Annunciato all’E3 del 2018, Dying Light 2 Stay Human ha sin da subito calamitato l’attenzione di tutti i fan del primo capitolo. Primo capitolo che, uscito nel 2015, ha conquistato pubblico e critica, mescolando meccaniche survival con una splendida azione in prima persona a base di combattimenti all’arma bianca e parkour. I dev hanno dimostrato nel tempo di voler bene al proprio fandom, supportando in continuazione il titolo, introducendo DLC talvolta gratuiti e altre volte a pagamento. Il tutto, però, mantenendo degli standard qualitativi molto alti, caratteristica che ha reso Techland ben voluta dai videogiocatori di tutto il mondo.

Dopo la delusione dello scorso anno relativa al posticipo di Dying Light 2, siamo finalmente in direzione d’arrivo. La nuova opera del team polacco sarà disponibile per PC, PlayStation 4, PlayStation 5 e Xbox a partire dal 4 febbraio, puntando a soddisfare i fan e a conquistare nuovi utenti. Dopo aver passato numerose ore a correre tra i palazzi di Villedor, siamo finalmente pronti per raccontarvi la nostra esperienza.

 

 

La storia ha inizio 20 anni dopo quanto vissuto nei panni di Kyle Crane. Nonostante la città di Harran fosse stata isolata, i governi del mondo non hanno mai smesso di lavorare sul virus in grado di trasformare gli esseri umani in mostruose creature. Questo ha portato a una nuova pandemia che, questa volta, ha realmente distrutto il mondo per come lo conosciamo. La morte regna ovunque e gli ultimi esseri umani sono rintanati in grandi città. Città comunque assediate dai non-morti, ma che rendono comunque la vita possibile, per quanto ricca di pericoli. 

Il protagonista di questa storia è Aiden Caldwell, un membro dei Pellegrini, organizzazione che viaggia tra le varie città svolgendo missioni in cambio di denaro. In cerca d’informazioni sul proprio passato, Aiden raggiunge Villedor e trova la città in preda a una sorta di guerra civile. I nobili si sono rintanati nella zona ricca, mentre la periferia vede la forza di polizia nota come i Pacificatori in lotta contro i Sopravvissuti, un gruppo di persone che hanno trovato nel Bazar la loro nuova casa. Il tutto mentre la criminalità regna ormai sovrana.

Da questa base di partenza si sviluppa una storia che presenta  numerosi colpi di scena, che abbiamo seguito con interesse e che ha saputo calamitare la nostra attenzione. Attenzione comunque divisa tra la main quest e la miriade di missioni secondarie che saremo chiamati a svolgere. La scrittura di alcune di queste storie è molto valida, mentre altre ci sono sembrate giusto un riempitivo per permetterci di ottenere esperienza con la quale salire di livello. La sensazione, comunque, è quella di aver vissuto un mondo dal world building solido, all’interno del quale potersi perdere per decine (se non centinaia) di ore, nel tentativo di svolgere ogni singola richiesta. Peccato per alcuni personaggi, poco incisivi nella psicologia e relegati a mere macchiette.

Sulla longevità di Dying Light 2 si è discusso molto, recentemente. Non possiamo sapere se per completare ogni singolo evento siano davvero necessarie 500 ore, ma quel che è certo è che per completare la campagna principale e tutte le missioni secondarie sono richieste tra le 100 e le 120 ore, in base alle vostre abilità. Un risultato a dir poco sorprendente, che dimostra la maturità raggiunta da Techland, dato che il ritmo di gioco non accenna mai a diminuire e, anzi, accelera una volta raggiunta la seconda area esplorabile.

 

 

Esattamente come il primo capitolo, Dying Light 2 mescola combattimenti corpo a corpo con l’esplorazione del mondo attraverso il parkour. Gli scontri ci sono sembrati molto più vari del primo capitolo, merito anche del nuovo albero delle abilità che permette di personalizzare il nostro alter ego digitale. Aiden potrà infatti apprendere nuove mosse, diventando un agile guerriero in grado di affrontare da solo gruppi numerosi di nemici. Nemici che presentano un’intelligenza artificiale spesso deficitaria, incapace di offrire il giusto livello di sfida e dando vita a situazioni spesso troppo simili tra loro. 

