Il nostro approfondimento sui titoli più interessanti del panorama indie

 

Dead Pixels

Tanta semplicità, tanto divertimento, tanti zombi. Questi sono gli ingredienti principali di Dead Pixels, titolo arcade sviluppato dai ragazzi di CRC-Studios, nella “soleggiata” (non mancano certo di ironia) Scozia.

La semplicità è quella data da una formula di gioco leggera, dalla giocabilità immediata, con il giocatore che impiega un niente per prendere confidenza con i comandi e le dinamiche del gioco. Sulla classica prospettiva laterale dotata di profondità, tipica dei picchiaduro a scorrimento, muoveremo il nostro personaggio, contro un traballante esercito di non morti, sfogando su di loro tutta la potenza di un arsenale che si farà via via più potente e vario, grazie ad un'impostazione quasi ruolistica, che permette una progressione nelle capacità delle proprie armi e del proprio personaggio. Non solo: in Dead Pixels, oltre che a sterminare zombi, bisognerà cercare nelle case, alla ricerca di provviste, scambiare quello che si trova con gli altri sopravvissuti, variando quindi rispetto alla componente sparacchina.

La città nella quale ci si ritroverà a doversi muovere, tentando di trovare la via verso la salvezza, cambia poi ad ogni partita, con livelli generati casualmente, pertanto ogni sessione di gioco, con Dead Pixels, sarà diversa dalle altre. Se non dovesse bastare, in Dead Pixels sono presenti varie modalità di gioco, da affrontare in singolo o con un altro giocatore, e si va dall'avventura principale, che richiede al giocatore di liberare le strade dagli zombi, ad una modalità sopravvivenza, contro orde crescenti di zombi.

Stilisticamente il gioco è in piena tradizione 8 bit, e non poteva essere altrimenti, visto il titolo. A contribuire alle atmosfere da film di serie Z anni settanta è il particolare filtro grafico applicato, e sembra di vedere a schermo un film dell'epoca, grazie agli artefatti tipici della pellicola rovinata ed ai poster vintage che illustrano le varie modalità di gioco.

Il gioco è acquistabile su Steam o sull'Humble Store alla modica cifra di 2,99€.

 

The Great Work

La storia che sta dietro The Great Work è unica. Christer Böke è un uomo d'affari che si è preso un anno sabbatico per inseguire un sogno, quello di diventare un alchimista; e questa non è la trama del gioco, ma la vicenda reale che la svedese Bautafilm che deciso di raccontare nel documentario Alkemistens År. Nicklas Nygren, game designer già autore di NightSky, stupendo puzzle game dalle particolari atmosfere, è stato incaricato della realizzazione di un semplice ma intrigante gioco dedicato al documentario, e questo è il risultato.

The Great Work è un titolo unico, nel quale prendiamo il controllo dell'apprendista di Fulcanelli, un alchimista appunto, che ha il compito di utilizzare la pietra filosofale per creare dell'oro. La sua avventura è declinata in chiave videoludica in un platform, con un focus decisamente spostato verso l'esplorazione. La progressione non è difficile, non si fa tanto affidamento sulle abilità salterine, ma sulla risoluzione di puzzle, sulla capacità di arrivare in ogni anfratto di aree di gioco che portano in maniera evidente il marchio di Nygren, per l'intricato level design, per le atmosfere cupe, per la colonna sonora minimale ma coinvolgente, d'atmosfera.

The Great Work è un perfetto esempio della produzione indipendente per PC: affatto complesso, dalla grafica semplice ma dalla direzione artistica ottima, realizzato da una sola persona eppure dotato di personalità e dall'innegabile qualità. E' un gioco dalla dimensione intima, da gustarsi in tranquillità, ma che richiede comunque un certo sforzo mentale per capire come procedere, e per questo diventa veramente soddisfacente giocarci.

The Great Work è scaricabile gratuitamente a questo indirizzo.