Stilare una classifica dei migliori film da vedere è un’impresa persa in partenza. Non importa quanti titoli si inseriranno: ce ne sarà sempre qualcuno che manca o che andrebbe spostato, ripensato, affiancato. Però organizzare il pensiero, cercare di dare un ordine alle esperienze che hanno segnato radicalmente il nostro modo di intendere il cinema, significa anche scoprire e raccontare sé stessi. Per questo crediamo che i titoli che andrete a leggere raccontino molto più di noi di quanto noi possiamo fare di loro.

Questo elenco, in ordine cronologico, nasce come un lavoro collettivo espressione delle tante prospettive che popolano la nostra redazione. Non troverete quindi una fredda disanima dei film fondamentali per conoscere la storia del cinema in maniera accademica. Leggendo le prossime righe avrete accesso a delle opere che crediamo capaci di alimentare la passione per il cinema in ognuno, che consigliamo di conoscere perché ogni storia ha in sé qualcosa di unico: imprese titaniche, espressioni del massimo virtuosismo, ma anche film semplici, eppure perfettamente equilibrati, capolavori d’autore affiancati a quelli di intrattenimento. 

Il primo criterio con cui abbiamo selezionato quelli che per noi sono i migliori film da vedere è semplice: permettervi di osservare il cinema come lo viviamo e lo interpretiamo noi di BadTaste. Non stupitevi quindi se troverete affiancati a delle pietre miliari riconosciute titoli che sono stati per noi esperienze di cinema uniche e personali che ci hanno emozionato e soprattutto ispirato. Abbiamo deciso di non segnalare più di un film per regista (tranne un’eccezione dovuta che lasciamo scoprire a voi). Abbiamo poi evitato una prospettiva storica, per cui non abbiamo selezionato i film che secondo noi sono stati significativi, bensì quelli che lo sono ancora oggi!

Come sempre accade con le classifiche vi ricordiamo che il bello non è solo scoprire le storie che sono state inserite, ma anche quelle che non ci sono e che avrebbero meritato una menzione. Quindi partite da qui, recuperate quelli che per noi sono i migliori film da vedere (non ve ne pentirete) e poi appassionatevi, mettetevi alla ricerca, e create la vostra passione. Buon divertimento!

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Nosferatu (1922)

Consigliato a chi ha sempre avuto paura della propria ombra

Un blockbuster girato da un poeta senza pagare diritti d’autore. Murnau inventa un finto Dracula per uno dei film più spaventosi dei suoi anni, crea da zero un intero armamentario di trucchi ed effetti speciali ma soprattutto inventa il romanticismo legato alla morte. Tutto in 80 minuti.

La Corazzata Potemkin (1925)

Consigliato a chi ama il cinema di guerra che non somiglia a nient’altro

Nemmeno negli anni ’20, quando l’armamentario del cinema era tutto da fondare e ogni film era una sperimentazione, c’era chi sperimentava come Eisenstein. E tra tutti i suoi film questo è quello più denso di invenzioni, ritmo e trovate che oggi, se applicate ad un film americano, lo renderebbero avanguardia. Uno dei migliori film di guerra mai girati.

Metropolis (1927)

Consigliato a chi vuole farsi sbalordire dalla potenza dell’illusione

Con una sceneggiatura molto manichea che racconta di una futura società divisa rigidamente in poverissimi e ricchissimi, Fritz Lang crea una sinfonia di immagini sensazionali, che raccontano l’oppressione, la paura e una forma unica di resistenza dell’umano all’interno del meccanismo robotico. Ancora oggi viene copiato.

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Napoleone (1927)

Consigliato a chi ama il kolossal fuori da ogni scala

Quando Abel Gance girò il Napoleon nulla era sufficiente. Un’epopea di 4 ore che era solo l’inizio di una saga mai portata avanti, alcune scene girate con tre macchine da presa una di fianco all’altra, per poi essere proiettate su tre schermi, tonnellate di girato, migliaia di comparse, un titanismo folle e un risultato a livello!

Tempi Moderni (1936)

Consigliato a chi cerca solidarietà sul lavoro

Al tempo della catena Taylor/Fordista Charlie Chaplin raccontò i drammi psicologici della società attraverso immagini slapstick. Charlot è schiacciato dai macchinari, i muscoli che non sanno più fare altro che il movimento richiesto in fabbrica. È anche un bonaccione ingenuo che si caccia nei guai e risolve solo i problemi altrui. Accompagna così il film in un finale amarissimo, dove l’invito a sorridere è l’immagine dei personaggi che camminano verso l’orizzonte riappropriandosi degli spazi e di una nuova libertà fuori dalle industrie. La più lucida e profetica analisi della società occidentale che il cinema abbia mai fatto.