Non nascondiamo, però, che il pregio più grande del titolo Techland è la totale sensazione di libertà che trasmette mentre si gioca. Dying Light 2 Stay Human diverte sempre e comunque. Anche passare da un punto A a un punto B della mappa regala momenti di grande intrattenimento, mantenendoci sempre attivi e calamitati allo schermo. Tra missioni da svolgere, aree da scoprire ed eventi secondari da completare, siamo rimasti ipnotizzati dalla varietà di situazioni e dalla capacità del level design di essere sempre perfetto in ogni situazione. 

Molto interessante anche l’introduzione delle scelte di trama, che andranno a modificare l’evolversi della storia e il mondo attorno a noi. Nonostante possa sembrare un’affermazione esagerata, la sensazione che si prova mentre si procede con l’avventura è davvero quella di aver messo mano alla sceneggiatura di fondo. I rapporti tra i personaggi cambieranno, dando vita a inaspettate collaborazioni tra il protagonista e i vari NPC.

Questa è solo l’ennesima prova di quanto Techland si sia impegnata per dar vita a un gioco più grande, profondo e stratificato rispetto al passato. Ottima anche la gestione delle meccaniche GDR che, seppur non particolarmente profonde, contribuiscono ulteriormente alla personalizzazione di Aiden. A questo si aggiunge anche un sistema di crafting, tanto semplice da comprendere quanto funzionale. Insomma: Dying Light 2 lascia costantemente nel giocatore una sensazione di soddisfazione.

 

 

Da un punto di vista tecnico, questo secondo capitolo del franchise è composto da luci e ombre. Inizialmente abbiamo provato a giocare alla modalità “Qualità”, forte della risoluzione 4K e del Ray-Tracing. Dopo aver notato continui cali di frame, che per un gioco come Dying Light 2 sono a dir poco micidiali, abbiamo deciso di cambiare approccio. Per questo motivo siamo passati rapidamente alla modalità “Risoluzione”, che garantisce comunque il 4K, ma rimuove elementi grafici per ottenere una maggiore stabilità. “Prestazioni” ci permette effettivamente di superare i 60FPS, ma abbiamo optato per la precedente opzione per sfruttare maggiormente la potenza della nostra Xbox Series X.

Qualsiasi di queste tre strade si decida di intraprendere, l’opera di Techland è piacevole da vedere, pur non riuscendo a nascondere la sua natura cross-generazionale. Animazioni e texture talvolta risultano sottotono, cozzando con quelle che sembravano essere le promesse da parte degli sviluppatori. Perfetto il comparto sonoro, in grado di donare tensione quando serve e di pompare al massimo l’adrenalina nelle situazioni più action. Siamo rimasti anche piacevolmente colpiti dal doppiaggio inglese, ma non vi nascondiamo che avremmo apprezzato maggiormente una localizzazione italiana su tutta la linea. I sottotitoli, nel caso ve lo steste chiedendo, sono ovviamente presenti nella lingua del Bel Paese.

 

Dying Light 2 Stay Human

 

Dying Light 2 Stay Human fa molte cose: spaventa, emoziona, stupisce, ma, soprattutto, diverte. Una volta intrapresa l’avventura di Aiden Caldwell farete davvero fatica a staccarvi. Non stupitevi, inoltre, se vi troverete a passare molte ore anche solo a volteggiare per la città, sperimentando il più possibile con lo splendido sistema di parkour ideato dal team polacco. Nonostante febbraio sia un mese pieno di grandi titoli, non sottovalutate assolutamente questo secondo capitolo della serie targata Techland. I difetti sparsi nei vari aspetti del gioco non compromettono il risultato finale, rendendo l’opera in questione avvincente e appagante.

VOTO8
Tipologia di gioco

Dying Light 2 Stay Human è un titolo in prima persona che ibrida scontri all’arma bianca con adrenaliniche sezioni platform. Il tutto costellato da un’atmosfera in pieno stile survival horror.

Come è stato giocato

Abbiamo giocato Dying Light 2 Stay Human sulla nostra Xbox Series X grazie a un codice cortesemente fornito da Techland stessa.