Il grafico qua sopra non indica il calo delle vendite, ma il calo della pirateria dei comparti in questione.

In Norvegia.

E’ stato divulgato (assieme all’indagine che l’ha generato) perché da pochissimo è entrata in vigore quella regolamentazione dura e repressiva che produttori e distributori (audio e video) volevano da tempo, così prima che qualcuno cominci ad affermare che la pirateria è calata per l’arrivo di leggi repressive è importante mostrare che il trend era già in atto da parecchio.

In Norvegia almeno dal 2008 il download illegale si sta riducendo. Quello musicale è arrivato ad essere un quinto rispetto a 4 anni fa, quello di show televisivi e di film si è invece dimezzato. Se nel 2008 si piratavano 1,2 miliardi di canzoni nel 2012 se ne sono piratate 210 milioni, se gli show televisivi distribuiti illegalmente erano 135 ora sono 55 milioni e se infine i film scambiati senza pagare erano 125 milioni ora sono 65 milioni.

Quello che la nuova legge porterà nell’ordinamento norvegese è il solito connubio di violenza contro chi scarica (si potranno perseguire gli individui) e metodi da gestapo contro i siti (che potranno essere bloccati a livello ISP). Si tratta di quel tipo di regolamentazione auspicata un po’ ovunque dai detentori di diritto d’autore: norme che operino una repressione a tappeto, senza considerare conseguenze, maniere e modi di comunicazione in rete. In sostanza una legge che non considera come una soluzione simili crei molti altri problemi, perchè l’invadenza del controllo necessario per metterla in atto è al di sopra della soglia normalmente tollerabile. Come se per ridurre le violenze domestiche avessimo tutti in casa una videocamera collegata alla centrale della polizia che ci monitori di continuo.

Tuttavia la legge è entrata in vigore benchè non sembri essercene così tanto bisogno. Quel che tra il 2008 e il 2012 è cambiato in Norvegia è la presenza massiccia di un’offerta legale, seria e a prezzi ragionevoli, in alcuni casi gratuita e soprattutto funzionante, semplice e completa.

Lo studio in questione ha intervistato moltissimi utenti arrivando alla conclusione che il 47% di questi ora usa Spotify e ben la metà di loro lo fa addirittura pagando per l’opzione premium. E lo stesso si può dire per le alternative legali audiovisive, un campo che ora, con l’arrivo in quel paese di Netflix dall’ottobre scorso, non può che essere ancora di più terreno di attività legali e meno di illegali.

Purtroppo la pirateria in sé è difficile da monitorare. Per definizione. Dunque anche in Italia, considerando come da qualche mese sia arrivato Spotify (mentre si attende sempre Netflix), è probabile che lo stesso verranno presentati dei dati di vendita musicale in linea con il passato, mentre andrebbe controllato quanto si pirata. Insomma né comprati, né scaricati, ma ascoltati in streaming legalmente, questo dato andrebbe guardato, ma è improbabile che accada, perché non fa comodo a nessuno.