Sono 50 anni che American Graffiti è tra noi. Quattro amici scorrazzano a bordo di eccentriche automobili nella notte californiana. Sono le ultime ore in città, presto andranno al college, nella vita degli adulti, abbandonando un’adolescenza fatta di svaghi, relazioni e immagini di futuro. George Lucas nel 1973 raccontava un decennio prima, i suoi anni della giovinezza, con la nostalgia e l’allegria dei tempi andati. 

American Graffiti confronta i suoi giovanissimi personaggi con l’ansia del futuro e l’esigenza di andare avanti nella propria vita. È un romanzo di formazione on the road e “dentro un jukebox”, come Lucas lo racconta. Con tantissimi personaggi che incrociano le propria storie in questo affresco, il fenomeno American Graffiti ha segnato il modo in cui il cinema ha raccontato le età di passaggio, la musica e la notte. Il film viene ricordato anche per una tappa storica anche a livello industriale. Fu infatti durante le sue produzioni che il logo Lucasfilm si fece conoscere al pubblico. 

Così, per ricordare i 50 anni del film, la Lucasfilm stessa ha dedicato un approfondimento sul suo sito web.

Lucasfilm ricorda American Graffiti

Nell’omaggio all’opera si ricorda che il American Graffiti fu girato a rotta di collo durante le notti dell’estate 1972. Inizialmente i piano prevedevano la città di San Rafael nella contea di Marin come location. La produzione si spostò poi nella vicina Petaluma e negli studi della Universal. Lucas girava e montava immediatamente e senza soluzione di continuità lavorando fianco a fianco con Walter Murch per costruire il mondo sonoro del film. 

L’idea di creare una società di produzione arrivò durante l’esperienza con American Zoetrope dell’amico Francis Ford Coppola, durante la lavorazione de L’uomo che fuggì dal futuro. Quando lo studio affrontò turbolenze economiche Lucas decise di creare una propria società. Fu proprio Coppola a invitare Lucas a girare un film “caldo e divertente” dopo il più concettuale esordio fantascientifico. 

American Graffiti è il film isolato nella carriera di Lucas, ma fu anche quello che cambiò tutto. Rappresenta la prova non solo della sua capacità registica, ma anche dell’intuito che gli ha permesso di parlare un linguaggio accattivante per il pubblico, in grado di stregarlo e portarlo in sala. Il film divenne uno delle opere più profittevoli di sempre.

American Graffiti

Il film che cambiò George Lucas

Così il successo di American Graffiti cambiò sia la mentalità del regista, infondendogli coraggio, che le sue possibilità economiche, dandogli la possibilità di osare con un progetto chiamato Star Wars. E se il resto è storia, quello che è meno noto è come Graffiti impattò sulla sua carriera e sul destino della casa di produzione. 

Per prima cosa, scrive la Lucasfilm, George Lucas fu particolarmente toccato dalle lettere dei giovani spettatori che avevano visto il film. Le vicende, ambientate nel 1962, parlavano di un’epoca oramai alle spalle. L’America era cambiata e coloro che, proprio come Lucas, in quel decennio stavano decidendo quale sarebbe stato il loro domani, guardavano al passato con nostalgia. Un mondo lontano lontano in cui i pensieri sono proiettati sul futuro. Proprio come Star Wars

Temi e nostalgia a parte, fu dopo una proiezione privata di American Graffiti che il capo del dipartimento creativo della 20th Century Fox, Alan Ladd Jr, diede totale supporto a Lucas per il suo prossimo progetto. Ne rimase così colpito che il regista si trovò praticamente con carta bianca per proporre un’idea: Star Wars. Il produttore Gary Kurtz rimase attaccato anche a Guerre Stellari e Lucas riuscì grazie ai proventi del film, a costruire il suo sistema. Acquistò la sede di San Anselmo della Lucasfilm e riuscì a finanziare la Industrial Light & Magic per lavorare agli effetti speciali della futura trilogia. 

American Graffiti cambiò tutto in tre modi: ebbe un impatto travolgente sulla vita del suo regista, dandogli la libertà di osare con budget alti. Permise la nascita della saga di Guerre Stellari e tutte le innovazioni che il film portò con sé e alla Lucasfilm. Infine ebbe un terzo impatto, spesso sottovalutato. Raccontò la nostalgia al cinema. Invitò i cineasti a guardare indietro e a riflettere sul presente. Fu la scintilla per una nuova moda. Quella di creare una magia che solo le immagini in movimento possono fare: rinnovare il ricordo di tempo andato, rendendolo presente sul grande schermo. Da 50 anni, l’incantesimo funziona.

Fonte: Lucasfilm

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