Andrà in onda domenica sera su Sky Cinema, dopo essere stato presentato ad Alice nella Città, Mollami, il film Sky Original prodotto da Italian International Film di Fulvio e Federica Lucisano con protagonisti Alessandro Sperduti, Martina Gatti, Maria Chiara Giannetta, Caterina Guzzanti e Gian Marco Tognazzi.

Diretto da Matteo Gentiloni, qui al suo esordio alla regia, Mollami è definito un “road movie dagli elementi fantastici” ed è stato scritto da Andrea Agnello, Daniela Gambaro e Federico Fava. A trasmetterlo, alle 21.15, Sky Cinema Uno, ma sarà disponibile anche on demand su Sky e NOW TV, anche in 4K HDR con Sky Q satellite.

Abbiamo avuto l’opportunità di parlare con Alessandro Sperduti, attore di cinema, tv e teatro che ha lavorato a serie come I Liceali, I Medici e film come Torneranno i Prati di Ermanno Olmi e Una Questione Privata dei Fratelli Taviani.

Come ti hanno presentato il progetto?

Appena arrivato al provino ho cercato di capire che personaggio dovessi interpretare. Se penso ora a quello che pensavo all’epoca, devo dire che molte cose sono cambiate, soprattutto grazie a Matteo, che nel corso del tempo mi ha chiarito cosa volesse. Poi ho fatto il provino con Martina e devo dire che mi sono trovato subito talmente bene che Matteo pensava che ci fossimo già conosciuti in precedenza. Ci eravamo conosciuti solo dieci minuti prima, ma abbiamo creato subito un bel legame, cosa che ci ha molto aiutati considerando il tono del film, che è una commedia ma ha anche dei risvolti drammatici. All’epoca del provino chiaramente mancava tutta la parte fantasy, avevo un’idea vaga di Renato e poi Matteo mi ha spiegato bene cosa avesse in mente. Essendo cresciuto con i film fantasy, fare una cosa del genere mi ha affascinato da subito, parallelamente al fatto che Matteo fosse un ragazzo giovanissimo ma con idee non solo molto chiare, ma diverse dal solito.

Rispetto agli altri film che hai fatto, questo ha una componente surreale inconsueta. Com’è stato affrontare questa novità?

Non è stato facile, anche perché Antonio – il mio personaggio – non vede Renato, ed è di fatto un pupazzo blu enorme con due persone che si alternavano per animarlo sul set (Machinarium ha fatto un lavoro pazzesco). Idealmente non c’era, dovevo far finta che non fosse presente nella scena. Oltretutto, l’animatronica causava dei rumori che comportavano delle pause tra le battute; andando avanti con le riprese, chiaramente, abbiamo preso dimestichezza con queste tempistiche.

Un’esperienza singolare, quella con Renato!

Assolutamente sì, e non solo: sono un fan degli effetti visivi, ma sono cresciuto con alcuni film che hanno fatto grande l’animatronica. Vedere la materia in scena mi ha sempre dato l’impressione di un cinema artigianale, primordiale in un certo senso, e l’idea di avere fatto il mio ingresso in un’universo che avevo sempre ammirato da fuori mi ha davvero galvanizzato.

Antonio e Valentina compiono un viaggio che cambia entrambi.

Sì, per Antonio è un viaggio di maturazione; anche se può sembrare la parte più adulta della coppia, cresce anche lui. Prende le redini della sua vita nel momento in cui si rende conto che tante realtà su cui ha costruito il suo quotidiano sono un po’ deboli. Grazie a Valentina, capisce che deve seguire maggiormente il proprio istinto. Per natura, è una persona molto razionale che tende a non buttarsi nelle situazioni, ma questo viaggio lo cambia e gli dà la forza di “andare di pancia”, di commettere errori e andare contro tutto ciò che aveva sempre pensato fosse giusto; dici pensato, e non provato, perché per Antonio è sempre stato un discorso di testa. Dal canto suo, anche Valentina impara qualcosa da Antonio, e in qualche modo si completano.

