Guillermo del Toro non parla spesso del rapimento di suo padre, Federico del Toro, avvenuto nel 1998. Quando lo fa, generalmente, è per dire che non tornerà più a lavorare nel suo paese natio, il Messico. Qualche anno fa, grazie alla biografia di James Cameron abbiamo scoperto il ruolo di quest’ultimo nella liberazione dell’uomo. Vi riportiamo qui sotto le parole dell’autrice Rebecca Keegan:

Una delle persone che ho intervistato per scrivere il libro è stato Guillermo del Toro, che mi spiegò che quando arrivò a Hollywood era al verde. Erano i primi anni novanta. Terminator 2 era appena uscito. Cameron lo incontrò a un party del 4 Luglio. Andò a finire che Guillermo del Toro andò a vivere nella sua casa degli ospiti per diverso tempo. Quando suo padre venne rapito in Messico, Cameron lo aiutò a trovare i giusti negoziatori di ostaggi, e lo aiutò a trovare il danaro per pagare il riscatto.

Ora è lo stesso Del Toro che racconta sul suo canale Twitter, in otto tweet, un episodio legato a quei tragici mesi, per commentare i fatti che sono accaduti a Parigi ieri sera:

  • Un ricordo in otto tweet: durante la prigionia di mio padre – un periodo di dolore fortissimo – due poliziotti vollero incontrarci. Avevano due proposte.
  • La prima era: per cinquemila, ci avrebbero messo a disposizione una stanza con i rapitori, legati a una sedia. Ci avrebbero dato una spranga e 15 minuti da soli con loro.
  • La seconda: per diecimila, si sarebbero assicurati che – dopo il raid – tutti i rapitori venissero uccisi e noi ricevessimo delle Polaroid che lo dimostrassero.
  • Dicemmo no. Assolutamente no a entrambe le proposte. Provavamo odio e dolore, ma non potevamo far parte del circolo di violenza.
  • 72 giorni dopo la sua cattura, mio padre venne liberato.
  • Passarono dei mesi, e molte famiglie che erano passate attraverso simili disavventure si riunirono in un ristorante per cenare insieme e sostenersi a vicenda.
  • Durante la cena, un piccolo momento di commozione. Alcune persone corsero alla fine del lungo, lungo tavolo. “Di che si tratta?”, chiesi. “Delle foto,” qualcuno mi rispose.
  • Rimasi dal mio lato del tavolo. Non guardai mai. Forse qualcuno aveva pagato? Non volli sapere la risposta.
  • In tempi come questi, quando la violenza alimenta la violenza, ripenso a quel giorno e prego invocando la forza e la saggezza.

 

 

 

 

 

 

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