Jon Turtletaub era al festival di Torino per promuovere il suo ultimo film, poco convenzionale rispetto al resto della sua filmografia (che comprende materia più giovanilistica come L’auto più pazza del mondo, Cool Runnings, Il mistero dei templari, L’apprendista stregone ecc. ecc.) ma molto convenzionale se si guarda a cosa Hollywood sta producendo negli ultimi anni.

Last Vegas propone un’ultima grande avventura di 4 anziani e racconta il loro essere anziani tanto quanto il loro vivere una storia da ragazzi (a dispetto dei ragazzi stessi che nel film sono sottomessi e presi in giro).

Film così, che mettono in scena la terza età come un periodo in cui “non è mai troppo tardi” per qualsiasi cosa, ne vediamo sempre di più e sempre più contaminati da nomi eccelsi di Hollywood che hanno raggiunto l’età adatta.

Proprio a Turtletaub abbiamo chiesto cosa sia questa nuova categoria di film:

Credo che una gran parte della vecchiaia riguardi il pensare ad essere vecchi, è come fare un film con persone grasse senza parlare del fatto che sono grassi. Ed è lo stesso per i giovani, non ne parlano della loro età perchè sono giovani, vivono storie d’amore ed avventure ecc. ecc.

Questo tipo di film si somigliano molto tutti quanti, paiono essere un genere:

Sì, potrebbe essere un genere. Non ho un’idea molto chiara in materia e non vorrei dare risposte affrettate senza averci pensato per bene.

Ok però siamo daccordo che non c’erano film così qualche anno fa, per lo meno non così tanti!

No, non così tanti, credo che questa generazione di persone viva più a lungo e quindi stia nello stato della vecchiaia più a lungo, dunque ad oggi per gli anziani c’è più da fare, sono molto più parte della società.

Però in un certo senso potremmo dire che anche film come La vita è meravigliosa siano film sull’invecchiare.

Anche gli attori sembrano recitare di mestiere, interpretando la versione vecchia del loro classico ruolo…

Beh innanzitutto lo script è arrivato prima e poi il casting. Ma comunque non credo che questi personaggi siano degli stereotipi per quegli attori. Prendi Michael Douglas alla fine del film è l’opposto di quel che ci si aspetta dai suoi personaggi, mette molto in questione la propria età, una cosa che non fa mai al cinema, ma come persona con il cancro che ha avuto lo sta sperimentando.

Morgan Freeman non è mai stato così divertente in un film, così gioviale e anche quello è una sorpresa. E Robert De Niro è il più debole dei 4 quello con la lotta emotiva più forte e non te lo aspetti dal suo personaggio ma se conosci De Niro come uomo invece sai che è così. Quindi c’è molto delle persone che sono e meno dei personaggi che solitamente interpretano.

Lei è solito fare film per ragazzi, cosa di quel tipo di esperienza le è servita per quest’altro tipo di film?

Il mio approccio è stato sempre di fare film per tutti i pubblici, lottando contro l’idea che devi fare un film sui ragazzi per ragazzi. Io faccio film per pubblici giovani ma non necessariamente con attori giovani e credo che per questo abbiano successo, perchè tutti i tipi di pubblico possono goderselo come con la serie National Treasure [Il mistero dei Templari e Il mistero delle pagine perdute ndr].

In questo film in cui ci sono 4 anziani ma non vuol dire che sia solo per vecchi. Poi magari è più visto dagli anziani ma se lo vedi e non sei vecchio può piacerti, come con i bambini, loro preferiscono se capiscono che il film che vedono non è solo per loro ma può piacere anche agli adulti.