Quarto potere (1941)

Consigliato a chi ha smanie di grandezza

L’opera prima di Orson Welles ricostruisce Charles Foster Kane come un enigma, o un puzzle, raccontato da molte voci. Alterna scene di un incredibile realismo (il piano sequenza del ricordo) ad altre fiabesche (il prologo), cattura tutti gli stili dell’epoca e ne crea uno nuovo e personalissimo. La migliore storia non solo sul mondo dell’informazione, ma proprio sulle informazioni stesse, mai raccontata al cinema. Universalmente riconosciuto come uno dei migliori film di sempre Quarto potere nasce dal regista più consapevole dei meccanismi della comunicazione e in sé ha anche tutte le luci e le ombre del resto del ‘900 per i media.

Casablanca (1942)

Consigliato a chi è irrimediabilmente tenero dentro

Forse la descrizione più commovente di sempre di un animo duro funestato dai sentimenti che non riesce a contenere. Un film di gigantesca influenza che convinse gli americani ad entrare nella seconda guerra mondiale passando per i loro cuori e non per la loro testa e finì condizionare il cinema per almeno 20 anni.

Le catene della colpa (1947)

Consigliato a chi non ha mai davvero fatto i conti con il proprio passato

Negli anni ’40 il cinema non faceva che raccontare queste storie, quelle di uomini apparentemente di ferro, trascinati in un gorgo di perdizione e sconfitta da una passione insana per donne attraenti e malevole. Erano le nuove donne di città, consapevoli del loro potere sessuale, autonome e indipendenti, pronte ad usare quell’arma e per questo spaventose per l’uomo. Le catene della colpa è forse il più struggente di questi film.

Narciso Nero (1947)

Consigliato a chi se non è già impazzito è ad un passo dal farlo

Un gruppo di suore arriva in un convento sull’Himalaya e, come tutti i predecessori, comincia ad impazzire. Quel mondo, quella natura e quell’ambiente risvegliano in loro ricordi della vita prima del voto, risvegliano passioni e desideri umani che la religione non riesce ad arginare. Impazzire totalmente per tornare normali in un film che pare girato tutto in esterni e invece fu fatto tutto in un teatro di posa. Cinema che si crede Dio.

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Ladri di Biciclette (1948)

Consigliato a chi non ha un briciolo di umanità e vorrebbe averla

La condizione peggiore possibile non è la povertà o l’indigenza ma quella in cui una persona in difficoltà trova davanti a sé un muro di indifferenza. Nessuno sembra voler aiutare il protagonista, anzi, il mondo intorno a lui distrugge ogni suo desiderio di felicità. Dopo la seconda guerra mondiale tutti conoscevano i melodrammi, tutti erano preparati alle difficoltà ma l’inverno della solidarietà umana rimane la cosa più straziante di tutte.

Rashomon (1950)

Consigliato a chi adora incastrarsi dentro ai film

Quando Rashomon arriva nessuno aveva mai sentito qualcosa di simile. Una stessa storia raccontata 4 volte dalle 4 persone che l’hanno vissuta e ogni volta in un modo diverso, perché il punto di vista muta sempre la materia narrata. In un delirio di trovate visive, foreste, sudore, carnalità e poi spiriti e senso della natura nipponico, Kurosawa dà vita all’alba del cinema cerebrale.

Stromboli terra di Dio (1950)

Consigliato a chi non si è mai davvero guardato dentro

L’arrivo di una donna sofisticata di città sulla primitiva isola di Stromboli, in qualità di sposa di un pescatore, è l’espediente per scavare dentro i tormenti personali, i desideri repressi e l’insopprimibile desiderio umano. Che tutto si confronti con la natura e un vulcano è un’idea fenomenale. E quando Ingrid Bergman passa attraverso l’inferno, rischia di morire e poi infine sopravvive fino a che le nubi non si diradano, assistiamo ad alcune delle immagini migliori per raccontare la purificazione personale.

Mezzogiorno di Fuoco (1952)

Consigliato a chi non ha mai capito cosa ci sia di così interessante nel western

Un pericoloso criminale con la sua gang sta per arrivare in una piccola città per vendicarsi. Non c’è tempo nè ci sono le forze per contrastarli, lo sceriffo non vuole fuggire però, anzi invano gira la città in cerca di qualcuno che lo aiuti, e intanto mezzogiorno si avvicina. Il western è sempre l’esibizione del costo umano dell’essere fedeli ad un principio morale, al di là di ogni convenienza e contro l’immoralità della comunità di riferimento. Struggente.

