Uomini che odiano le donne… ma non Enya

Quello tra David Fincher e Rooney Mara non è il classico rapporto tra regista e attrice che si instaura dopo la lavorazione di due film (e con la possibilità di lavorare ancora insieme in altri due). Lui molto verboso, incontenibile, pieno di cose da dire e con una grande proprietà di linguaggio. Lei riservata, austera, controllata, di certo più simile a Lisbeth Salander nell’espansività che a Erica Albright, la studentessa che lascia Mark Zuckerberg all’inizio di The Social Network.

Li abbiamo incontrati a Roma per la presentazione di Millennium – Uomini che odiano le donne, primo capitolo di una trilogia già portata sullo schermo in Svezia e che ora potrebbe prendere piede anche in America, sempre se gli incassi di questo film andranno come devono andare o, come ha detto lo stesso David Fincher:

Dirigerò gli altri se mi chiameranno a farlo. Ma non sarà domani. Prima questo film deve essere visto da almeno 35 milioni di persone per ripagarsi.

Il regista di Fight Club non sembra molto preso dalla trilogia di Millennium per la trama, per il giallo e per il modo in cui è mostrato l’intreccio, quanto per le possibilità di lavorare su personaggi poco convenzionali per il cinema americano: una ragazza acerba e un giornalista che ha subito un tracollo professionale, entrambi pronti a nascondersi da tutto e per questo uniti:

Pensavo di aver fatto abbastanza film in cui la gente fa cose orrende nello scantinato, però quando mi hanno chiesto di dirigere questo ho notato che c'era anche qualcosa di totalmente nuovo per me: la storia di un giornalista di quarant’anni che intrattiene un rapporto con una ragazza. Inoltre sapevo di poterlo fare diversamente da come viene raccontato nel libro o nell'altro film.

Non a caso a detta del regista molto del libro è stato buttato:

Quasi 450 pagine su 600 totali, ma per fortuna non è stato qualcosa di cui mi sono dovuto occupare io direttamente!

La discussione si fa interessante quando viene chiesto a Fincher di spiegare che intenda per mostrare diversamente da come fatto in precedenza:

Per me una storia è la perla di un elemento cronologico al quale vanno aggiunte le persone che la compongono, le tematiche personali di me che sono il regista e sono diverso dai personaggi nè tantomeno vivo in Svezia. Per questo alla fine non sono interessato al punto della storia ma a quel che motiva i personaggi, la loro psicologia, chi devono essere per poter far parte in maniera credibile dell'elenco di eventi che si svolgono in quel particolare ordine, ma anche dove devi essere tu in quella stanza per mostrare quelle idee o un certo dettaglio con l'importanza che io voglio che abbiano. Dunque sono interessato a tutto, a cosa accade, a chi, perchè, perchè in quell'ordine e da dove lo si vede. Sono tutte cose con cui come regista giochi e che tieni assieme nella tua testa, e molte di queste cose finiscono nella busta finale, quella che stabilisce in che stanza siamo, cosa indossano gli attori, che luci ci sono, che hanno in mano, come coinvolgo il pubblico facendogli sospendere il giudizio in modo che accetti tutto quello che gli propongo.

In realtà qualcosa di simile nella sua filmografia ci sarebbe, Zodiac, ma il regista non la pensa alla stessa maniera:

Non saprei che genere è Zodiac, penso sia un film investigativo, di sicuro è un film sul non essere mai davvero soddisfatti dalle risposte, questo invece è molto più un film di genere, nel senso che alla fine scoprirai chi è l’assassino, ci arriveremo e lo sai. Ma in ultima analisi quel che mi sembrava interessante è che se Zodiac è su due persone che sanno ma sono impotenti e mai soddisfatte, questo è su due persone che cercano una via fuori dal guscio in cui si sono rintanati. Uno si è fottuto professionalmente e scompare, mentre l’altro ha subito il medesimo processo anni prima. In questa cosa si scovano dai loro rifugi, questo era quello che mi interessava, di certo più del processo investigativo in sè.

Ci sono due momenti musicali molto forti nel film. Il primo è un’inusuale e incredibile sequenza per i titoli di testa, una specie di videoclip animato della cover di Immigrant Song fatta da Trent Reznor e Karen O (potete vederla interamente in questa news), l’altra un momento surreale con in sottofondo le note di Orinoco Flow di Enya.

Della prima il regista ha detto:

È più un omaggio a Maurice Binder [designer di molte sequenze di titoli di testa dei film di James Bond, ndr] e mi piaceva mettere subito il punto di vista di Lisbeth, perchè poi per il resto del racconto non lo si vede mai. Mi piaceva avere questa grande cover sui titoli di testa mentre il pubblico vede quello che può essere un incubo di Lisbeth.

Mentre la seconda è legata ad un aneddoto più imprevedibile:

Abbiamo provato quella scena molto cruenta a Londra e mentre ne parlavamo ci divertivamo ipotizzando product placement di prodotti Sony. Mi faceva ridere la presenza in scena di un Betamax dell'83 come anche una musica particolare ascoltata dal killer. E’ stato Daniel [Craig, ndr] a proporre Orinoco Flow, ce l'ha fatta sentire dall'iPod e non riuscivamo a smettere di ridere.

Così se Daniel Craig ha Enya nell’iPod l’altra rivelazione è che Rooney Mara era l’unica attrice americana provinata per il ruolo di Lisbeth:

Incredibile che dopo aver fatto casting a Sidney, a Mosca, a Londra e in tutte le grandi città del mondo abbia trovato Lisbeth facendo il montaggio di The Social Network…

Lei d’altronde si è preparata come si fa per i ruoli più canonici senza andare a badare al fatto che sembrerebbe molto più adatta alle brave ragazze che alle tatuate:

Truccarmi in quella maniera è stato eccitante, non mi ha mai dato fastidio, l'ho presa come un'avventura. Perchè la cosa che mi ha sempre attirato in Lisbeth è quello che poi piace a tutti di lei, quanto sia individualista e complessa dentro. Cosa che è il sogno di ogni attore. Ha molti aspetti che si contraddicono e non sono in armonia gli uni con gli altri dunque non mi meraviglia che il pubblico l’abbia amata e penso che se i libri hanno cosî tanto successo è perchè lei piace molto.

Di sicuro il training fisico non è stato di quelli consueti. Sono molte le scene atleticamente impegnative nel film e Fincher non è un regista da un ciak e via:

Per allenarmi facevo ogni giorno 2 ore in moto oltre ai più consueti esercizi fisici e kickboxing. La scena nella metropolitana è stata in questo senso la più probante. Nel film dura 30 secondi ma ci sono voluti tre giorni di riprese, tre giorni di corsa nei quali fumare non mi ha aiutato molto.

Ma a quanto pare Fincher non è così difficile come si crede:

Se David pensa di rigirare una scena la rigira e ha sempre le motivazioni giuste per farlo, amo lavorare con lui e rispetto il suo metodo, non capisco perchè abbia una reputazione che non rispecchia la realtà delle cose, è davvero collaborativo e sempre pronto ad ascoltare.

Ad ogni modo il prossimo regista con cui lavorerà per Lawless, Terrence Malick, dovrebbe essere anche peggio:

Con Terrence non ho ancora cominciato a lavorare sul set ma dal poco tempo che ho passato con lui ho trovato la stessa precisione di David. Gente con una voce e una visione uniche, i registi migliori secondo me.

Questa la trama del film:

Il giornalista di successo Mikael Blomkvist (Daniel Craig), aiutato della giovane e ribelle hacker Lisbeth Salander (Rooney Mara), accetta un incarico dal ricco industriale H. Vanger:  indagare sulla scomparsa della nipote Harriet, avvenuta quarant'anni prima. Da allora, ogni anno un misterioso dono anonimo riapre la vicenda. Dopo mesi di ricerche, Blomkvist e Salander scopriranno la sconvolgente ed inaspettata verità.

Nel film, oltre a Daniel Craig e a Rooney Mara, vi sono anche Christopher Plummer, Stellan Skarsgård, Steven Berkoff, Robin Wright, Yorick van Wageningen e Joely Richardson.

Tratto dal primo romanzo della trilogia Millennium di Stieg Larsson, Uomini che Odiano le Donne uscirà il 3 febbraio in Italia.