In una lunghissima e imperdibile intervista su Deadline in occasione dei cinquant’anni de Il padrino, Francis Ford Coppola parla (anche) della sua esperienza agli Oscar e del suo amore per il premio che celebra l’industria cinematografica (e che noi seguiremo stanotte in diretta su Twitch a partire dalle 23.30). Coppola ha vinto ben cinque statuette nella sua lunghissima carriera, la prima delle quali nel 1971 per la sceneggiatura di Patton, un premio sorprendente che non ritirò di persona (“ero a New York, ero nel bel mezzo del mio licenziamento da Il padrino. Vidi la cerimonia con il mio amico Marty Scorsese”).

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Tra le varie domande che gli sono state poste, ne segnaliamo due in particolare:

Gli Oscar sono diventati un punching ball aggrappato agli ascolti, con il pubblico giovane che non viene più attirato dal glamour della serata e dalla suspense per i vincitori. Cosa ricordi di quando li vedevi da piccolo?

Ricordo molto bene gli Oscar. Avevamo un televisore nella sala ricreativa della nostra casa, ma noi li vedevamo sul televisore in camera dei miei genitori, a Great Neck, Long Island. C’era un letto e il televisore in bianco e nero appesa alla parete. Ricordo molto bene questi momenti, ci sedevamo sul pavimento, contro il letto, mentre i nostri genitori sedevano sul letto, e guardavamo tutti insieme. La mia famiglia vedeva gli Oscar insieme, e io lo adoravo. Non pensavo che avrei fatto dei film, ma sapevo che li amavo. Andavamo al cinema insieme, era un momento famigliare. Solitamente ogni sabato andavo al cinema con mio fratello, andavamo in pizzeria con la famiglia. Tenevamo da parte i bordi delle pizze e li mangiavamo durante la proiezione. Ma gli Oscar non erano un grande spettacolo. Non c’era il red carpet, però c’erano Hedy Lamarr e Rhonda Fleming. Erano vestiti benissimo. Consegnavano i premi e piangevano tutti. Era davvero emozionante, lo ricordo bene. Non piacevano solo a me, piacevano a tutti. Gli Oscar sono stata la prima cerimonia di premiazione di cui abbia mai sentito parlare. Queste persone erano tutti divinità per me. Non li guardavo per scoprire qual era il miglior film: era l’ammirazione di essere anche solo invitati.

Questi Oscar sono stati accompagnati dalle polemiche sulla consegna pre-registrata dei premi in otto categorie, per velocizzare il programma e renderlo più guardabile. I produttori hanno insistito per anni affinché venisse fatto questo cambiamento, perché tanto gli spettatori in giro per il mondo non conoscono questi candidati e tantomeno le persone che vengono ringraziate…

Beh, negli anni cinquanta non penso mostrassero quelle categorie. C’erano solo le categorie importanti. So che premiavano i compositori, perché mio padre ha sempre avuto delle opinioni sui compositori. C’erano alcuni per i quali aveva un’altra considerazione, come Alex North, Dimitri Tiomkin… Li rispettava. Ma considerava altri compositori dei buffoni, perché lui era un musicista che era andato alla Julliard. Ricordo di aver apprezzato molto un anno in cui fecero salire sul palco tutti i candidati. Mi sembrò dolcissimo. Invece chi ebbe quest’idea venne criticato moltissimo. Quindi… non so come risponderti. Una cosa che posso dire è che amo gli Oscar. Li amavo da piccolo e li amo tuttora. Non mi dispiacciono nemmeno i Golden Globe, perché alcuni di quei giornalisti stranieri sono eccentrici e interessanti, spesso fanno la scelta giusta. Ma devo confessare di essere felice che non siano più un premio simile agli Oscar che viene trasmesso poco prima degli Oscar.

Potete leggere l’intervista completa su Deadline.

 

 

 

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