La finestra sul cortile (1954)

Consigliato a chi è stufo di essere uno spettatore passivo

La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock è il miglior film sullo spettatore che sia mai stato fatto. James Stewart è un fotografo costretto a casa per via di una frattura alla gamba. Osserva i vicini con il teleobiettivo e si convince di avere visto un omicidio. Il cinema è come una finestra, solo che questa volta non è più innocua. È uno spazio che può essere invaso, che ci chiama a sé e che viene penetrata. Una poesia d’amore dedicata al coinvolgimento delle emozioni.

Il posto delle fragole (1957)

Consigliato a chi si lascia suggestionare dalla fantasia dei film

Forse il più grande contributo al cinema dato da Ingmar Bergman è l’idea alla base di uno dei suoi film più famosi, il fatto che una persona possa, ad un certo punto, viaggiare dentro la propria memoria e abitare i propri ricordi, interagendo con le persone del proprio passato. Lo rifaranno in tantissimi ma nessuno con la potenza emotiva e la suggestione del suo inventore.

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La donna che visse due volte (1958)

Consigliato a chi vuole vivere la vertigine sulla propria pelle

Alfred Hitchcock sapeva perfettamente cosa pensavano gli spettatori guardando i suoi film. Con La donna che visse due volte fa un passo in più, entra nella soggettività del protagonista: inventa un nuovo linguaggio, l’inquadratura della vertigine (il dolly zoom), e ci trascina all’interno di una spirale proprio come accade a Scottie (James Stewart). Vertigo è uno di quei rari capolavori che riesce a parlare della psiche umana mostrando il bisogno di immedesimazione, e quindi mettendo in scena il cinema stesso.

I 400 Colpi (1959)

Consigliato a chi vuole innamorarsi del cinema d’autore

L’alba di un cinema diverso, in cui non sono i personaggi ad essere funzionali alla trama, ma la trama ad essere funzionale ai personaggi. In cui l’intreccio non esiste e una serie di scene riescono a raccontare come non era mai successo un personaggio, una condizione o anche solo uno stato d’animo. Truffaut nella sua esperienza trova qualcosa che ognuno può riconoscere e gira il film più grande di sempre.

Il sorpasso (1960)

Consigliato a chi non ha mai capito realmente cosa sia accaduto all’Italia negli anni ’60

La vecchia Italia e la nuova Italia viaggiano insieme in macchina da Roma a Castiglioncello. Un ragazzo timido e studioso e un uomo fanfarone ed edonista sono uniti dal caso e da un auto (uno dei molti oggetti di consumo), inseguono ogni tipo di piacere (sigarette, cibo, donne…) fino ad arrivare nell’Italia delle vacanze di massa degli anni ’60 per uno dei finali più amari che si ricordino.

Rocco e i suoi fratelli (1960)

Consigliato a chi aspira ad una vita migliore

La nuova Italia dell’emigrazione raccontata in un film di eccezionale fattura e sublime recitazione, in cui le tragedie personali che sembrano uscite dal neorealismo hanno tutto un altro spessore tragico, quasi teatrale, e la condizione di ognuno sembra vivere una parabola epica.

Uno due tre (1961)

Consigliato a chi dice che il cinema in bianco e nero è noioso

Billy Wilder, il genio delle commedie, aveva un desiderio semplice: girare la commedia più rapida di sempre. E ci è riuscito. Con un passo indemoniato, dialoghi fulminanti, una colonna sonora incalzante e un muscoloso James Cagney alla guida, questo è il film più divertente, ritmato e inventivo che il genere commedia abbia mai vantato.

L’uomo che uccise Liberty Valance (1962)

Consigliato a chi non ha mai cambiato idea

Il mito più incrollabile del cinema della prima parte del ‘900, quello dell’eroe e del bene che trionfa, messo in crisi e demolito dal regista che più di tutti l’aveva cementato nel genere che più di tutti l’aveva cementato. Le immagini, la storia e le dichiarazioni, tutto mente ma spesso la verità è peggiore della finzione. Pure educazione morale.

8 e 1/2 (1963)

Consigliato a chi non si è mai davvero guardato dentro

“Il Ben-Hur del cinema d’avanguardia”, lo definì Morando Morandini, il film che ha rotto definitivamente la metafora del cinema che parla del proprio autore, mettendolo in scena apertamente, viaggiando dentro la testa della stessa persona che lo stava facendo mentre lo stava facendo. Ma sarebbe niente se non avesse una capacità visiva di creare immagini che superano la logica e dialogano con l’intuizione degli spettatori a livelli magistrali.

