Nonostante la professione che faccio ormai da qualche anno tenda a diminuire la distanza che separa il sottoscritto dai realizzatori, o dagli interpreti, di film, lungometraggi animati o serie tv, riesco ancora a sorprendermi quando mi ritrovo a entrare in contatto con chi ha lavorato a un’opera che mi ha colpito profondamente.

Come nel caso di Cloud Atlas di Andy e Lana Wachowski, film di cui, al tempo dell’uscita, ho avuto modo di spiegarvi come e perché io lo abbia amato a livello viscerale. Proprio in quei giorni ho conosciuto Monica Manganelli, l’italianissima concept e visual designer che ha elaborato gli scenari della Nuova Seoul.

Monica si occupa di un mucchio di cose diverse: VFX, set design, scenografie, realizzazione di spot. Trovate tutto elencato nel suo sito personale. A due anni dall’uscita di Cloud Atlas ci siamo ritrovati a chiacchierare del suo corto animato La Ballata dei Senzatetto in cui racconta, a suo modo, la tragedia del terremoto che ha colpito l’Emilia nel 2012.

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Come mai hai avvertito la necessità di raccontare per immagini la tragedia del terremoto in Emilia?

Sia per motivi personali, sia perchè dal punto di vista visivo, essendo il mio background quello di scenografa, ha stimolato molto la mia fantasia. Immaginarmi questi scenari tristi e tragici in maniera surreale e poetica era la mia sfida iniziale. Dal punto di vista personale devo dire che mi sono diciamo riconciliata con le mie origini. Lavorando spesso all’estero negli ultimi anni, con la rabbia di chi non riesce ad esprimersi nel proprio Paese, questo progetto è stato un modo di riavvicinarmi alle mie origini culturali. E devo ammettere che è stato molto bello ed emozionante.

Parlami del titolo molto particolare e incisivo con cui hai battezzato il corto.

BALLATA in quanto c’è un richiamo forte alla musica, che accompagna lo spettatore in questo viaggio nelle terre devastate del terremoto . Avendo iniziato la mia carriera nella lirica, la musica ha sempre un ruolo importante nei miei progetti personali e perché si rifà al tema dei cantastorie emiliani, una antica tradizione. Documentandomi sulle storie dei testimoni del terremoto il tema dei “cantastorie” che tramandano una memoria è venuto in maniera naturale.

SENZATETTO perchè visivamente fin dall’inzio per me rappresentare il terremoto era immaginarmi questi luoghi dove i tetti venivano scoperchiati e le persone rimanevano senza la loro casa, simbolo di un luogo che accoglie i nostri momenti vissuti intimi, familiari, emotivi. Il Terremoto è stato quindi perdere questo luogo. Scoperchiare poi i tetti con le mongolfiere è poi un preciso riferimento ad una festa che si svolge a Ferrara, fra le terre purtroppo protagoniste del terremoto del 2012.

Come hai gestito la parte produttiva del corto? Qual è stato il ruolo della Film Commission dell’Emilia Romagna?

La Film Commission ER ogni anno promuove un bando legato alle produzioni cinematografiche di animazione e documentario, quindi avevo già da tempo in mente con delle persone con cui collaboro di occuparci di un progetto di animazione. Ci abbiamo provato ed è andata bene. La ER Film Comm, ha quindi co-prodotto al 30% il progetto, il resto è nostro investimento personale. poster2

Quanto tempo hai impiegato a ultimarlo?

Saputo del risultato i primi di giugno 2014 ho impostato un piano di produzione e siamo partiti subito. Con scadenza di presentazione fine progetto per inizi 2015, che abbiamo rispettato. In totale abbiamo lavorato col mio team 7 -8 mesi totali. I primi due io mi sono concentrata su storyboard e ideazione-realizzazione dei mattepainting, per poi iniziare con la modellazione e animazione 3D di personaggi e successivamente il compositing vero e proprio.

Guardando il corto ho trovato riferimenti a Dalì, a Gorey, a De Chirico. Che altri artisti hanno influenzato la sua creazione e lo stile che hai impiegato?

Il surrealismo in generale è stata una fonte di ispirazione fondamentale insieme a Gorey, oscillando quindi a livello di stile tra un mondo poetico, delicato ad uno incisivo fatto di contrasti, bianchi e neri, segni quasi fumettistici. Questo contrasto tra i due stili è stato quindi voluto. Mi hanno ispirato molto Chagall e Magritte, le tonalità calde dei marroni per rappresentare la “terra” emiliana sono riferimenti che provengono dalle scene dei campi di grano e le rive del Po di Novecento di Bernardo Bertolucci. Poi ho fatto diverse prove fin dall’inizio per trovare una texture che caratterizzasse in maniera globale il corto, in questo caso l’acquerello, e infatti è come se fosse disegnato con questa tecnica.

