Emir Kusturica è un leone, come i suoi film può aggredirti in ogni momento ma oggi era dormiente. Quando l’abbiamo incontrato dopo la prima di Sulla Via Lattea, il suo ultimo film in concorso a Venezia in cui è anche attore, era con il suo solito sigaro ciccione tra le dita, seduto su un divanetto all’aperto di un hotel del Lido. Tranquillo e rilassato. Ottimo per lui, pessimo per l’intervista.
Perché il Kusturica dormiente è un tripudio di frasi ad effetto vuote: “Nel cinema io cerco la passione”. Là dove invece il Kusturica sveglio, pericoloso, attento, è un forziere di aneddoti, racconti e punti di vista inusuali.

Quindi è con il timore di essere mangiato tipico di chi cerca di svegliare un leone che abbiamo cercato di animarlo. Ci siamo riusciti e siamo vivi per raccontarlo.

Ma come diavolo fa a montare i suoi film? In questo c’è il suo solito stile furioso, in cui il tempo è dentro la scena, è dato dalla musica, dai suoni, gli spari e dagli attori che si muovono. Tutto caotico ma ordinato e coerente, poi arriva il montaggio e pare in controtempo. Il risultato è fantastico ma mi chiedo se per lei quello in sala di montaggio sia un processo molto naturale o uno faticoso…

Lo stile di montaggio americano prevede di girare con 5 camere e poi costruire il film in sala di montaggio. Ma io non ci sto! Per me devi sapere già come userai ogni ingrediente sul set, sia per le scene lunghe che per le corte. La costruzione o l’architettura sono infatti basate sulle idee che già hai di come monterai. Insomma il film lo monti mentre giri, altrimenti poi in sala di montaggio piangi perché non puoi cambiare il tuo destino. Tuttavia alla fine credo che la qualità finale del film sia nelle mani di Dio, specialmente alla mia età. Ora ho molta esperienza nel muovere la camera e devo stare attento a non diventare artificioso, come molti vecchi registi pieni di esperienza che si allontanano dalla vita vera e fanno film esteticamente perfetti. Io devo combinare l’eleganza espressiva con la potenza della scena.

Come lavora sul set per arrivare a questo?

Organizzi le riprese il giorno prima, poi il giorno dopo arrivi sul set, bevi del thè, parli con gli attori e cerchi di capire come migliorare quel che hai pensato tutta la notte. Il set ti fornisce tutto un altro modo di raggiungere il tuo obiettivo, ti consente di distruggere ciò che pensavi fosse impossibile cambiare. Infine arriva un produttore che prova a dissuaderti ma tu devi tenere duro. Ho girato 10 lungometraggi, sempre con troupe grosse e solo poche persone mi hanno abbandonato prima della fine delle riprese, nonostante io sia estenuante. Perchè quando vedono qualcuno sinceramente esausto ed esaurito che si sacrifica per il film lo seguono.

In tutto questo qual è il ruolo della sceneggiatura?

La sceneggiatura andrebbe distrutta è solo un segno su una mappa che ti indica dove andare, dentro le sceneggiature non c’è qualità, solo bla bla bla. Girare è il processo che tifa creare il film per questo si chiama moviemaking, anche se io preferisco moviecreation, è un processo fisico, nel mio caso è impossibile prescindere da esso. Ma attenzione, non è perché sono bravo, anzi è perché sono pessimo.

Stavolta il suo è un film pieno di donne…

Sì esatto, questo è un film di donne che mostrano il potere che effettivamente hanno. Noi uomini ogni tanto le assistiamo nel raggiungere i loro obiettivi. Ho fatto tanti film e finalmente glorifico le donne, è tempo per me di farlo.

…ma anche un film con molti più animali del solito.

E sono tutti animali veri! Solo alcuni sono in computer grafica.