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Play Time – Tempo di divertimento (1967)

Consigliato a chi vuole ridere per un soffio di vento

Film monumentale di Jacques Tati in cui Monsieur Hulot va in una Parigi del futuro. Per realizzarla si creò un enorme e costosissimo set ribattezzato Tativille. Con il budget fuori controllo e le ambizioni sempre più smodate il film fu girato in 70mm e indebitò a vita il regista. Play Time è girato al tempo del sonoro eppure sembra venire dal muto. Un cinema basato tutto sulle immagini e sui sensi, dove i suoni e gli ambienti fanno parte della gag. Il senso del ridicolo si innesca in nuove aree della mente, più tattili che di parola, ma non meno intellettuali. Tati trova la comicità visiva nei luoghi più impensati e ripaga ogni secondo di visione.

2001: Odissea nello spazio (1968)

Consigliato a chi crede che meditativo significhi noioso

Accompagnato da effetti speciali straordinari, 2001 Odissea nello spazio è solo l’ennesimo capolavoro di Kubrick in cui la somma delle sue molte straordinarie idee crea qualcosa di ancora superiore. Insieme ad Arthur C. Clarke filma un’esperienza da vivere, più che da capire. Nel film convivono le dimensioni sconosciute del cosmo con quelle più terrene, carnali, e uterine. Se arrivassero gli alieni sulla terra questo sarebbe uno dei migliori film per descrivere l’entusiasmo e i pericoli provocati dall’evoluzione umana.

Giorni e notti nella foresta (1970)

Consigliato a chi non ha pregiudizi e vuole aprirsi a qualunque cultura

Il più grande cineasta della storia del cinema indiano (in realtà è del Bengala) Satyajit Ray ha creato alcuni dei film più delicati e umani mai visti. Questo è uno degli ultimi e alla forza pazzesca della sua scrittura aggiunge una maturità da Clint Eastwood. Eccezionale.

Ultimo Tango a Parigi (1972)

Consigliato a chi va oltre lo scandalo e cerca l’arte

Il cinema dello scandalo, il cinema che turba i perbenismi e la comune morale. Tagliato, cancellato, Ultimo tango a Parigi ne è uscito sempre più forte. Perché quella di Bertolucci è una storia di ossessione erotica e psicanalitica disorientante. Una lunga elaborazione del lutto che mostra un Bertolucci nel pieno della sua maestria e un Marlon Brando sgualcito e dolente.

L’esorcista (1973)

Consigliato a chi crede che non ci sia nulla da temere nei propri figli

William Friedkin cambia il paradigma dell’orrore con l’Esorcista. Prima i mostri erano creature che si trovavano in luoghi angusti, creazioni di scienziati o presenze aliene, esseri orribili e distanti. Ora il male è in casa. Sono i figli, gli adolescenti, la nuova generazione che rifiuta la religione, che trasgredisce e che i genitori non comprendono. Si potranno salvare dal maligno? Questa domanda fu un trauma collettivo, e catarticamente aiutò ad andare avanti, oltre il ’68. 

Star Wars Episodio IV: Una nuova speranza (1977)

Consigliato a chi ha dimenticato che cosa ha saputo essere Star Wars

Ogni tanto bisogna ritornare a Una nuova speranza. Fa bene, è un atto di gentilezza verso sé stessi. Il primo film di Star Wars permette di sopravvivere nell’incredibile quantità di materiale da recuperare per seguire il franchise e a ogni “rumore esterno”. Si riguardi il primo Guerre Stellari: un film incredibile per quello che c’è all’interno della pellicola, e non per la lore che porta con sé. Una fiaba spaziale per ragazzi, un po’ misticheggiante e visivamente avanti anni luce che ha cambiato Hollywood per sempre e con lei anche i sogni di molti spettatori.

film da vedere suspiria 1977

Suspiria (1977)

Consigliato a chi non crede che il cinema italiano di genere è stato il migliore

Ideato come forma di provocazione, finito per essere il film dell’orrore che ha chiuso la grande era dell’horror italiano con l’incontro più alto tra le mitologie di paura e l’avanguardia artistica. Suspiria esiste per mettere lo spettatore davanti alle ricostruzioni più sofisticate e le immagini più audaci, che raccontino il perturbante e l’inumano battendo percorsi di colori accesi e luci cangianti che nessuno aveva mai battuto.