Come sei arrivata a Cannes? Raccontami tutto.

Sapevo che ogni anno la sezione Short Corner del Festival di Cannes, anche se non quella ufficiale, permette di mostrare il proprio corto. Ho provato ed è andata bene. Nonostante appunto non sia quella ufficiale è molto importante per il circuito dei market perchè permette innazitutto di mostrare il proprio progetto ad una ampia platea di professionisti del settore e prendere contatti per futuri progetti. E’ un momento di incontro tra chi lavora nell’ambiente, ed essendo Cannes tra i mercati più importanti, poteva essere una ottima occasione di visibilità. I momenti di scambio per chi inzia sono sempre importanti.

Hai lavorato spesso all’estero in ambito cinematografico e teatrale. Dove ti sei trovata meglio?

Allora ovviamente per chi conosce le mie precedenti esperienze sa che risponderò Cloud Atlas. Che è la prima esperienza che mi ha dato soddisfazione, essendo la più importante all’estero e dove ho scoperto per la prima volta la meritocrazia. Un ambito in cui mi sia trovata meglio però non riesco a dirlo, perchè la mia caratteristica è quella proprio di spaziare in vari settori, dal cinema alla lirica, alla moda e, dall’anno scorso, anche i grandi eventi. Perchè credo che ogni esperienza acquisita in un ambito dà un valore aggiunto poi nelle diverse sfide lavorative che si affrontano di volta in volta.

Diciamo che le belle esperienze di lavoro all’estero, lo scoprire una metodologia di lavoro che funziona e partecipare ad eventi di ampio respiro mi serve ora per proseguire e crescere ulteriormente professionalmente e infatti da qui in poi sto cercando di puntare su progetti dove firmo diciamo la direzione creativa.

C’è ancora almeno un lato positivo nel lavorare in Italia. Oppure non c’è proprio niente per cui “stare sereni”?

Anche se sono sempre molto critica, come ben sai, riguardo le vicende italiche, ultimamente sto veramente apprezzando come le mie precedenti esperienze internazionali servano invece a indirizzare qua in Italia i miei progetti personali. E noto che in Italia la mia professionalità, nonostante la crisi, è diventata finalmente apprezzata come non mai. Certo tutto deriva da un percorso fatto prima.

E’ veramente sempre molto faticoso riuscire a ritagliarsi uno spazio da noi, ma credo che oggi non sia impossibile. Siamo nell’era della globalizzazione, di internet , skype e io credo in questo. Quindi perché non credere possibile che anche da noi si possa lavorare in progetti di ampio respiro internazionale a livelli alti e con nostre professionisti?

Il mio ideale sarebbe un giorno creare una factory creativa tra l’ Emilia e Berlino dove le professionalità diverse, internazionali e nazionali si confrontano su progetti ogni volta differenti. Le distanze oggi giorno si possono abbattere tranquillamente quindi perchè non immaginarsi un tedesco in Emilia che lavora ad un video per l’oriente con un cliente arabo? O un italiano e un giapponese a Berlino che progettano un grande evento per il Qatar?

In Italia ad esempio ho iniziato a collaborare con il Sig. Marco Balich, un italianissimo creativo che però lavora a progetti internazionali, è stato un bell’esempio che mi ha insegnato veramente una nuova prospettiva lavorativa.

Che puoi dirmi dei tuoi progetti futuri? Qualche altra collaborazione in ambito cinematografico?

Gli scenari che per me ora si aprono sono tanti e come dicevo prima vari. Innanzitutto tornerò alla lirica, il primo amore: ho capito che mi mancava e non si scorda mai (dopo un periodo voluto di distacco causa delusioni). Firmerò infatti le scenografie di un importantissimo progetto, 3 opere liriche, la cosidetta Trilogia delle regine Tudor di G. Donizetti (Maria Stuarda, Anna Bolena, Roberto Devereux) in un importante teatro d’Opera di cui ancora non posso dire nulla finchè la stagione 2015- 2016 non verrà presentata ufficialmente. Realizzerò un altro sogno nel cassetto lavorando con un regista che stimo e apprezzo da sempre umanamente e professionalmente.

Sto cercando di produrre un docu-film riguardo, diciamo una grande bellezza italiana con un altro collega che stimo, e sto scrivendo il mio primo film. Porterò inoltre per vari festival in giro il corto e ho dei progetti in ballo riguardo eventi nel mondo arabo. Questo per quel che riguarda i progetti personali.

Per il cinema avevo contatti per un eventuale grossa serie tv estera in Oriente di cui si girava la seconda stagione, ma per come sta andando il cinema ora i tempi si dilungano sempre e di preciso non si sa quando partirà.

In calce trovate alcune foto e il trailer di The Ballad of The Homeless:

Ballad_of_The_Homeless_2

Ballad_of_The_Homeless_4

Ballad_of_The_Homeless_1