La recensione della serie tv Esterno notte, prima al cinema dal 18 maggio / 9 giugno e dall’autunno su Rai Uno

È strano a dirsi ma anche impossibile non notarlo: Esterno notte, la serie tv di Marco Bellocchio che allarga il suo film del 2003 Buongiorno, notte, è figlia del cinema e della serialità di Paolo Sorrentino. Almeno nei suoi elementi più diretti e superficiali (che non vuol dire trascurabili, anzi). Divisa tra stato e Vaticano (i due poli che si oppongono al terzo, i brigatisti) la serie oscilla tra toni da Il divo, che ritraggono la politica italiana dell’epoca con tratti espressivi, scarso realismo e una certa enfasi cinematografica, e altri da Young Pope (anche se non così estremi) cioè il Vaticano come uno stato, un’organizzazione un po’ paradossale ma il cui business principale è il puro gioco politico, guardato con un distacco laico appassionato dei suoi meccanismi peculiari. E in questo aiuta il fatto che a co-sceneggiare ci sia Stefano Bises, che era stato co-sce...