Lotus, il braccio produttivo di Leone Film Group, che ha scalato in brevissimo la vetta della produzione italiana (sia Genovese che Muccino adesso producono con loro), sembra voler fare altrettanto con la produzione internazionale (del resto il progetto di Il Rapimento di Edgardo Mortara, che in precedenza doveva essere diretto da Spielberg, vedeva Leone Film Group come co-produttori). Per farlo ha scelto di percorrere anche la strada del cinema di genere fondando un’etichetta apposita: Lotus Factory.

Come ampiamente raccontate dalle notizie dei giorni scorsi il produttore creativo della Factory è Nicola Abbatangelo, che è anche regista del prossimo The Land Of Dreams, parte del catalogo 01 per il prossimo anno.

Il tentativo è clamoroso: fare cinema di genere in Italia, con manodopera e forze soprattutto italiane (talent stranieri ci saranno e sono indispensabili ma il grosso sarà nazionale), con il resto del mondo come target e quindi a livello dei film che girano nel mercato internazionale. Sarebbe un salto da 10 a 100. Perché qualcosa la stiamo facendo in Italia ma nulla di così sistematico e preciso, di così articolato, programmato e soprattutto vario.

Le domande su questo progetto che pare molto complicato e ambizioso sono tantissime, tutte legittime (perché “legittimo” è la parola giusta di fronte all’incredulità di una factory di genere italiana che nasce quasi da zero). Le abbiamo fatte a Nicola Abbatangelo stesso.

Vorrei capire qual è il modello di Lotus Factory? È la Europa di Besson? È The Apartment (il braccio di Wildside dedicato ai progetti internazionali)?

NA: “Noi siamo una factory che cerca e produce nuovi talenti sia per l’Italia che per l’estero questo è il DNA di Lotus factory. Ovviamente abbiamo la missione di far vedere i nostri progetti anche in tutto il mondo. Per questo, se devo proprio paragonarla a qualcuno, io guardo molto al metodo produttivo della Pixar. Non prenderei The Apartment come riferimento perché noi non andiamo a cercare talenti e progetti da altri produttori. Il film d’animazione che abbiamo in cantiere è un ottimo esempio di apertura verso l’estero”.

Ecco per l’appunto Fear Tales è uno dei progetti annunciati. Ho capito che ci sarà Sandro Cleuzo, che ha una grandissima esperienza negli studi americani, ma il resto? Metterete su uno studio d’animazione?

NA: “Non vogliamo appaltare la lavorazione ad un altro studio, stiamo anche creando un pool interno, primo per lasciare la nostra impronta e poi per costruire qualcosa che continui a crescere, cosa che se appalti tutto al di fuori non può avvenire.
Certo per ora abbiamo annunciato un film d’animazione solo, cerchiamo di fare in modo che sia bellissimo e che possa emozionare tutti. Ovviamente io mi auguro che questa esperienza, questo team che stiamo mettendo insieme, possa continuare un percorso nel futuro… Ma questo lo vedrà il tempo non voglio andare troppo avanti per ora”.

Ci vuole tantissimo per fare un film d’animazione. Tra quanto uscirà Fear Tales? 4 anni?

NA: “Vediamo come va ma sì, la gestazione è molto lunga, anche perché è un progetto d’animazione con una tecnica nuova, serviranno test”

Come sarebbe a dire una tecnica nuova? Che tecnica è?

NA: “È una tecnica che mischia 2D e 3D. Ci sono già tecniche per far interagire personaggi e per creare un mondo coerente, noi ne stiamo creando un’altra, del resto il mondo è sempre quello quando parliamo di innovazione, ma è la maniera in cui fondi le due tecniche che fa la differenza”.

L’altro progetto annunciato è la origin story di Babbo Natale. Prima del lockdown per il Natale 2020 erano previsti 3 film italiani su Babbo Natale. Tutte commedie. Ora voi aggiungete questo (che comunque non arriverà certo nel 2020). È l’effetto di La Befana Vien Di Notte?

NA: “Guarda, a livello produttivo La Befana Vien Di Notte è stato un ottimo esempio e ha risvegliato l’esigenza di fiaba. Tuttavia non direi che ci ha influenzato. È un caso. La nostra poi è una serie con un obiettivo narrativo un po’ diverso dalle commedie che citi”.

