I tedeschi vanno al cinema e tanto, o almeno i berlinesi.

Se il presupposto fondamentale di un festival è quello di avere un’identità chiara e un programma di richiamo, così da attirare i capitali degli sponsor è anche vero che un festival come la Berlinale, è in grado di attirare il pubblico come nessun’altra manifestazione del suo livello.

Considerato il terzo festival europeo per importanza (dopo Cannes e Venezia) quello di Berlino è anche uno dei pochissimi festival (assieme a quello di Roma e quello di Londra) a svolgersi in una grande città, ambiente dispersivo per definizione. Così mentre Cannes apre solo le proiezioni delle sezioni collaterali al pubblico e il Lido di Venezia è un luogo inarrivabile e in cui ogni prezzo subisce rincari mostruosi, la capitale tedesca offre un costo della vita abbordabile, l’accessibilità di un trasporto pubblico di prim’ordine e tutte le agevolazioni in termini di vivibilità di una grande città.

Berlino è però una città sui generis, anche per la Germania. Colma di stranieri provenienti da dentro e fuori l’Europa e sbilanciata demograficamente verso la parte più giovane della popolazione, Berlino è oggi il terreno perfetto per le manifestazioni culturali. Lo dimostrano le proiezioni (anche e soprattutto quelle non di livello eccelso) che riempiono sale grandi, lo dimostrano il numero di repliche (almeno 3 per film in multisala sparsi nella città) e lo dimostra la partecipazione alle attività parallele.

Tutto questo però stranamente non si rispecchia nella qualità dei film presentati.
La Berlinale si è ritagliata nei suoi decenni di esistenza uno spazio nel cinema molto autoriale e, anche rispetto agli altri festival, ha sempre prediletto scelte audaci e di nicchia. Per questo non può non sorprendere come un pubblico così vasto confluisca in sale dove proiettano film molto spesso pesanti e poco digeribili se non, in alcuni casi, evidentemente brutti.
Sia chiaro che il brutto è qualcosa che appartiene a tutti i festival. Dei circa 40 film che solitamente compongono la selezione di una manifestazione cinematografica (anche Cannes) almeno la metà (per stare stretti!) è indigeribile, eccessivamente audace e pretenziosa rispetto alle sue potenzialità e inadeguatamente spocchiosa. Per questo i festival si giudicano spesso dai vincitori, perchè costituiscono quel 10% di scoperta e di obiettivi raggiunti.

Ecco, il festival di Berlino pur avendo negli anni avuti vincitori eccelsi (l’anno scorso Una Separazione ma solo negli ultimi tempi film come Tropa de elite, La città incantata, Magnolia, La sottile linea rossa, La sposa turca…) contamina il suo programma con eccessi cinefili che sconfinano nell’insulsa lungaggine e non mancano di lasciare delusa anche gran parte del pubblico. Non è infatti un giudizio soggettivo di chi scrive quello che leggete, ma uno fondato sui moltissimi fischi sentiti in sala al termine di film del concorso e di altre sezioni. Perchè se la selezione di Panorama è stata sorprendente c’è da dire che Forum avrebbe tagliato le gambe anche ai più audaci sperimentatori.

Di questa contraddizione (possibile solo in una città dalle caratteristiche elencati inizialmente) dunque continua a stupire come un festival dalla forma così perfetta, funzionale e vincente sia continuamente riempito di contenuti ben al di sotto del livello che sarebbe lecito aspettarsi.