Il nostro approfondimento sui titoli più interessanti del panorama indie

Papers, please

Ora, chiunque di voi abbia tirato fuori la testa dall'Europa avrà avuto a che fare con i funzionari della dogana del paese di destinazione, spesso tranquilli e accomodanti, alcune volte terribilmente zelanti e sospettosi. Ora, che la fase dei controlli e del dialogo tra di voi ed il doganiere sarebbe stata un giorno tradotta nel linguaggio videoludico, siamo sicuri non l'abbiate mai pensato. Ed è quanto successo invece, per merito dei ragazzi di 3909.

Papers, please. Documenti, prego. Un'affermazione che è la base di un videogioco nel quale il vostro compito, nei panni di un funzionario della dogana del paese di Arstotzka, sarà quello di ispezionare i passaporti di una lunga schiera di persone, che vogliono entrare nella nazione comunista per lavorare. Non tutti sono però onesti: ci sono terroristi, trafficanti di armi, persone scomode per il regime, e voi dovrete indagarne i documenti, capire le loro intenzioni, accorgervi delle minacce che possono costituire. L'aspetto intrigante della produzione è che l'unico modo che si ha a disposizione per farlo è seguire le linee guida del Ministero preposto e fare tanta, tanta attenzione. Un sistema di gioco semplicissimo quindi, che cattura proprio per la sua peculiarità, e che di certo costituisce qualcosa di nuovo nella produzione videoludica.

Papers, please, non è solo (scarno) gameplay, ma è anche una rappresentazione credibile dei regimi. L'aspetto grafico stilizzato e dai toni spenti si adatta alla perfezione alle atmosfere del gioco, claustrofobiche, opprimenti, cupe. Si sente tutta la pesantezza della macchina comunista, come protagonisti del gioco si è all'onorato servizio di un grande paese, ma al suo ritorno a casa c'è una famiglia povera ed affamata da accudire; come giocatore non si può fare a meno di provare un brivido l'alienazione e l'angoscia di una vita senza passione. Il titolo è acquistabile su Steam a 9,99€.

 

Radio the Universe

Radio the Universe arriverà, perché la sua raccolta fondi su Kickstarter è stata un successone, andando a coprire le spese per lo sviluppo del gioco così come quelle per l'aggiunta di ulteriori elementi alla sua struttura. Il problema è quando (2014 inoltrato probabilmente), perché veramente, di fronte al titolo che sta sviluppando 6e6e6e, non si può fare a meno di provare una sensazione di desiderio assoluto. Vuoi per il suo stile, vuoi per la sua formula, vuoi per il suo essere genuinamente inquietante, è una delle produzioni indie verso la quale abbiamo maggiore interesse.

La struttura di gioco è quella tipica dell'action adventure bidimensionale, quindi con visuale isometrica, un mondo pieno di aree da attraversare, una buona dose di backtracking, percorsi organici che si svelano progressivamente, scorciatoie che rendono coerente tutta la mappa e tutta quella serie di ingredienti derivata dalla saga di The Legend of Zelda, alla quale lo sviluppatore si è ispirato per costruire i pilastri del suo titolo. Le similitudini arrivano poi fino all'esistenza di dungeon intricati, dominati da feroci boss, e qui si fermano, perché poi nel suo carattere Radio the Universe è qualcosa di profondamente lontano dalle rassicuranti atmosfere della serie Nintendo. L'ambientazione è sci-fi, con vene decisamente macabre, figlie di una concezione molto cupa; prenderemo il controllo di una ragazza, sola in un mondo di macchine ostili, in una lotta per la sopravvivenza che la porterà, al contempo, a capire qualcosa delle sue origini e ad affrontare alcune tremende verità.

L'estetica di Radio the Universe è sublime, una bidimensionalità fatta di un'attenzione al dettaglio maniacale. La direzione artistica dietro il titolo è eccellente, e davvero non vediamo l'ora di entrare in un mondo così sapientemente realizzato, nel quale il pixel regna sovrano.