Di Solo: A Star Wars Story si è parlato tanto dal 2018 a oggi, più che altro per via della resa commerciale non propriamente esaltante al box-office dovuta, molto probabilmente, all’uscita decisamente troppo ravvicinata rispetto a Star Wars: Gli Ultimi Jedi.

Del passo falso di Solo – A Star Wars Story si è sempre assunto la colpa Bob Iger l’ex Presidente e CEO della Disney (che in questa fase di crisi dovuta alla pandemia del nuovo coronavirus partita dalla Cina sta comunque guidando la compagnia). Lo aveva fatto poco dopo il debutto della p e lo ha ribadito in un’intervista lo scorso settembre rilasciata a margine dell’arrivo sugli scaffali del suo libro di memorie, The Ride of A Lifetime: Lessons Learned from 15 Years as CEO of the Walt Disney Company” (trovate maggiori dettagli in questa pagina).

Eppure, stando a un informazione contenuta nel libro The Art of Star Wars: The Rise of Skywalker, Solo doveva addirittura avere il compito di riportare la saga a maggio, il mese in cui, tradizionalmente, i film di Guerre Stellari sono sempre arrivati nei cinema (per lo meno negli Stati Uniti), usanza che era stata interrotta con la distribuzione di Star Wars: Il Risveglio della Forza nel mese di dicembre.

In un passaggio del libro leggiamo:

Solo: A Star Wars Story era stato concepito come il primo di svariati film di Star Wars che dovevano riportare il franchise nella classica finestra di uscita di fine maggio.

Purtroppo le intezioni si sono poi dovute scontrare con il feedback del pubblico.

Qualche settimana fa, Ron Howard è tornato a parlare dell’esperienza avuta con Solo: A Star Wars Story dichiarandosi decisamente soddisfatto:

Date le circostanze del mio coinvolgimento con Solo, è stata un’esperienza grandiosa. Mi ha ricordato quanto io ami quello storytelling giocoso, l’azione, quanto mi piaccia la tecnologia. Preferisco gli attori, ma è comunque grandioso quello che puoi offrire al pubblico. Date le circostanze, con Phil e Chris che stavano lasciando il film e io che stavo subentrando, ci trovavamo a un punto in cui era tutta una continua riscrittura e una certa percentuale della pellicola che non era proprio stata girata. Non accade sempre in ogni film con quel livello d’intensità, ma ha molto a che fare con l’esplorare il territorio di queste proprietà intellettuali di altissimo profilo. Avevo avuto a che fare con una roba simile quando ho fatto Il Grinch 20 anni fa, ma nulla di paragonabile. Però sai, George Lucas è un mentore e un mio caro amico. E mi ha avvertito, come sempre, che “Guarda, è tutto per i fan”. E ti ritrovi in questa situazione dove devi avere sia il coraggio di ascoltarli che di raccontare la storia che vuoi narrare. A lui interessa espandere la galassia e sperimentare. È quello che preferisce. Si emoziona di più con quelli che vogliono spingere i confini di quello che Star Wars può essere con un film o una serie TV.

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