Paul Feig si presenta alla CineEurope di Barcellona sempre come l’uomo più felice del mondo. Ben vestito, colorato, sorriso stampato, battuta pronta. Anche dopo la violenza degli attacchi che lui e il cast hanno subito in seguito alla decisione di realizzare un reboot di Ghostbusters con solo attrici donne, è più che sereno, felice del film che ha fatto e della scelta presa.

Del resto il film trasuda complicità con il suo cast di attrici, mette in evidenza l’alchimia sul set, quanto cioè più che lavorare su montaggio e svolgimento abbia prediletto la parte di interazione e improvvisazione.
L’abbiamo incontrato dopo l’anteprima del film e subito gli abbiamo chiesto di questa componente.

Il tuo metodo di lavoro è fatto di molte improvvisazioni, l’ha continuato mantenuto anche su questo set?

“Sì, noi improvvisiamo molto, creiamo molti momenti divertenti sul set poi li organizziamo al montaggio, cerchiamo di dargli una forma e infine facciamo delle proiezioni di prova per vedere cosa funzioni e cosa no. Diciamo che seguiamo lo script come una mappa, non vogliamo prendere la tangente, sappiamo che la sceneggiatura è sempre la maniera migliore per andare da un punto A a uno B, ma ogni volta decidiamo se rimanere vicini a quel percorso oppure se fare una deviazione. Anche perché spesso situazioni o battute sono divertenti la prima volta che le dici o fai, preferisco che gli attori si sorprendano a vicenda e siano divertenti”.

Sappiamo che con Kristen Wiig e Melissa McCarthy hai già un buon feeling ma come si è adattato a questo clima uno come Chris Hemsworth?

“Chris è un maestro dell’improvvisazione! Tutta la parte sul gatto e il cane durante colloquio di lavoro è una sua idea. La nostra idea era solo di fare la battuta sul gatto ma quando Melissa è partita con la parte sull’allergia lui se n’è uscito con tutti i giochi di parole. Tutta farina sua, come anche la parte sugli occhiali senza lenti”.

L’idea di avere un cast di sole donne ha generato una tempesta mediatica. Di chi è stata?

Mia, Ivan Reitman mi ha chiamato mentre facevo Spy per propormi questo film, aveva già la sceneggiatura per un sequel di Ghostbusters 2. Io però non sapevo che farci, non sapevo come far quadrare tutto per me e il mio stile, solo quando ho pensato ad un cast di donne ho capito che così l’avrei potuto fare, ho capito di avere per le mani un’idea che avrei potuto utilizzare. Certo non avrei mai detto ci sarebbe stata un’ondata simile di reazioni! Pensavo sarebbero stati tutti felici!! Il primo giorno dopo l’annuncio del progetto ho ricevuto solo eccitazione e complimenti, poi è arrivata la seconda ondata di internet, quando il messaggio arriva a quelli predisposti ad essere arrabbiati, e lì è cominciato l’odio. C’era sessismo, c’era fastidio per il reboot e desiderio di un sequel invece“.

A fronte di tanto umorismo il film originale aveva parti d’avventura e azione molto serie, mi sembra invece che il tuo sia decisamente più piegato sulla commedia. È stata una scelta o ti è venuto naturale?

L’idea è quella della horror comedy: persone divertenti in pericolo. Volevo un film divertente dall’inizio alla fine, con un po’ di pericolo e avventura ma davvero non volevo essere preso dall’avventura fino a perdere il divertimento. Volevo che la gente ridesse fino alla fine e per tutto il tempo, ho proprio studiato minuto per minuto la presenza di gag. Non pretendo che il mondo dei Ghostbusters sia così drammatico da reggere l’azione vera, non è quel che faccio del resto. Probabilmente un film d’azione fatto da me crollerebbe perché mi dovresti prendere più sul serio di quanto sia capace.
Quindi sì, credo che il mio film sia più una commedia dell’originale, forse ho cercato di avere una percentuale maggiore di risate”.

Ci sono molti cammeo degli attori originali, li hai contattati tutti?

Sì, ma come avete visto non ne ho abusato, volevo che il mio cast si legittimasse da sè e solo a quel punto poter introdurre in piccoli ruoli i vecchi attori. Io voglio solo fare la gente felice. L’unico a dirci di no è stato Rick Moranis, perché non recita da troppo tempo e non se la sentiva, ma non ce l’aveva con noi.

Sappiamo che Bill Murray ha avuto un atteggiamento non sempre collaborativo. È stato facile averlo in quel cammeo?

Non proprio. Bill Murray è notoriamente un tipo difficile e anche io ho dovuto chiamare la sua famosa segreteria telefonica e lasciare il messaggio per contattarlo. Sapevo che era contento del progetto, l’aveva detto pubblicamente che l’idea gli piaceva. Per fortuna l’ho incontrato ad un party ed è stato molto gentile, anche se poi quando gli ho chiesto del cammeo è scappato via. Così gli abbiamo scritto una parte e alcuni nella produzione che lo conoscono, come Melissa o Kristen, l’hanno chiamato. Infine ho lasciato il mio messaggio nella segreteria. Bill ha risposto ma devo dire che non eravamo certi che si sarebbe presentato alle riprese fino al giorno stesso, non sapevo che fare se prendere o meno un attore sostituto, che potevo dirgli? “Vieni e vestiti ma lavorerai solo se non si presenta Bill Murray?”. L’unica era che, in caso, lo facessi io quel ruolo. Per fortuna si è presentato. So che poi, dopo aver visto il film, è andato da Jimmy Kimmel e ha detto di essere stato felice di come sia venuto”.

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