Dune: il direttore della fotografia Greig Fraser e l’ansia di rovinare il film

Anche i più grandi tremano. È il caso del direttore della fotografia di Dune, la nuova opera di Denis Villeneuve. Greig Fraser, candidato all’Oscar per Lion – La strada verso casa, è un artista che in pochi film è riuscito a lavorare in produzioni importantissime e con registi di primo ordine. Prima di Dune ha prestato il suo ingegno a Vice – L’uomo nell’ombra e presto Fraser ci mostrerà le sue idee visive in The Batman di Matt Reeves. Jane Campion, Andrew Dominik, Bennett Miller, Gareth Edwards oltre allo stesso Villeneuve sono alcune delle grandi personalità con cui ha collaborato. Un curriculum di primo ordine che dovrebbe garantire una buona sicurezza e fiducia nelle proprie capacità.

Adattare Dune, il seminale romanzo di Frank Herbert, ha messo sotto pressione Fraser. I precedenti tentativi di trasposizione non erano andati gran ché bene, tanto che a lungo quella storia fu considerata impossibile da filmare. Il primo tentativo era crollato sotto le ambizioni di Alejandro Jodorowsky il secondo aveva fatto inciampare anche David Lynch. Eppure Dune ha mantenuto negli anni l’aura di sacralità del materiale di partenza, trattato con enorme rispetto e riverenza da tutti. “Non vuoi certo essere il tizio che combina disastri con la fotografia di Dune” ha detto Greig Fraser scherzoso.

La paura è però un buon segno, aggiunge Fraser, dato che non sceglie mai i progetti su cui si sente troppo tranquillo. Significa, interpretiamo noi, un automatico rispetto per la fonte e per ciò che si sta facendo. Un’adrenalina sana, insomma, che stimola a dare il meglio.

Nel caso di Dune la tensione era al massimo già dalla pre produzione. Il direttore della fotografia si è appoggiato molto al regista. Il lavoro sulle luci è partito infatti dall’ascolto delle numerose idee di Denis Villeneuve:

È incredibilmente appassionato come un bambino alla storia, ama il materiale. L’ho ascoltato per ore. Ha sognato il suo film in 4:3, un formato inizialmente insolito perché non fa pensare immediatamente a una grande epica. Ma quando ho visto come giravamo il film in formato IMAX ho visto Dune proprio come lo immaginava Denis. La storia è grande. È epica. Non potevamo farlo più enorme secondo una prospettiva di scala. Ma alla fine, gira tutto attorno a questo ragazzo, Paul Atreides, e il suo viaggio con la sua famiglia. Non è poi così diverso da Lion, vediamo il mondo dagli occhi di Paul.

Per catturare l’enorme portata di Dune, Fraser ha fatto affidamento alla Alexa LF, una delle camere a largo formato più avanzate. Denis Villeneuve ha poi passato le immagini nella pellicola 35mm per poi digitalizzarle nuovamente, ottenendo così la particolare grana del film. 

L’immagine che vedi sullo schermo è passata attraverso un processo di emulsione… è una bellissima unione di digitale e analogico. Denis è davvero intelligente nell’idea di  potere combinare digitale e analogico e usarlo per arrivare a un risultato mai visto prima.

Per questo, conclude il direttore della fotografia, Dune va visto ovviamente sullo schermo più grande e “fedele” possibile. In particolare, dice dell’esperienza IMAX, la visione è così spettacolare e lanciata al massimo che “è come stare su una montagna russa”.

Fonte: hollywoodreporter

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