Fammi capire, nella tua idea a cosa dovrebbe somigliare? Se me lo dovessi presentare come si fa in America unendo due film diversi quali mi citeresti?

NA: “Ti direi che è Oliver Twist + Harry Potter

In questo progetto partecipa anche Fabio Guaglione poi…

NA: “Abbiamo mescolato nazionalità diverse [c’è anche lo sceneggiatore Jim Capobianco che ha lavorato alla Pixar e Robert Lence della Disney ndr], tutte persone di cui ho grandissima stima. Per Guaglione poi ne è ho una pazzesca, con lui stiamo portando avanti diversi progetti. È uno dei pochi con cui mi trovo benissimo ad ideare e scrivere. Pensa che l’ho incontrato prima di tutto questo, è un talento vero e abbiamo un background simile. Ci siamo incontrati in un festival io con un mio corto e lui in giuria, e ci siamo subito trovati benissimo. Dagli stranieri invece volevamo, oltre ad una comprovata capacità narrativa, il loro supporto nel centrare uno sguardo capace di conquistare tutto il mondo”.

In questi ultimi 5 anni abbiamo visto diversi film italiani che hanno dimostrato ambizioni di genere e internazionali che descrivi ma spessissimo sono stati distribuiti come tutti gli altri film italiani e non hanno reso come ci si aspettava. Pensi che queste produzioni abbiano bisogno di distribuzioni diverse dal solito?

NA: “Non lo so. Io posso parlare per il mio film, The Land of Dreams, che poi è il motivo per cui io e Belardi ci siamo incontrati ed è nata la Factory. Di certo questi sono progetti che hanno bisogno di un supporto molto grande, ma da quel che posso vedere 01 Distribution si sta impegnando tanto (considerato poi che è un’opera prima). Ma lo sappiamo che tutti i film hanno bisogno di un grande supporto, non è mai facile arrivare alle orecchie del pubblico”.

Ho letto che volete realizzare film che poi possano diventare anche giochi e videogiochi. Che intendete con questa differenza?

NA: “Vogliamo lavorare a storie che si sviluppino su diversi fronti, quindi alcune possono diventare giochi di ruolo, altre videogame e altre ancora magari graphic novel o romanzi”

Avete già progetti adattabili a giochi o videogiochi?

NA: “Sì alcuni sì, ho un progetto di lungometraggio di fantascienza che sarebbe perfetto perché è una storia che apre mondi che si adattano bene ad un gioco”

A chi vi rivolgereste in caso?

NA: “Ovviamente è presto per parlare di chi lo possa sviluppare, dipende dal tipo di progetto e cercheremo di capire di volta in volta i partner più adeguati”

E invece per il film d’azione che è stato menzionato?

NA: “Quella è una scommessa. Sai, vedo un grande entusiasmo a tanti livelli nello sperimentare generi che siamo bravi a raccontare, serve solo la spintarella, cioè iniziare. Penso che sia il momento giusto”.

Sì ma un film d’azione è una cosa difficilissima se non ne hai mai fatti. Specie negli ultimi anni è cambiato tutto, sono diventati molto tecnici come quelli asiatici, estremamente complessi da coreografare e atletici nelle prestazioni…

NA: “Io credo servano progetti intelligenti, stiamo lavorando con una struttura e un modo di raccontare storie che è diverso da quello americano e “conta la storia” non il budget megagalattico. Non è detto che un action debba costare più di una commedia di alto budget, servono progetti intelligenti”.

Ho capito che volete coinvolgere nuove leve ma vi interessa anche lavorare con i grandi autori italiani che solitamente non associamo al cinema di genere?

NA: “Certo, potrebbe succedere. Ci interessa prima di tutto il progetto. Il punto è che di talento ce n’è in Italia, e in base al progetto scegliamo di quale avvalerci. Può sicuramente succedere di lavorare con grandi autori italiani, mi è capitato di poter scrivere (o leggere) cose con o di gente che arriva da altri generi e dire “WOW, non me l’aspettavo”.

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