YouTube annuncia che 53 dei suoi canali passano a pagamento.

Cioè i loro contenuti possono essere visti per 0.99 dollari al mese (in America, in Italia niente). Si tratta di canali come Sesame Street, Ultimate Fighting Championship, PGA Digital Golf Academy ecc. ecc. C’è un periodo di 14 giorni di prova in cui non si paga, poi una volta in regola con la subscription i contenuti dei suddetti canali possono essere fruiti su tutti i vostri device, dal computer, al tablet, al cellulare… (adesso avete capito perchè YouTube insiste tanto che ogni utente si registri con user ID e password!).

Canali, abbonamento, contenuti…. Il lessico di YouTube diventa sempre di più quello della televisione, sono anni che il grande aggregatore sta lavorando in quella direzione, cercando di “normalizzare” i propri contenuti, renderli appetibili agli investitori e farli apparire sempre di più come simili a quelli televisivi.

I 53 canali a pagamento infatti propongono quasi tutti video di durata televisiva, show di circa un’ora oppure equivalenti di film, non le webserie da 5 minuti o i meme da pochi secondi e nemmeno i video amatoriali divertenti, si parla di roba prodotta, scritta e curata ad un livello più alto, materiale che ha un target e possibilità di sponsor. Gli apripista sono questi, i campioni della professionalità.

Ma sono solo i primi. YouTube a pagamento è infatti una funzione che ora sperimentano in pochi ma che è destinata a diventare un’opzione attivabile da qualsiasi utente partner (sono quei proprietari di canale che per meriti di views hanno accesso a funzioni avanzate). L’obiettivo finale è arrivare ad un equilibrio in cui ogni utente, se vuole, può trasformare il proprio canale o anche un solo video in un contentuto visibile solo a pagamento.

 

 

La domanda è: si tratta della fine di YouTube come lo conosciamo? No.

Si tratta semmai del tentativo di YouTube di inglobare qualcosa che già accade, e che accadrebbe comunque, al di fuori del portalone. Ad oggi in molti immettono contenuti curati, professionali e prodotti con un certo sforzo economico sperando in un ritorno dalla pubblicità e alle volte anche sapendo che non ci sarà nessun ritorno, li mettono gratuitamente perchè non hanno opzioni ma anche perchè a pagamento non li guarderebbe nessuno. Quello che accade però è che chi ha successo poi tenta un’altra strada, si rivolge a qualcuno al di fuori di YouTube (solitamente un canale televisivo) per cercare di cominciare a guadagnare e monetizzare un successo, un’abilità o le proprie doti. YouTube vuole cercare di mantenere quei talenti e quei successi dentro di sè, promettendo ancora più soldi di quanti non ne dia la pubblicità.

E’ Wired infatti a spiegare che i soldi delle sottoscrizioni saranno divisi tra il sito e il proprietario del canale, con il secondo che riceverà ben più della metà della quota.

Dunque non muore YouTube gratuito come lo conosciamo. Non muore perchè non vengono vietati (e non ci sarebbe motivo di farlo) i video amatoriali, sperimentali o anche solo cretini, e non muore perchè anche le persone più serie e che hanno più velleità è altamente probabile che continueranno a muovere i primi passi senza far pagare niente (per il semplice fatto che nessuno paga sulla fiducia). Invece di morire YouTube diventa più grande e continua a seguire i propri autori anche quando vogliono fare un passo in avanti, o cerca di inglobare anche chi non è nato sul grande aggregatore ma magari in tv o al cinema e vuole sperimentare.

Se qualcosa davvero cambierà da questa decisione, e cambierà, è la parte che riguarda i canali. L’era di YouTube a pagamento segna l’inizio dei canali tematici più seri, ci piaccia o meno, perchè se non sono disposto a pagare per un film, uno show o una serie che non conosco e non so come sia, magari sono disposto a pagare per un canale della cui programmazione mi fido, che so che mi garantisce una selezione di livello. In fondo non è quello che fa e promette Sky?