E Alessandro, cosa ha imparato?

Ho avuto la possibilità di approfondire ulteriormente la mia esperienza nel campo della commedia; Mollami è una commedia di situazioni, scritta benissimo, e potermi mettere alla prova in profondità in un film così particolare è qualcosa che mi porto dietro con grande gioia da questa esperienza, assieme alla creazione di varie nuove amicizie valide e, ovviamente, ai posti spettacolari che ho visitato, su tutte Monopoli che è davvero incredibile. In più, posso dire di aver imparato la stessa lezione di Antonio, cioè il potere di sbloccarsi, di darsi una smossa quando si è fermi in stallo. Nella finzione, ho potuto approfondire una questione che poi si è rivelata un insegnamento importante per la mia vita.

Scene più divertenti e più difficili?

Allora, tutto il film è stato una vera e propria sfida, un viaggio fisicamente impegnativo. La storia è piena di azione, di inseguimenti, di interazioni fisiche, quindi in quel senso non è stato riposante e, proprio per questo, estremamente stimolante. C’è stata una scena in cui Antonio insegue una cameriera, e devo dire che mi ha messo molto alla prova dal punto di vista della resistenza. È stato divertentissimo ma davvero sfiancante!

I prossimi progetti in cui ti vedremo?

L’anno prossimo sarò il figlio di Nanni Moretti e Margherita Buy in Tre Piani. È stata un’esperienza davvero gratificante e molto piena. Poi andrà in onda la seconda stagione di Nero a Metà, anche se ancora non abbiamo una data d’uscita precisa.

Sei piuttosto impegnato sia al cinema che in tv; il teatro?

Mi piacerebbe tantissimo tornare a lavorare sul palcoscenico. L’unica esperienza professionale che ho fatto in questo senso è stato uno spettacolo con Cristina Comencini, una tournée lunga e, a oggi, una delle esperienze più belle e formative che abbia mai vissuto. Da lì, non ho più proseguito su questo binario, ma mi piacerebbe moltissimo tornare a teatro.

Hai preso parte alla prima stagione di I Medici; non è certo il primo progetto internazionale a cui prendi parte. Tra l’altro è un momento in cui vari attori italiani stanno girando serie e film all’estero; ti vedi proiettato in una carriera al di fuori dall’Italia?

Certo, anche perché mi sembra che ci sia stato un cambiamento in questo senso, un avvicinamento tra paesi e culture diverse. Si sta creando, almeno nel mondo  dell’audiovisivo, un melting pot che dà un sacco di possibilità a noi attori. C’è anche una distribuzione diversa, che consente di vedere prodotti provenienti da paesi diversi che per molto tempo sono rimasti in un certo senso inaccessibili al grande pubblico. Quindi, con l’apertura di così tante possibilità, chissà!

E vedere un regista così giovane ti ha fatto venire voglia di passare dietro la macchina da presa?

Assolutamente sì, è un mestiere che che mi ha sempre affascinato. L’idea di gestire tutti gli ingranaggi della macchina cinema ti offre una prospettiva molto ampia, quindi sì, un giorno… per ora mi mancano gli strumenti, e mi limito a montare i miei filmati di viaggio, componendone le musiche. Però ecco, in futuro… perché no?

Hai anche un’altra passione: sei anche un compositore. 

Allora, andiamoci piano! Ho studiato pianoforte qualche anno e ho frequentato una scuola media a indirizzo musicale; questo mi ha dato una sorta di avvio, facendomi sviluppare un amore per la musica che ho coltivato come hobby e da autodidatta. Mi diverto molto a creare musiche, e ci sono momenti in cui diventa una specie di esigenza primaria. Anche se non l’ho mai trasformata in una professione, ci ho sempre messo tutta l’anima. È qualcosa che coltivo in privato e che, se un giorno dovessi riuscire a creare una musica per un prodotto audiovisivo a livello professionale, realizzerei un sogno che ho dall’infanzia.

