Game of Thrones 3x05 "Kissed by fire": la recensione

Prosegue la guerra per il Trono di Spade: arriviamo a metà stagione con una puntata intensa ed emozionante

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It's always summer under the sea, I know I know...

Ma noi non viviamo in fondo al mare e non ci possiamo nascondere sotto la superficie per sfuggire al gelido inverno. Eccoli quindi tutti, o quasi, i protagonisti di Game of Thrones che tornano, in una puntata decisamente più rilassata da un punto di vista narrativo rispetto all'ultima andata in onda ma che non perde nulla del suo carico emozionale, a fare un bilancio delle proprie esistenze, a ritagliarsi, come Theon la settimana scorsa, un momento per guardarsi allo specchio e vedere se e come la guerra abbia interferito nella loro esistenza. Risultato è un episodio molto intenso e intimo, che fa delle ottime interpretazioni e della coesione tematica (accompagnata da un ottimo montaggio) i suoi punti di forza.

... the birds have scales, and the fish take wing, I know I know...

C'è tanto fuoco in questo episodio. E tanta paura di bruciarsi. Forse si noterà di meno rispetto al pirotecnico finale della scorsa settimana, ma in "Kissed by fire" le fiamme rappresentano una costante che lega varie storyline, dal rifugio dei Bruti alla Fratellanza alla Roccia del drago. E c'è voglia di nascondersi, scomparire, lasciarsi le responsabilità alle spalle e ritornare ad una dimensione più intima. La giustizia è solo una parola e non vuol dire niente, la guerra ha stancato, i giuramenti e le dinastie si dimenticano presto, e tanta è la voglia di isolarsi. Non in fondo al mare certo, ma in qualche luogo appartato da far diventare il nostro personale santuario e nel quale finalmente lasciarci andare di fronte al più improbabile dei confessori. È quanto fa Stannis con la sfigurata ma dolcissima figlia Shireen, ancor più che con la moglie Selyse (rapporto dominato al momento dai sensi di colpa, di Stannis per averla tradita, di Selyse per non avergli dato un figlio, come testimoniato anche dai corpi dei figli morti conservati). È uno Stannis nuovo, sempre frustrato e sofferente ma anche capace di dolcezza – a suo modo – e di buoni sentimenti per la famiglia. Ma è anche Jon Snow che sempre più in bilico cede a Ygritte e si allontana ancora di più dai Guardiani. Ed è infine e soprattutto Jaime – non chiamiamolo più Sterminatore di Re – che in uno dei dialoghi più intensi della serie si confessa a Brienne, ci parla della sua paura di "bruciarsi" e ci racconta un'altra versione della Storia, dimostrandoci che questa non ha mai una sola faccia.

... the rain is dry, and the snow falls up, I know I know...

È una pioggia tremenda quella che si abbatte su Robb Stark alla fine dell'episodio, al momento dell'esecuzione di Lord Karstark. Nonostante il nome della casata simile i due non hanno nulla in comune e il lord viene punito per l'omicidio dei due giovani Lannister, mettendo ancora di più in difficoltà Robb, che in questo momento ricordiamo ha come solo alleato i Tully contro i Lannister e i Tyrell mentre a Nord i Greyjoy fanno razzie sulle sue terre. C'è un attimo nel quale sembra che il Re del nord voglia quasi ritirarsi dalla contesa, ma è appunto solo un attimo, prima di ritornare a ciò che è giusto (è proprio lui con le sue parole a distinguersi da Karstark e a tracciare la differenza tra vendetta e giustizia). Il piano è quello di risalire verso le Due Torri per chiedere aiuto a Walder Frey e al suo esercito.

... the stones crack open, the water burns, the shadows come to dance my lord...

Chi non sembra essere stanco della contesa è Tywin, che per limitare l'influenza acquisita dai Tyrell progetta di far saltare il matrimonio tra Loras e Sansa e di far sposare il primo con Cersei e la seconda con Tyrion. Più che le alleanze alle spalle la scena mette in luce ancora una volta quanto i figli di Tywin siano succubi di lui e del suo volere. Decisamente meno riuscito il racconto delle trame di Ditocorto, completamente ammassato negli ultimi minuti, quando invece il resto della puntata aveva funzionato benissimo nel legare tra di loro le diverse storyline, e fin troppo semplice e banale nella sua realizzazione. A questo proposito è davvero curato il montaggio del resto dell'episodio ed è chiara la volontà di scivolare in maniera più delicata possibile da una location all'altra. È il caso del fuoco (ancora una volta elemento protagonista) che conclude una scena con Robb e dà inizio ad una con Arya, o delle parole "conquest of Westeros" pronunciate da Shireen che ci portano alla storyline di Daenerys.

... the shadows come to play, the shadows come to dance, my lord, the shadows come to stay...

Fuoco e vita. Nel mondo di Game of Thrones, e non solo, finora abbiamo associato la vita all'acqua (pensiamo ai Greyjoy e alla loro rinascita) e il fuoco alla morte e alla distruzione. Non è così per Beric Dondarrion, che dopo essere stato ferito a morte dal Mastino ritorna in vita grazie a Thoros e soprattutto al Signore della Luce R'hllor. Qui ci sarebbe da aprire un'ampia parentesi su quale sia la grande contrapposizione che domina questa "Canzone del ghiaccio e del fuoco": è uno scontro tra luce ed ombra? Tra due forme di "ritorno dalla morte"? E quale delle due è il bene e quale il male? E, soprattutto dopo il bellissimo racconto di Jaime, siamo davvero sicuri che esista un bene e un male ("non ci sono ombre senza luce", ripeteva Melisandre)? Domande che per moltissimo tempo non avranno risposta. Un'altra giornata è trascorsa a Westeros, accontentiamoci quindi di addormentarci attorno ad un fuoco, sotto un cielo stellato, vicino ad Arya mentre recita i nomi dell'odio, ma facendo attenzione, ché come viene ripetuto nel corso dell'episodio:

... the night is dark and full of terrors.

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