mosse che abbiamo fatto hanno preso in considerazione questi cambiamenti. Spostare Fringe al venerdì è stata probabilmente la prima scelta di programmazione che ha considerato la visione ritardata di uno show.”

E poi c’è da dire che non tutti guardano la TV con i DVR e i download. “La maggior parte del pubblico guarda ancora la TV in diretta,” afferma. “Il palinsesto è ancora importante.

Fonte: Vulture