C’è il Natale, la Pasqua, il Carnevale e il periodo dell’anno in cui girano voci sull’arrivo di Netflix in Italia. E’ capitato di nuovo in questi giorni, benchè dalla casa madre non arrivino annunci o anche solo indovinelli in materia. Di certo prima o poi dovrà accadere e potrebbe anche essere questa la volta buona, tuttavia senza nessuna conferma ufficiale o indizio più concreto del solito, al momento la voce non può che essere rubricata come l’annuale “Al lupo! Al lupo!”.

 Di contro è reale ed effettiva la partenza tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 di due servizi di video on demand (in streaming addirittura!) di un paio di colossi italiani. Sono Sky, e si sapeva già, e Mediaset, la quale ha annunciato a Corriere.it di essere pronta a partire a Natale con Infinity. Il catalogo fruibile da pc, tablet e smartphone (iOs e Android) sarà di circa 5000 titoli in HD (e in doppio audio, doppiato e originale) nei quali rientrano sia cinema che televisione (anche serie tv ma solo complete), tutta materia edita e già vista per un abbonamento mensile di 9€.

A destare maggiori perplessità è però l’ultima parte dell’offerta Infinity, cioè la possibilità di vedere film che sono ancora in sala a circa 3€ l’uno. Storicamente in Italia ogni qualvolta qualcuno ha tentato di incrinare il primato delle sale cinematografiche sui film in prima visione è finito male (epico il caso di 3 Italia e The interpreter, offerta promessa fino al giorno prima e poi miseramente ritirata per l’ira degli esercenti). Se Mediaset riuscisse nell’impresa sarebbe un caso unico e cardinale nella storia della distribuzione italiana.

Di contro Sky, qualche mese dopo (febbraio-marzo circa) partirà con River, anch’essa un’offerta in streaming accessibile solo online che può essere rinnovata o disdetta di mese in mese, fatta di contenuti più che altro di Sky disponibili anche ai non abbonati (dallo sport, calcio italiano escluso, ai film), sulla scia di quel che BSkyB fa nel Regno Unito con NowTv.

Il colosso della televisione satellitare in Italia ha già dimostrato di essere in grado di gestire flussi di dati in streaming con le connessioni a banda non troppo larga del nostro paese grazie a SkyGo, ma qui si tratta di cominciare a vendere contenuti a tutti, cioè un’altra mole di dati da gestire.

Più che altro ciò che ormai nessuno si ricorda di menzionare è che la lotta per la distribuzione online di contenuti video in Italia pare riguardare unicamente il cinema, quando in realtà l’offerta pirata che questi servizi tentano di combattere sul medesimo terreno è fatta anche moltissimo di download di serie tv. Certo Mediaset ha annunciato di avere anche quello in catalogo ma una punta di scetticismo sulla completezza di tale offerta (e la coincidenza con i gusti di chi si abbevera di pirateria) mi sembra il minimo e anche nella migliore delle ipotesi, purtroppo, la legge della divulgazione dei contenuti online vuole che se un’offerta non è completa (cioè se io non posso trovare tutto quel che cerco o quasi) è come se non esistesse (cioè non smetterò di rivolgermi alla pirateria, ad oggi il servizio più efficiente).

 Intanto dall’altra parte del cosmo, in un mondo tecnologico a noi alieno, in America, la MPAA esulta per la sconfitta da 110 milioni di dollari di IsoHunt, uno dei maggiori indicizzatori di file Torrent (cioè i siti che offrono il collegamento e il download dei piccoli file in grado di agevolare il download dei grandissimi film, episodi di serie tv, dischi ecc. ecc).

Come già capitato in molti altri casi IsoHunt, per anni una delle direttrici più sfruttate del pianeta, è stato chiamato in causa dai difensori del diritto d’autore con l’accusa di diffondere pirateria. Il sito si è difeso (come si fa in questi casi) sostenendo di non poter essere a conoscenza di cosa transiti sui propri server ma a quanto pare la corte non gli ha dato ragione condannandolo (in prima istanza) al pagamento dei suddetti 110 milioni di dollari, cosa che lo manderà in bancarotta di fatto chiudendo le attività.

A fronte di questa conquista dell’MPAA (e della legalità) rimane sempre da chiedersi a cosa serva far chiudere un grande sito, attraverso anni di lotta legale, quando altri 100 equivalenti ne esistono e altri 100, meglio programmati e concepiti, ne apriranno domani.

 

Questo il messaggio pubblicato da Gary Fung a pochi giorni dalla chiusura di IsoHunt: