Da Batman a Star Wars: Visions, i franchise occidentali rivisti nel Sol Levante

Il 22 settembre è approdata, su Disney+, una nuova serie antologica animata ambientata nell’universo creato da George Lucas, dal titolo Star Wars: Visions (ECCO LA NOSTRA SCHEDA DEDICATA ALLA SERIE). Si tratta di un prodotto singolare: non un semplice spin-off che va ad espandere la già ricchissima lore della galassia lontana, lontana quanto un vero e proprio esperimento, dai molteplici risvolti.
È una collezione di nove cortometraggi, slegati tra loro, non canonici e senza legami particolari con la saga degli Skywalker e tutti i personaggi che ruotano attorno ad essa; ma soprattutto, sono tutti realizzati in animazione da alcuni dei più importanti studios del settore di stanza nel Paese del Sol Levante.

Non un prodotto “ibrido” come oramai capita spesso di vedere (ad esempio, il recente The Witcher: Nightmare of the Wolf) che combina stilemi occidentali e orientali ma un vero e proprio anime giapponese al 100%, cosa che potrebbe risultare strana ai più e invece acquista molto senso, a pensarci bene. Sebbene Star Wars sia una produzione decisamente americana (Lucas, del resto, è californiano!) la sua anima è in parte nipponica: il nostro George ha ripreso alcuni elementi avventurosi e caratteriali dai tipici Chambara, i classici film di “cappa e spada” giapponesi. Ci sarebbero tanti elementi da sottolineare, ma basti pensare che il ruolo di Obi-Wan Kenobi era stato originariamente pensato per il celebre attore giapponese Toshiro Mifune.

Vedere dunque reinterpretare storie dal contesto starwarsiano all’interno di una grafica e di un contesto manga/anime è quasi naturale e, senza dubbio, interessante. Non è, però, la prima volta che un franchise (o una singola property) viene riproposta in una versione che subisce un trattamento di “nipponizzazione”: è successo diverse volte nel corso degli ultimi anni (se non decenni) per svariati motivi.

Sappiamo che rinnovare un franchise è sempre più comodo e sicuro che crearne uno da zero: un cambiamento drastico come questo, anche solo in veste sperimentale, può riaccendere la scintilla dell’interesse nel pubblico. Già, ma che pubblico? Il più variegato possibile, naturalmente.
Proporre una versione “anime” di una IP è un ottimo modo per tentare di entrare nel mercato orientale con qualcosa di più familiare a livello di design, così come di catturare l’attenzione dei potenziali spettatori occidentali appassionati, tuttavia, di manga e non di prodotti americani. I riferimenti “mangofili” hanno fatto la fortuna della prima stagione di Heroes, ad esempio, in un periodo in cui c’erano pochi show del genere.

Andremo ora a scoprire alcuni di questi esperimenti: alcuni più riusciti, altri meno o semplicemente più bizzarri. Scommettiamo che di alcuni non conoscevate o ricordavate neanche l’esistenza!

I manga di Star Wars

Forse non lo sapete, ma in Giappone esistono adattamenti manga di tantissimi film o serie tv americane o inglesi. Da Ritorno al Futuro allo Sherlock con Benedict Cumberbatch, alcune di esse sono arrivate anche nel nostro Paese e diverse sono state realizzate da autori abbastanza famosi, così da divenire subito popolari grazie alla riconoscibilità del tratto.
Star Wars non si sottrae certo a questa spietata logica di mercato, declinata addirittura in tre modi diversi: vere e proprie riduzioni a fumetti dei vari film della saga, adattamenti a fumetti di romanzi e finanche storie completamente originali. Fare un elenco è davvero complesso e meriterebbe un articolo a parte!

Animatrix

Forse il più importante, tra tutti gli esempi che possiamo fare. Ha molto in comune con Star Wars: Visions, che gli è certo fortemente debitore: nove corti animati, realizzati in stile anime, che esplorano elementi alternativi o ulteriori di un importante universo narrativo di fantascienza. Anche se, in realtà, una differenza c’è: per quanto molto artistici e sperimentali, i cortometraggi di Animatrix fanno comunque parte della narrazione canonica della serie, andando a riempire elementi di storia o background utili alla comprensione e all’espansione della saga, mentre Visions propone storie a sé.

Batman

Uno dei supereroi più famosi di tutti i tempi è stato anche uno dei primi ad avere una versione manga, sul finire degli anni ’60, quando il fumettista Jiro Kuwata disegnò la sua reinterpretazione di quel che ora chiamiamo Batman ’66, ovvero quello del telefilm con protagonista Adam West. Da lì, ne sono arrivate davvero un’infinità di versioni più o meno canoniche, disegnate da autori come Kya Asamiya e Katsuhiro Otomo. Fino ad arrivare, nel 2018, al Batman Ninja del film di Junpei Mizusaki, che reimmagina il tutto in un folle contesto alla Ninja Scroll.