Taxi Driver (1976)

Consigliato a chi camminerebbe sotto la pioggia a fianco degli antieroi feriti

La dura vita nelle strade di Martin Scorsese. Un’America in putrefazione, senza un Dio né una guida. Soffocante e senza redenzione Taxi Driver è una discesa nella follia che crea uno degli antieroi migliori di sempre: Travis Bickle. I violenti e i violentati sono il vero popolo che deve sopravvivere in una società in cui le leggi sono saltate così come garanzia di giustizia e dove la politica è una parola vuota. Uno dei migliori film di sempre sul malessere del sistema e sulla voglia di un qualcosa che tutti desiderano e che nessuno sa individuare: una via di fuga, una salvezza, un po’ di serenità o solo il privilegio di essere visti.

Apocalypse Now (1979)

Consigliato a chi vuole andare a vedere da vicino l’inferno

Un viaggio all’inferno reale, lungo un fiume del Vietnam, dentro le assurdità della guerra e fino alla residenza del demonio, dove impazzire e diventare assassini. Il meno riconoscibile dei film on the road mette in scena tutto tranne la guerra: la pazzia umana sempre più evidente, il desiderio di perdersi e quello di trovarsi, il cambiamento umano e la debolezza dei corpi di fronte alla tenuta degli animi. Cinema trascendentale.

Blade Runner (1982)

Consigliato a chi crede di avere già visto tutto

Il film che apre le porte al cinema postmoderno, Blade Runner parte da Metropolis e ne espande le intuizioni adattandole a un mondo cambiato. Diventa così una riflessione sullo sguardo. Occhi artificiali, carni umane che sono indistinguibili da quelle degli androidi. Proprio come i suoi personaggi, anche il film sperimenta con l’ibridazione dei generi innestando la fantascienza in un’anima noir. Le sue sette versioni differenti hanno ulteriormente contribuito a renderlo leggendario.

ET (1982)

Consigliato a chi guarda il cielo e aspetta un segnale

Molto più che un romanzo di formazione, una tenera amicizia intergalattica e il simbolo di un’epoca, ET è una storia che sembra venire direttamente dalla fantasia di un bambino. Solo che è anche misurata al millimetro per coprire il più ampio range di emozioni e quindi è un incredibile successo cinematografico. Per la prima volta al cinema il pubblico si mise a piangere per un personaggio fatto di cavi, meccanismi e con un aspetto spaventoso. Così, con la semplicità del genio, Carlo Rambaldi e Steven Spielberg hanno catturato l’infanzia e insegnato a sognare le stelle.

Fitzcarraldo (1982)

Consigliato a chi non ha mai conquistato l’inutile

La storia di un’impresa clamorosa, assurda, gigantesca, raccontata attraverso un film che in sè è un’impresa clamorosa, assurda, gigantesca. Il desiderio del cinema di superare ogni confine e filmare per davvero l’infilmabile, diventa uno dei film più naturalisticamente spettacolari e tragici del ‘900. Alla fine di tutto, dopo il trionfo dell’impresa, non rimane nulla se non l’avervi partecipato e non essere morti.

film da vedere c'era una volta in america

C’era una volta in America (1984)

Consigliato a chi si sente ferito dal tempo

Finale della trilogia del tempo di Sergio Leone, C’era una volta in America è un lungo addio cantato tra i fumi d’oppio e la nostalgia. Una chiamata all’azione che attraversa lo spazio e il tempo come un telefono che suona senza che nessuno risponda. Tutto è grande, epico, caricato al massimo, con uno straordinario Ennio Morricone che racconta in musica la gioia e le paure di crescere e morire.

Police Story (1985)

Consigliato a chi sa come divertirsi

Stufo del cinema che aveva fatto per decenni Jackie Chan decide di girare qualcosa di nuovo, qualcosa di radicale. Alza l’asticella del cinema d’azione del doppio e crea un film di stunt fuori dalla grazia di Dio, in cui il montaggio è completamente diverso rispetto al solito e garantisce una comprensibilità tale da rendere possibili nuove coreografie. Rischia tutto in prima persona e mette su schermo una nuova idea di corpo cinematografico, come non se ne vedevano dal cinema muto. Tutti hanno cercato di imitarlo, nessuno ci è mai riuscito.

Ritorno al Futuro (1985)

Consigliato a chi crede che i viaggi nel tempo siano una trappola per gli sceneggiatori

Va detto: quasi nessuno è riuscito a gestire i viaggi nel tempo come la sceneggiatura di Bob Gale. Nelle sue mani sono uno strumento per divertirsi, non per avere grattacapi. Così, grazie a un Robert Zemeckis in pieno flusso creativo, Ritorno al Futuro è il migliore esempio di come il cinema possa essere leggero e intrattenere senza alcuna asperità. Un film perfettamente equilibrato, bandiera degli anni ’80 e del cinema giovanile dell’epoca. Imitatissimo, ma inimitabile.