 

 

Questa la trama di Mollami:

Valentina (Martina Gatti) ha 17 anni e un sacco di problemi che spesso si trasformano in grandi casini. Ma un video hard diventato virale è davvero troppo. Suo padre (Gianmarco Tognazzi), un famoso avvocato, ha deciso di iscriverla in un collegio in Austria e ha incaricato il suo praticante, il timido Antonio (Alessandro Sperduti), di accompagnarcela in auto. Ma Valentina e Antonio non saranno soli nel loro viaggio, saranno accompagnati da un terzo incomodo tanto indesiderato quanto ingombrante. È Renato, un enorme pupazzo parlante di due metri che accompagna Valentina fin da quando, da piccola, ha involontariamente causato la morte di suo fratello convincendolo a tuffarsi da una scogliera. Il morbido e dolce Renato è quindi la materializzazione del senso di colpa di Vale in versione extralarge ed è pronto a rendere il viaggio dell’incasinata Valentina e dello sfigato Antonio il più complicato e assurdo possibile.

Ed ecco le descrizioni dei personaggi:

Valentina (Martina Gatti), 17 anni, viene spedita in un rehab in Austria, dopo che un sex tape che la vede protagonista, diventa vi­rale. In realtà suo padre, il rigido av­vocato Cordiale, non ne può più dei comportamenti di Valentina e ha in­caricato uno dei suoi giovani prati­canti, Antonio, di accompagnarla in macchina da Roma, fingendo che si tratti di un trasferimento in collegio. Il vero motivo invece è che Valentina fa uso quotidiano di PCP, una dro­ga sintetica, per cercare di dimenti­care un trauma della sua infanzia e soprattutto di mandare via Renato, il pupazzo blu peloso di due metri che vive nella sua testa.

Antonio (Alessandro Sperduti), 28 anni, è un praticante av­vocato sottopagato e sfruttato da Cordiale. Sul lavoro cerca di farsi af­fidare un incarico importante e l’oc­casione per consolidarsi agli occhi del capo è quella di accompagnare la figlia ribelle in un centro per disin­tossicarsi in Austria. Ma la missione si rivela più complessa del previsto: Valentina riesce a scappare costan­temente dal suo controllo. Nel viag­gio Antonio dovrà fare i conti con la sua integrità e mettere in discussione per la prima volta in vita sua che tipo di uomo vuole diventare.

Renato è un pupazzo blu di due metri che vive nella testa di Valentina prati­camente da sempre. Solo lei può ve­derlo. È cinico, cattivo, piuttosto sboccato nel linguaggio, è iper­trofico, ha sempre voglia di mangiare, di toccare Valentina e darle fastidio in generale. Non manca mai di ricor­dare a Valentina che è colpa sua se suo fratello sia morto mentre stava­no giocando insieme da piccoli. Qualunque tentativo di Valentina di uccidere Renato negli anni si è rive­lato un buco nell’acqua. Ma forse questa è l’ultima avventura per get­tarselo definitivamente alle spalle.

Cordiale (Gian Marco Tognazzi), il papà di Valentina, è un importante avvocato romano che gestisce un grande studio legale. Quando scopre che un sex tape del­la figlia è diventato virale, decide di spedirla a sua insaputa in un rehab per disintossicarla dal PCP, una dro­ga sintetica. All’apparenza, sembra essere un uomo troppo cinico e oc­cupato per occuparsi degli altri, ma in realtà nasconde la sua umanità.

Elena (Maria Chiara Giannetta) è la storica fidanzata di An­tonio. Come lui, lavora come prati­cante nello studio legale di Cordiale, ma sembra essere preferita rispetto ad Antonio.

Elisabetta (Caterina Guzzanti) è la mamma di Valentina. Ha abbandonato la famiglia dopo la tragedia del figlio e non ha più cerca­to di contattare la figlia e l’ex marito. Ha cercato di rifarsi una vita il più normale possibile in un paesino del­la Puglia. Sta con un altro uomo e fa la parrucchiera. Nasconde una fragi­lità psicologica e affettiva forse insor­montabile.