vince gilligan breaking badÈ un Vince Gilligan timoroso del proprio futuro creativo quello che rilascia un’intervista a The Hollywood Reporter nella quale viene affrontato tanto lo spin-off di Breaking Bad, provvisoriamente intitolato Better Call Saul, quanto in generale i timori dell’autore televisivo all’indomani della conclusione di quella che lui stesso definisce come “la fine del più grande lavoro che mai avrò”.

Nemmeno il tempo di godersi il finale della serie e gli apprezzamenti giunti da più voci (solo negli ultimi giorni si è aggiunto al coro di consensi anche quello di Anthony Hopkins) che il nuovo lavoro reclama la sua attenzione:

Sembra che io non possa semplicemente lasciar perdere e godermela un pò. È come qualcosa che mi arriva addosso come un’onda. Sono un pò preoccupato da ciò che potrebbe andare storto e le conseguenze di ciò. È come se mi mancasse la capacità di divertirmi.

Il timore maggiore è quello di non riuscire a replicare il grande successo della sua opera:

Mi spaventa. Le possibilità di vincere alla lotteria due settimane di fila sono piuttosto infinitesimali.

Né, crede Gilligan, il successo ottenuto è fonte di garanzia per il futuro. L’autore ritiene di aver imparato un’importante lezione dai tempi di X-Files, quando si prese un anno di tempo prima di ricominciare con qualcosa di nuovo e dovette in pratica ricostruire tutti i collegamenti che aveva:

È un business che si muove molto velocemente e c’è sempre qualcosa di nuovo dietro l’angolo. Bisogna battere il ferro finché è caldo.

Nonostante questa convinzione di fondo tuttavia l’autore ad oggi ha rifiutato (tranne un progetto di cui si parla più avanti), per i timori sopra elencati, tutte le varie proposte professionali avanzate nei suoi confronti fatta eccezione, ma si tratta di una circostanza un po’ diversa, per lo spin-off di Breaking Bad. Chris Carter, creatore di X-Files, ha raccolto le sue paure e le ha comprese, paragonandole a quanto accadde a Shawn Ryan dopo la conclusione di The Shield, ma lo ha anche spinto a non aver timore di andare avanti, di non vivere nel paragone con Breaking Bad, ma semplicemente di continuare a scrivere. Scopriamo, dalle parole dello stesso Gilligan, come la tensione e l’ansia siano una parte sempre presente nel processo creativo, soprattutto in quello dell’ultimo anno di Breaking Bad. Sul rapporto di Gilligan con i propri sceneggiatori si è così espresso Peter Gould:

Vince letteralmente si sbatteva la testa al muro. C’erano volte in cui rimaneva in silenzio e poi diceva: abbiamo sbagliato da qualche parte.

Così invece lo descrive Zack Van Amburg:

È una persona che si immerge completamente nel lavoro come mai ho visto prima, e ogni anno diventa un compito che lo consuma e nel quale mangia, respira e sogna Breaking Bad.

Come facilmente prevedibile uno dei punti di maggior interesse è stato proprio il finale da dare alla serie. Come già riportato in passato, molte sono state le soluzioni vagliate dagli autori, da Walter coinvolto in uno scontro a fuoco con la polizia a Skyler che si toglie la vita, ma alla fine, afferma Gilligan: “abbiamo capito che desideravamo soddisfare il pubblico più che sorprenderlo”. E tanta è stata la fatica nel giungere ad una conclusione soddisfacente, che nel momento in cui Jeffrey Katzenberg offrì 75 milioni di dollari per altri tre episodi, Gilligan non volle nemmeno considerare l’idea.

Sull’atteso spin-off di Breaking Bad:

Ovviamente esiste un pericolo insito nel fare uno spin-off, ma amo il personaggio di Saul Goodman così tanto, e una parte di me non vuole dare l’addio a questo mondo. Siamo entrambi degli autori da drama di un’ora (Gilligan si riferisce anche a Gould, ndr.) e quindi ci siamo detti: perché non realizzare Saul nello stesso modo? Giriamolo ad Albuquerque, teniamo la maggior parte possibile della crew insieme, e facciamolo come abbiamo fatto fino ad ora così avremo una parte di un universo di finzione preesistente che ci siamo divertiti così tanto a creare.

Ciò che sappiamo è che la serie si svolgerà in larga parte in un ufficio e che avrà un tono decisamente più leggero rispetto al suo predecessore. Se Breaking Bad era 75% di dramma e 25% di commedia, qui i numeri saranno invertiti. La sfida sarà dare tensione drammatica al loro protagonista. A differenza di Walter, in pericolo e bisognoso, Saul ha goduto di una certa fortuna fino ad ora:

Abbiamo dovuto trovare una specie di prurito continuo che Saul ha bisogno di grattare, in modo da parlare di qualcosa, altrimenti non avremmo avuto uno show.

Il coinvolgimento di Gilligan, almeno per la prima stagione, sarà importante. Dirigerà il pilot e visionerà il lavoro degli sceneggiatori, prevedendo di indirizzare il progetto prima di dedicarsi ad altre storie. A proposito di altri progetti, Gilligan ha comunicato di aver scritto una lettera a J.J. Abrams nella quale loda la sua capacità di gestire contemporaneamente più piani e storie. Ad oggi l’autore di trova infatti coinvolto soltanto in Battle Creek, poliziesco in onda per la CBS che verrà prodotto in collaborazione con il creatore di House David Shore e che sarà composto da 13 puntate, anche perché, sostiene Gilligan, “ventiquattro episodi mi ucciderebbero”.

La lunga intervista di conclude con una dichiarazione d’intenti di Vince Gilligan che è anche un autoincoraggiamento:

Non ho bisogno di paragonare il prossimo progetto all’ultimo, anche se gli altri lo fanno. Lasciamoli fare. Devo solo andare avanti e dare il meglio.

 

Fonte: THR