Akira (1988)

Consigliato a chi del cinema adora come ti fa sentire prima di quel che ti fa pensare

Incompleto, chiuso in fretta, raffazzonato, pieno di buchi e francamente incomprensibile ad una prima visione, Akira è il più grande film che svicola la trama per dedicarsi solo allo scenario. Nessuno lo capisce subito, tutti lo intuiscono immediatamente. La sua capacità di creare un’intera nuova idea di distopia tra fantastico e fantascientifico e la sua maniera di lavorare sul body horror per iniettare un terzo genere, l’orrore, ha fatto proseliti ovunque, creato stili, mandato a quel paese vecchie scuole. Uno degli snodi fondamentali di tutto il cinema moderno. Senza se e senza ma.

Il silenzio degli innocenti (1991)

Consigliato a chi cerca sempre di andare oltre i confini, anche della carne

Il silenzio degli innocenti è molto di più delle straordinarie interpretazioni di Anthony Hopkins e Jodie Foster. È un film sui limiti, sull’andare oltre. Lo squarcio della pelle è uno dei superamenti più evidenti di questa soglia, ma c’è molto altro. Lo sguardo notturno, artificiale e voyeuristico, di Buffalo Bill verso Clarice è anche quello del cinema verso le donne. Un’incredibile opera sul desiderio sia carnale che intellettuale, che possiede e divora.

Terminator 2 – Il giorno del giudizio (1991)

Consigliato a chi non dà fiducia ai sequel

Terminator 2 è tutto ciò che è il cinema di James Cameron: uno spettacolo d’avanguardia, con effetti speciali sconvolgenti, una storia appassionante e tanto sentimento. Soprattutto però è un sequel in controtendenza, che ruppe ogni stereotipo e dimostrò che i capitoli due potevano essere due volte più belli del primo.

Gli Spietati (1992)

Consigliato a chi non prova alcuna tenerezza verso il western

Come chiudere la lunga epoca del western se non con Clint Eastwood? Gli Spietati segna il punto nel lungo discorso sulla frontiera americana. L’ultima grande evoluzione del western: il commiato. L’ammissione che il tempo è passato, che i corpi non sono più gli stessi. Nella quiete della vecchiaia si guarda indietro. Lì emergono i demoni che non fanno dormire la notte. Ci sarà ancora tempo per la redenzione?

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Lezioni di piano (1993)

Consigliato a chi crede che il grande cinema al femminile sia nato ieri

Lezioni di piano è un film sulle passioni e sui linguaggi, tattile, sensoriale, ha uno dei personaggi femminili migliori di sempre. Lo sguardo di Jane Campion arrivò al cinema con una potenza incredibile, un qualcosa di mai visto prima che riportò il femminile come nuova frontiera di rinnovamento. Una delle migliori fusioni di sempre tra colonna sonora, immagini e recitazione.

Pulp Fiction (1994)

Consigliato a chi ritiene che conoscere la storia del cinema non serva per essere registi

Nessun altro film contiene al suo interno più film di questo. 4 storie decostruite e raccontate ad incastro che segnano la nascita del cinema ambientato non nel nostro mondo, nè in uno di fantasia, ma nel “mondo dei film”. Sono passati quasi 30 anni e ancora scopriamo citazioni, dettagli e trovate che Tarantino ha rubato da altri film, rielaborato e reinserito nel più grande mosaico mai filmato.

Hong Kong Express (1994)

Consigliato agli animi inguaribilmente romantici

Nella pausa delle riprese del wuxia pian Ashes Of Time, Wong Kar Wai abbozza la sceneggiatura di due storie, prende il suo team e lo porta a girare un film completamente diverso, contemporaneo, il più contemporaneo possibile, un film di amori frustrati nella città, concepito ed eseguito di fretta. Il risultato rivede completamente il concetto di cinema romantico nelle metropoli e l’idea stessa di uomo moderno a partire da un immaginario visivo e formale completamente nuovo inventato con il direttore della fotografia Christopher Doyle.

Toy Story (1995)

Consigliato a chi ancora abbassa gli occhi per permettere alla fantasia di vivere

Dopo Toy Story l’animazione non fu più la stessa. Il primo lungometraggio completamente in animazione digitale non è solo un esperimento riuscito, è anche un gran film! La Pixar anima le forme dei modelli in 3D grazie al computer che renderizza, unisce i fotogrammi e genera il movimento dopo che i creativi hanno avviato il processo. Allo stesso modo i giocattoli prendono vita quando non sono visti dai loro padroni. Il miglior riassunto per immagini del vero significato della parola animazione. Una magia che è immobile in una enorme quantità di disegni la cui unione crea un movimento di cui l’artista non è più partecipe.