Marvel… e gli altri

Ma Batman non è certo l’unico supereroe americano ad avere avuto versioni manga. Uno degli ultimi lavori dell’autore di Lupin III, Monkey Punch, è stato reimmaginare la Justice League col suo stile, e il risultato senza dubbio è straniante.

 

 

Spawn ha avuto una breve miniserie manga a opera di Yuzo Tokoro, mentre Witchblade, addirittura, una vera e propria serie anime, che strano a dirsi, non riusciva comunque a superare l’originale in quanto ad appeal sexy.
È la Marvel, ad ogni modo, ad aggiudicarsi lo scettro di regina delle versioni manga dei suoi personaggi, con gli X-Men prima e gli Avengers poi come supergruppi di punta. Il tutto deriva dal successo nipponico della serie animata Insuperabili X-Men, che pur essendo americana incontrava il gusto del pubblico giapponese, tanto da stimolare la creazione di alcune sigle animate in Giappone. I personaggi divennero così popolari da suscitare la creazione dei vari crossover videoludici realizzati da Capcom, a partire da X-Men vs. Street Fighter.
Da lì in poi è stato un viavai di versioni manga dei supereroi della Casa delle Idee, tra cui, in epoca in cui il Marvel Cinematic Universe era ancora acerbo, ben quattro miniserie anime da dodici episodi l’una dedicate ad Iron Man, Wolverine, gli X-Men e Blade, più due film animati dedicati al mercato dell’Home Video, giunti anche inItalia: Iron Man: Rise of Technovore e Avengers Confidential: La Vedova Nera & Punisher. E vi risparmiamo operazioni assolutamente folli come, ad esempio, Marvel Disk Wars: se siete pronti a tutto, cercatelo su YouTube.

 

Manga

 

Spider-Man

Ma di tutti gli eroi Marvel, Spider-Man merita un capitolo a parte: Peter Parker è stato visto e rivisto sotto la lente del manga innumerevoli volte, con i risultati più disparati. Nel 1970 un giovanissimo e ancora acerbo Ryoichi Ikegami (autore in seguito di capolavori come Crying Freeman) ne realizza una sua versione in cinque tankobon, mentre nel 1978 arriva in tv Supaidaman, completo reimagining in versione sentai del personaggio, qui divenuto una sorta di assurdo Kamen Raider. Sebbene la serie sia durata appena una stagione (di ben 41 episodi, comunque!) la sua importanza è stata seminale nel genere, dato che è la prima che prevede la presenza del Super Robot per il combattimento di fine puntata. Senza Supaidaman non avremmo avuto i Megazord dei Power Rangers, per intenderci.
Parlando di assurdità, tra le tante non possiamo esimerci dal citare l’incredibile crossover tra i personaggi Marvel (tra cui, in particolare, Spider-Man) e L’Attacco dei Giganti avvenuto nel 2015 e che riporta alla mente quando i supereroi si scontravano con personaggi decisamente fuori dal loro contesto (che fossero He-Man, i Transformers o… Muhammad Ali).

TMNT

Per motivi facilmente intuibili, le Tartarughe Ninja sono state dei personaggi molto amati in Giappone, tanto da ispirare non solo diversi videogiochi molto amati realizzati da Konami, ma anche un doppio sequel speciale in Home Video per la serie animata classica, realizzato nel 1996 e dal titolo Mutant Turtles: Superman Legend. Il chara design segue quello americano adattando poco, essendo quello originale già in linea coi gusti nipponici: ma l’introduzione del power-up alla Ultraman è un dettaglio squisitamente nipponico.

Stitch

I Classici Disney sono (quasi) sempre andati alla grande in Giappone, dando luogo addirittura a Tokyo Disneyland e a un gran numero di videogiochi graziati da un irresistibile stile anime nell’era degli 8 e, soprattutto, 16 bit. I personaggi carini (o, per meglio dire, “kawaii”) naturalmente sono sempre stati tra i favoriti: tra questi, inevitabilmente, Stitch, vera e propria istituzione dei Disney Store nipponici insieme a Topolino e Winnie the Pooh. Ebbene, in pochi sanno o ricordano che, oltre al film, ai sequel e gli spin-off per l’Home Video, esiste una sorta di serie animata sequel/reboot, ambientata non più alle Hawaii ma ad Okinawa e con una nuova bambina autoctona, Yuna.

Supernatural

Alzi la mano chi sapeva che Supernatural ha una sua versione anime. Sul serio! Nel 2010, nientemeno che lo Studio Madhouse si è occupato di realizzare la bellezza di 22 episodi sulle avventure dei fratelli Winchester, ripercorrendo per sommi capi le vicende delle prime due stagioni e ampliandone il background con flashback e sidestory non presenti nel serial originale. Se siete fan della serie, dovete assolutamente recuperarlo!

 

supernatural

 

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