Eh, e si vede…

Sì forse in alcuni casi, qualcosa…

Beh nella scena in cui lei è avvolto dal serpentone si vede proprio che è in computer grafica.
[A questo punto Kusturica fa una faccia come per dire “Eh lo so, ma che ti devo dire?” e poi mi chiede “Di che paese sei?” io rispondo “Italiano” e lui non dice nulla ma procede con la risposta alla domanda precedente ndr]

Mi sono sempre percepito più come il direttore di uno zoo che come un regista. Mi piace raccontare personaggi come il protagonista di questo film, rilassato e che non ha paura della natura perché la conosce. Eppure ci sono bestie pericolosissime, il serpente piccolino che si vede è il più pericoloso d’Europa e io ci gioco, ma non perché sono coraggioso, perché lo comprendo. Se agli animali dai da mangiare sono tuoi, un po’ come con gli uomini.

Ad un certo punto però lei imbocca a mani nude un orso adulto, lo abbraccia e lo bacia in bocca. Una cosa abbastanza pericolosa no?

I miracoli non avvengono all’improvviso, richiedono tempo. Conosco quell’orso da 5 anni, da quando lui ha 8 anni, gli dò da mangiare e lo visito da anni, mi conosce e per questo mi è facile ammansirlo e farmi abbracciare. Mentre lo facevo la troupe era esterrefatta e aspettava la catastrofe. Ma sono tutti trucchi. Gli unici trucchi che non ho ancora imparato sono quelli con le donne. [ride ndr]

La lavorazione del film è durata almeno 3 anni, come mai?

Perché abbiamo rigirato mille volte, il film è proprio ripartito mille volte. Ad esempio il falco che è sempre con me nel film all’inizio non c’era, ma quando l’ho trovato ho rigirato tutte le mie scene. Poi ci sono stati ben 47 giorni di pioggia e io come regola non giro se non c’è il sole.

Quanto è finito per costare questo film?

8 milioni.

Il film in realtà viene da un cortometraggio (che poi è la parte conclusiva della storia), come mai ha preso questa decisione?

Avevo avuto la strana idea di un uomo che porta i sassi in montagna. Nei corti queste cose strane si possono fare, non bisogna porsi troppe domande. In seguito poi ho pensato che quel gesto potesse essere la conseguenza di una sfortuna nella vita e così ho trovato l’ispirazione del film.

Lei è il tipo di regista che costruisce la scena e poi decide quale porzione inquadrare o uno che compone solo lo stretto indispensabile all’inquadratura?

Il primo tipo. Anzi, ancora peggio: io costruisco poi non mi piace e distruggo, e poi ancora ricostruisco.

In tutto questo, in tutta questa furia incredibile che sono le sue scene, stavolta lei era in campo e recitava. Come fa?

Devo dire che è difficilissimo osservare ed essere osservati e ora che l’ho fatto sono ancora più un fan di Chaplin e di quei registi che facevano sempre gli attori e i registi. Non capisco come facessero a fare tutti quei film in tutte e due i ruoli, come riuscissero a valutare quello che facevano come attori…

Se non altro in quel ruolo ha baciato Monica Bellucci

Baciare Monica è ciò di cui vado più fiero, era il mio obiettivo, è stato strano ma bello.

Ad ogni modo in questo film la vediamo molto più dinamica del solito, è stato difficile farle fare tutto quel che fa?

No no, lei fa tutto con il suo modo di fare [a questo punto si produce in un’imitazione muta della posa classica da Monica Bellucci, molto eterea e distaccata, statuaria, da gran diva fascinosa ndr]. Però voglio dire che tutto quel che vedete è vero. Io e Monica siamo andati davvero sott’acqua, lei era la prima volta che faceva immersioni. Davvero poi fa un salto di 20 metri nell’abisso della cascata, davvero una cosa incredibile. Ho letto che su Hollywood Reporter l’hanno definita “undestroyable Monica”, Monica l’indistruttibile. Ed è vero.

 

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