Cominciamo da quel che manca.

Alla 72esima Mostra del cinema di Venezia manca un film immenso, uno di quelli molto grandi e molto grossi, destinato ad incassare tanto e che attiri tanta attenzione. Il quasi coevo festival di Toronto (inizia il 10 Settembre mentre la mostra finisce il 12 Settembre) avrà The Martian di Ridley Scott, invece il festival che negli ultimi due anni ha lanciato in anteprima le corazzate da oscar Gravity e Birdman ne è sprovvisto. Non è infatti così gigantesca l’apertura (Everest) nè con tutta probabilità lo sarà Black Mass (l’altro film molto importante con Johnny Depp, Benedict Cumberbatch, Joel Edgerton, Peter Sarsagaard, Dakota Johnson e Kevin Bacon) infine ovviamente non lo è The Audition, la chicchetta da 16 minuti ma piena di star di Scorsese. Probabilmente quel titolo doveva essere Crimson Peak di Guillermo Del Toro, a lungo in trattativa con il festival ma alla fine non approdato a Venezia per volontà di Legendary Pictures, la casa di produzione contrarissima a fare qualsiasi festival (il che significa che non andrà da nessun’altra parte).

Non ci sono quei film dall’appeal di massa visti negli altri anni

Esclusa la mancanza del titolo gigante, Venezia 72 ha svelato oggi un programma eterogeneo e di gran soddisfazione per appassionati, che riesce anche ad attirare star di livello. Non ci sono quei film dall’appeal di massa visti negli altri anni ma ci sono nomi e attori di grandissimo richiamo (ancora dobbiamo vedere chi verrà davvero e chi no ma sulla carta Di Caprio, Gyllenhaal, Depp, Redmayne, LaBeouf, Keira Knightley, Kristen Stewart, Tilda Swinton, Juliette Binoche, Anthony Hopkins e Rachel MacAdams per dire solo i maggiori), che è uno dei molti modi possibili di conciliare le due anime. Non va inoltre trascurato che quando ieri Toronto ha annunciato i film della sua sezione Gala (quelli di peso), sembrava fosse rimasto pochissimo per Venezia, invece alcuni dei più attesi tra quei titoli saranno prima in Italia. Anomalisa di Charlie Kaufman, The Danish Girl (con Eddie Redmayne), il già citato Black Mass, Spotlight (con Micheal Keaton e Mark Ruffalo) e Beasts of No Nation (di Cary Fukunaga) almeno sono film che raggiungeranno il Canada solo dopo essere passati da noi.

Capitolo a parte invece per il cinema d’autore più noto. Senza pietà Barbera sembra aver rastrellato tutto quello che era in giro lasciando poco o niente per la concorrenza. Da Skolimowski a Sokurov, da Atom Egoyan a Amos Gitai fino a Tsa Ming-liang e Frederick Wiseman sono tutti i grandi vecchi presenti (addirittura anche un nuovo film di Franco Maresco), una parte della selezione in concorso e fuori concorso di Venezia. Tutto senza andare in deroga al ruolo fondamentale di scoperta. Moltissime rimangono le opere prime o anche solo i film di autori totalmente (o parzialmente) sconosciuti su cui la mostra scommette mettendoli in concorso.
In un anno in cui a Cannes abbiamo visto un’edizione decisamente sottotono (i film migliori erano fuori concorso e si trattava dello straordinario Inside Out e di Mad Max, che però usciva in quei giorni in tutto il mondo) e in cui Scorsese (con Silence) e Del Toro non andranno da nessuna parte, sembra davvero che a Venezia passi quasi tutto quel che può e deve passare.

Abbiamo fatto di tutto per creare un festival con un’identità molto forte, anche rispetto a manifestazioni dello stesso calibro

Come sempre è molto apprezzabile il fatto che i film italiani siano pochi e (si spera) ben scelti. Stati Uniti e soprattutto Francia sono i paesi più rappresentati (anche perchè i 4 italiani in concorso già noti, ovvero gli attesissimi Guadagnino e Bellocchio più Piero Messina con L’attesa e Gaudino con L’amor Vostro, sono coproduzioni francesi), mentre dal nostro paese arriva una pattuglia ovviamente nutrita ma non eccessivamente. È un tratto questo della direzione Barbera fin dall’inizio, non eccedere in produzione nazionale e ovviamente cercare per quanto possibile di portare davvero solo il meglio. Non quantità ma qualità.

Abbiamo fatto di tutto per creare un festival con un’identità molto forte, anche rispetto a manifestazioni dello stesso calibro” ha spiegato il direttore Alberto Barbera aprendo la conferenza stampa, la sua quarta direzione di Venezia in effetti mette insieme star e cinema d’autore in una maniera molto unica, diversamente da Toronto (molto orientato al mercato), da Cannes (adagiato sui nomi immensi e i talenti già affermati) o Berlino (dotato di uno spirito indie molto più marcato, spesso pure troppo), unisce quella che il direttore stesso ha chiamato “la persistenza di un’idea di cinema che viene dal novecento” con le nuove spinte e le nuove idee.
Nonostante Barbera abbia promesso che il tratto distintivo di quest’edizione sarà la sorpresa, ovvero il fatto che ogni autore noto porti il film che meno ci si aspetta da lui, come sempre la sorpresa migliore speriamo venga da tutti i film e tutti i nomi che adesso non ci dicono niente. Come sempre speriamo di tornare a casa il 12 Settembre avendo scoperto qualcosa di nuovo.

SPECIALE FESTIVAL DI VENEZIA

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