Tutto su mia madre (1996)

Consigliato a chi ha una gran voglia di commuoversi

Un film in cui esistono solo le donne, in cui anche gli uomini in realtà sono donne e nel quale la rielaborazione di Eva contro Eva diventa in realtà la storia di una madre che insegue il cuore del figlio morto, trapiantato altrove, trovando una maniera paradossale e almodovariana per sciogliere il proprio lutto attraverso il legame con altre donne.

Matrix (1999)

Consigliato a chi si lascia portare nella tana del bianconiglio

Matrix ha fatto tante cose contemporaneamente: ha spiegato il cyberpunk al pubblico mainstream (con un successo che nessuno si aspettava). Ha segnato la via per la fantascienza filosofica moderna, ha dettato il modo in cui abbiamo guardato la tecnologia e il virtuale per anni, ha creato simboli e correnti di pensiero che sono sfuggite al suo controllo. Il film delle Wachowski è anche un’appassionante fiaba action con un uso creativo delle nuove tecniche di ripresa, permesso grazie all’aiuto della computer grafica (il bullet time). Ultimo, ma non per importanza, ha rivoluzionato il modo in cui si pensavano i franchise. La saga non è più una semplice somma di lungometraggi, ma una tela aperta a espansioni crossmediali: fumetti, videogiochi, libri, cortometraggi animati. Insomma: il blockbuster moderno. 

Il Signore degli Anelli (2001-2003)

Consigliato a chi legge BadTaste

Permetteteci di considerare Il Signore degli Anelli come un’opera unica. La perfezione de La compagnia dell’anello, il respiro epico de Le due torri e le emozioni de Il ritorno del re fanno della colossale impresa di Peter Jackson (tratta dall’incredibile penna di Tolkien) il più grande blockbuster di sempre. Lo si guarda per gli effetti speciali, si rimane per la storia, non lo si abbandona più grazie alla bellezza del mondo che è riuscito a trasporre. Il successo più grande dell’opera non è la scala colossale, ma la tenerezza che riesce a trovare nelle piccole cose. Un capolavoro senza tempo capace di ispirare intere generazioni. La prova? Senza di lui non esisterebbe BadTaste!

film da vedere la città incantata

La città incantata (2001)

Consigliato a chi ritiene i cartoni giapponesi roba da bambini

Non è forse mai esistito un film con una simile fantasia e una simile potenza immaginifica. Attraverso il lavoro e la fatica una bambina cerca di purificare i peccati e l’ignavia dei propri genitori e nel frattempo risolve il rapporto con sè, il suo passato e la sua identità. C’è un coming of age dietro questa storia ma non importa a nessuno, La città incantata è il manifesto di un’altra idea di racconto e tempio di alcune delle immagini più evocative mai messe su schermo.

Mulholland Drive (2001)

Consigliato a chi ama i film da risolvere o semplicemente da vivere

Il film più complesso di sempre? Non per forza: la summa del cinema Lynchiano è un sogno (o incubo) in soggettiva. Da lì tutto discende. Mulholland Drive con la sua grana digitale porta al massimo la capacità del cinema di parlare al subconscio. A metà tra un’opera di videoarte e un thriller, il capolavoro di Lynch ha segnato in maniera indelebile gli ultimi 20 anni di audiovisivo. irraggiungibile, nessuno è riuscito a replicarlo. Ad oggi esiste un solo film che si possa paragonare a lui. Si chiama Inland Empire. Ed è ancora di Lynch.

Ferro 3 (2004)

Consigliato a chi è in attesa di un incontro

Si può raccontare una storia d’amore attraverso l’assenza? Ferro 3 fa questo e di più: trova l’erotismo nei passi lenti in case vuote. Una storia di fantasmi, o di amori non ancora conosciuti, che trova un’immagine potentissima per filmare l’incontro tra anime gemelle: due pesi a somma zero su una bilancia. Il film che ha permesso al cinema coreano di farsi scoprire, amare e incantare l’occidente. 

I figli degli uomini (2006)

Consigliato a chi non aveva capito niente e ora ha compreso

Uno dei film più importanti degli anni 2000, il primo a raccontare una società allo sbando per ragioni interne e non per eventi esterni, il primo a mettere in scena la morte del futuro nelle aspettative di tutti, il cambio di mentalità e la fine dell’idea che il domani sarà migliore del presente.

