La riedizione in 3D di Star Wars Episodio I: La Minaccia Fantasma ha generato un giro d'affari al botteghino ben al di sotto di quello ottenuto, a sorpresa, dal Re Leone 3D.

Il film Disney, nella sua corsa iniziata a settembre 2011 negli Stati Uniti e terminata a metà gennaio, ha incassato qualcosa come 94 milioni di dollari sul suolo statunitense e altri 74 milioni nei mercati internazionali. Rispetto a numeri come questi, i 38,8 milioni di dollari guadagnati in America dalla Minaccia Fantasma nei primi 11 giorni di programmazione (più un'altra ventina di milioni arrivati dall'internazionale), potrebbero portarci ad etichettare l'intera operazione come un insuccesso, quantomeno parziale, che potrebbe pregiudicare l'arrivo nei cinema, previa riconversione in 3D, degli altri episodi della saga.

Ma siamo sicuri che sia davvero questa la realtà?

Un articolo comparso su Entertainment Weekly offre alcuni spunti di riflessione realmente interessanti. 

Nel pezzo viene riportata una dichiarazione di Paul Dergarabedian, analista di Hollywood.com. Il giornalista sostiene che "riuscire ad incassare una cifra del genere con un film che tutti hanno già visto non è di certo un dato da sottovalutare". A questa valutazione, aggiungiamo un elemento di non poco conto: La Minaccia Fantasma, per tanti motivi che sarebbero davvero troppo lunghi da elencare, ma per i quali Jar-Jar Binks potrebbe essere eletto a portabandiera, è l'episodio meno amato del franchise, quello capace di generare il minor livello d'interesse.

Malgrado la dichiarazione "aziendalmente corretta" di una Lucasfilm "entusiasta di aver permesso a una nuova generazione di fan di ammirare il film sul grande schermo", l'appeal dell'Episodio I è minore dello Star Wars Holiday Special. Una roba che viene considerata dallo stesso George Lucas un errore, ma che per molti appassionati della sci-fi opera può essere paragonato a un autentico guilty pleasure, un piacere proibito (si veda a tal proposito l'esemplare video di "Weird Al" Yankovic 'White and Nerdy').

L'attitudine positiva della Lucasfilm basa, inoltre, le sue fondamenta sul fattore economico. Un'operazione di conversione stereoscopica costa, in media, fra i 10 e i 15 milioni di dollari. Se a questa cifra aggiungiamo le spese di marketing sostenute dalla 20Th Century Fox, che come viene suggerito diplomaticamente da Entertainment Weekly, dovrebbero aggirarsi fra i 10 e i 20 milioni, diventa davvero arduo inquadrare l'operazione come un fallimento.

Dergarabedian afferma, in maniera del tutto condivisibile, che la riproposizione in ordine cronologico degli Episodi in 3D di Star Wars, oltre a mantenere vivo l'interesse verso una saga che, dal 1977 in poi, ha cresciuto legioni di fan e appassionati, è equiparabile a un'attività di riscaldamento proiettata verso un gran finale. Come per l'uscita in Blu-Ray dell'Esalogia, l'impressione generale è che l'aspetto realmente emozionante ed esaltante dell'intero progetto sia tutto focalizzato verso la cosiddetta Trilogia Classica. Probabilmente il pubblico riserverà un accoglienza ben diversa a Una Nuova Speranza 3D, all'Impero Colpisce Ancora 3D e al Ritorno dello Jedi 3D.

Per Dergarabedian "Equivale a riservare l'ospite più importante del tuo show per la chiusura dello spettacolo. Così puoi avere la certezza che la gente non andrà via subito dopo l'inizio".

Difficile dargli torto.

Jackpot.