Morgan Spurlock, regista candidato all’Oscar del documentario Super Size Me, è morto a 53 anni.

La notizia è stata diffusa dalla famiglia, che ha segnalato che Spurlock “è morto a New York circondato da famigliari e amici” per le complicazioni del cancro che combatteva da tempo: alcuni mesi fa era stato sottoposto a chemioterapia. “Spurlock ha sfidato senza paura le convenzioni moderne utilizzando umorismo e arguzia per mettere in luce le questioni sociali,” ha dichiarato la famiglia nel comunicato. “I suoi film hanno ispirato il pensiero critico e incoraggiato gli spettatori a mettere in discussione lo status quo. Per oltre tredici anni, attraverso la sua casa di produzione Warrior Poets, Spurlock ha ottenuto ulteriore successo producendo e dirigendo quasi 70 film documentari e serie televisive. […] Apprezzava profondamente i contributi creativi delle persone di talento che lavoravano ai suoi progetti, sviluppando un gruppo di professionisti della produzione freelance che tornavano di volta in volta. Grande amante degli artisti moderni, Spurlock ha raccolto una vasta collezione d’arte, che decorava le pareti della sua casa e dell’ufficio di Warrior Poets a SoHo, New York.”

“È stata una giornata difficile, abbiamo dovuto dire addio a mio fratello Morgan,” ha scritto Craig Spurlock sui social. “Morgan ha dato tutto attraverso la sua arte, le sue idee e la sua generosità. Il mondo ha perso un vero genio creativo e un uomo speciale. Sono molto fiero di aver lavorato assieme a lui”.

Super Size Me ha debuttato vent’anni fa al Sundance Film Festival: nel film, Spurlock si sottoponeva volontariamente a una dieta unicamente a base di fast-food di McDonald’s per 30 giorni, con l’obiettivo di mostrare l’impatto sul corpo umano (e arrivando a rischiare la vita). I 20 milioni di dollari d’incasso del documentario ne certificarono il successo e il talento di Spurlock, che ha fondato la casa di produzione Warrior Poets e ha diretto altri documentari come Che fine ha fatto Osama Bin Laden?, Come ti vendo un film e Mansome, diventando uno dei documentaristi di maggior successo degli anni duemila assieme a Michael Moore. Nel 2013 ha diretto il documentario musicale One Direction: This Is Us.

Nel 2017, durante l’esplosione del movimento MeToo, si è auto-cancellato confessando un episodio di sesso non consensuale al college, una accusa di molestie da parte di una sua collaboratrice e numerosi tradimenti nei confronti delle sue ex mogli, e si è dimesso dalla sua casa di produzione.

Fonte: Variety

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