Searching di Aneesh Chaganty arriva su Netflix: vi spieghiamo perché non è solo una moda passeggera.

Quanto tempo della vostra giornata passate davanti a uno schermo?

Del computer, del cellulare, della TV, del tablet, dello smartwatch, della plancia di comando dell’automobile, del frigo smart, della Switch… Non è un’accusa, potete rispondere senza vergogna: che sia per lavoro, per passione, per studio o per necessità, la nostra vita si è parzialmente spostata in una dimensione disincarnata, intermediata e che ha ormai acquisito una grammatica tutta sua, fatta di strumenti come il multitasking, le notifiche, la riduzione a icona e il copiaincolla. E se è vero come diceva Hitchcock che il cinema è la vita senza le parti noiose, come fa a raccontare efficacemente questa nuova modalità di “vita” così statica e piena di, appunto, parti noiose?

 

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Searching… daughter not found

Su Netflix trovate da qualche giorno una delle possibili risposte a questo dubbio amletico: si intitola Searching, è uscito al cinema nel 2018 ed è il debutto alla regia di Aneesh Chaganty, uno che si è fatto un nome con uno spot dei Google Glass del 2014 e che quattro anni dopo ha convinto John Cho ad accettare un ruolo da protagonista in un film che si svolge interamente all’interno dello schermo del suo PC.

Searching è, o meglio sarebbe se non fosse girato in quel modo, un thriller molto classico che parla di un padre alla disperata ricerca della figlia sparita (forse morta, forse no). Solo che quella che negli anni Novanta sarebbe stata raccontata come la storia di un uomo che non si ferma di fronte a nulla e prende a pugni scagnozzi mafiosi nei peggiori bar di Caracas per estorcere loro indizi sull’ubicazione della prole scomparsa, nel 2018 diventa l’occasione per piazzare un tizio davanti a un computer e riprendere il suo desktop mentre lui vaga su Internet in cerca di informazioni e contatti utili.

 

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Come Blair Witch

Quello dell’ “avventura da desktop” è un formato ancora nuovo e che sta subendo peraltro un’evoluzione rapidissima: essendo un genere basato sulla tecnologia, invecchia al suo stesso ritmo, e quello che nel 2018 sembrava all’avanguardia oggi, appena due anni dopo, assomiglia più che altro a un tuffo nella nostalgia. È lo stesso problema, accelerato a livelli insostenibili, del genere che più di tutti ha contribuito a dare vita ai film da desktop: il found footage inteso in senso moderno, quello nato con The Blair Witch Project ed evolutosi poi (anche) grazie a una serie di novità tech che poco hanno a che fare con il cinema – camere HD, GoPro, droni…

Searching e i film come Searching nascono dalla stessa esigenza creativa, quella di raccontare una storia non direttamente ma rubandola, che sia da una telecamera ritrovata nel bosco di fianco a un cadavere o dallo schermo di un PC. E come un found footage, anche un desktop movie è tanto più credibile ed efficace quanto più si allontana dalla grammatica classica del cinema: il montaggio diventa un’arma a doppio taglio quando non direttamente un ostacolo alla plausibilità del racconto, un’inquadratura impossibile può rovinare l’immersione, la colonna sonora smette di esistere a meno che non sia diegetica…

 

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Desktop di paura

Un altro elemento in comune al ff e ai dm (consentiteci gli acronimi) è quanto facilmente film del genere finiscano per diventare film di genere. Se parliamo del post-Blair Witch è sostanzialmente impossibile trovare un epigono che non sia in qualche modo assimilabile all’horror, e se è vero che ci sono anche desktop movie che vanno in altre direzioni (Face 2 Face è un documentario sulle amicizie su Facebook, 0s&1s è una commedia, King Kelly parla di furti e strip tease online, e c’è persino una puntata della comedy Modern Family girata in questo modo), i migliori rappresentanti del filone sono stati girati con l’esplicito intento di fare paura.

Non è difficile immaginare il perché. Lo stile è nuovo, ancora visto da buona parte della critica come fumo negli occhi, un trucchetto che passerà presto di moda (una convinzione bislacca, visti anche gli sviluppi di VR e AR in questi ultimi anni), e che per ora rimane confinato nel recinto della sperimentazione – nel quale pascolano da sempre in cerca di idee thriller, horror e dintorni. Il primo impatto con un dm, poi, è straniante: da un lato è fin troppo familiare e quotidiano, dall’altro completamente alieno rispetto a quello che ci si aspetta da un film; e uno spettatore disorientato è più facile da spaventare. C’è poi un discorso quasi filosofico da fare, che riguarda quel fil rouge che unisce i film di invasione domestica con gli horror da desktop: anche la nostra vita online è uno spazio teoricamente privato e inviolabile, ma in realtà assediato da ogni parte da mostri che si nutrono di privacy e dati personali. Vedersi invadere il computer da uno spirito maligno non è diverso dal ritrovarsi un branco di sconosciuti violenti in salotto.

Cinque pezzi facili

Immaginando dunque di avervi incuriosito abbastanza da convincervi a vedere Searching, vi lasciamo con una piccola lista della spesa, da utilizzare nel caso in cui il film di Chaganty dovesse piacervi: si tratta dei cinque migliori horror da desktop usciti da, be’, da quando il genere esiste.

 

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The Collingswood Stories (2006)

L’antenato, il precursore, il primo film a svolgersi interamente all’interno delle webcam dei protagonisti, talmente avanti che fece una fatica enorme a trovare una distribuzione. Passeranno sette anni prima che lo spunto di Mike Costanza venga raccolto da qualcuno.

 

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The Den (2013)

Un anno prima che il genere si affacciasse alle porte del mainstream, Zachary Donohue diresse Melanie Papalia in un film girato quasi interamente sul di lei desktop. Perfetto nella messa in scena, fa un po’ tenerezza rivederlo ora perché ruota tutto intorno a una sorta di Chatroulette, una parola che da sola vi ha catapultati indietro di parecchi anni.

 

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Unfriended (2014)

Timur Bekmambetov è uno dei più grandi sostenitori delle potenzialità dei desktop movie, al punto che ne ha prodotti parecchi e si è inventato pure un termine per definirli (“screen life”). Unfriended è il primo di questa lista, nonché un enorme successo commerciale: costato 1 milione di dollari, ne incassò 65 e si meritò anche un sequel, Dark Web, che è, sorprendentemente, all’altezza del primo.

 

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Open Windows (2014)

Famoso per essere il primo film in lingua inglese di Nacho Vigalondo, ma soprattutto per essere quel film dove Sasha Grey recita insieme a Elijah Wood, è il più spurio dei film di questa lista ma anche la dimostrazione che è possibile convincere anche i grossi nomi a partecipare a un desktop movie.

 

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Sickhouse (2016)

Nato come collaborazione creativa tra la regista Hannah Macpherson e la YouTuber Andrea Russett, rilasciato inizialmente a (brevissime) puntate su Snapchat, girato in verticale, Sickhouse è il passo successivo nell’evoluzione dei desktop movie, nel quale finzione e realtà si confondono definitivamente.

I film e le serie imperdibili

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