Non è un paese per vecchi (2007)

Consigliato a chi è disposto a scommettere tutto con un lancio di moneta

I Coen incontrano Cormac McCarthy nel loro film più serio e decadente. Un western contemporaneo nelle cui strade deserte cammina il male assoluto. Anton Chigurh, con le sembianze di Javier Bardem, è un angelo della morte che con la sua presenza costringe a confrontarsi con radicali scelte morali. Pochi verranno assolti. 

Gomorra (2008)

Consigliato a chi non sopporta la retorica italiana sulla criminalità

Un viaggio negli inferi, che solo in seconda battuta si riconosce essere anche un viaggio nell’Italia criminale. Un film durissimo raccontato in 4 storie da Matteo Garrone. Con uno stile sporco e realistico cattura alcune delle immagini più potenti del nuovo millennio: i ragazzi che sparano all’aria in mutande e Kalashnikov, il solarium come un’astronave del futuro, i riti di iniziazione e i labirinti quasi espressionisti di Scampia. Sarebbe stato facile prendere posizione. Invece senza alcuna retorica, il film non denuncia: mostra.

Il Cavaliere Oscuro (2008)

Consigliato a chi ha sempre creduto nei cinecomic

Il più grande merito di Christopher Nolan è di avere fatto capire a tutti, in primis agli altri registi, quanto i cinecomic potessero essere personali, ambiziosi, rigorosi e stimolanti. Il Cavaliere Oscuro fu uno shock: omaggiava altro cinema (Heat di Michael Mann) aveva grandi interpretazioni (il Joker di Heath Ledger che vinse l’oscar postumo) e una delle migliori campagne marketing di sempre. Un turbinio di azione e colpi di scena dentro e fuori lo schermo che ancora oggi è inarrivabile per il genere.

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The Raid – Redenzione (2011)

Consigliato a chi tiene sempre un coltello sotto il tavolo

L’incredibile impresa compiuta da Gareth Evans con The Raid è quella di raccontare una storia completa e sviluppare il suo protagonista solo attraverso i pugni. Un incredibile film d’azione, così estremo che quando si finisce di vederlo si cerca su Google le foto del cast per avere prova che gli attori siano ancora vivi. Con un solo minuto di romanticismo, e tutto il resto fatto di corpi in collisione, The Raid riesce ad entrare sotto pelle. Una scalata in un palazzo infernale realmente dolorosa anche per chi guarda, dove i colpi sferrati raccontano più delle parole. L’action definitivo.

Boyhood (2014)

Consigliato a chi vuole sapere cosa si prova a crescere

Sono serviti 12 anni a Richard Linklater per girare Boyhood. Il film che segue la crescita, anno per anno, del piccolo Mason e dei suoi genitori. Gli attori invecchiano insieme ai loro personaggi. I fotogrammi ritrovano la loro funzione di trappola del tempo. Lo catturano e lo rilasciano regalandocelo. Poteva essere un semplice esperimento, invece le lacrime di Patricia Arquette quando saluta il figlio, nell’ultima scena fatta insieme dagli attori dopo 12 anni, sono quanto di più sincero ed emozionante abbia mai catturato una cinepresa in un film di finzione.

Mad Max: Fury Road (2015)

Consigliato a chi trova il sublime nell’adrenalina

Mad Max: Fury Road di George Miller si riassume nella sua grandezza con una scena. Deserto, le macchine in un perenne inseguimento si avvicinano suonando e sparando fuoco verso una tempesta di sabbia radioattiva. La musica sale, i colori sono sparati a mille. Dentro l’uragano i veicoli volano, esplodono in lampi in bianco e nero. Poi il silenzio. La potenza del grande schermo non è mai stata usata così bene.

Avengers: Infinity War (2018)

Consigliato a chi si sente all’opposto di un supereroe

Il culmine del progetto dei Marvel Studios, ancora di più che Avengers, è Infinity War. L’MCU non aveva mai portato così tanti personaggi in un unico film che, sorprendentemente, è equilibratissimo e corre senza respiro verso il cliffhanger più potente dai tempi dell’Impero colpisce ancora. Questo enorme film collettivo poteva essere un trionfo della gloria superomistica, è invece il più bell’elogio alla fragilità mai fatta in un cinecomic. 

Parasite (2019)

Consigliato a chi vuole capire di più dei nostri anni

Instant classic. Uno dei più grandi successi mondiali nati dal cinema d’autore dei nostri anni, una storia di sopraffazione tra classi in cui i livelli di lettura sono perfettamente stratificati e ogni spettatore esce dalla sala con qualcosa di nuovo. Le peripezie di una famiglia povera (e bastarda) diventano nel corso di due ore, un viaggio nel rimosso (e negli scantinati) delle aspirazioni di ascesa sociale di una nazione (e chissà, forse del mondo).

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