Benchè in rete si trovino molte foto e anche dei video che lo ritraggono, Spike Jonze è uno dei più sfuggenti e meno riconoscibili tra i cineasti noti in tutto il mondo. Dunque la prima impressione incontrandolo dal vivo è l’evidente età (ha 44 anni e li dimostra), la seconda è il fare dimesso e anonimo che lo caratterizza.

Anche incontrandolo casualmente per strada sarebbe difficile accorgersi di lui.

In armonia con il suo aspetto Jonze è dimesso anche nel fare. Pacato, calmo, gentile, risoluto ma anche disponibile. Incontrato assieme ad un ristretto numero di giornalisti poco prima della conferenza stampa al Festival del Film di Roma, il regista era lieto, anzi “felice” di rispondere alle domande (cosa rara, dati i massacranti round di interviste cui solitamente i talent sono sottoposti) tanto da volerne di più anche quando il tempo era esaurito.

Solo che queste sono state più che altro sulla parte sentimentale di Her (leggi la nostra recensione), ma il regista è sembrato lieto di parlare di emotività, vita e relazioni.

Her pare essere un film più sugli uomini e sulla reticenza a cambiare che un film sulla tecnologia…

 Si perchè il mondo sta cambiando le nostre vite ma ancora di più noi come uomini stiamo cambiando, si spera almeno, e credo che invecchiando ci evolviamo. Cambiamo cosa siamo, cosa vogliamo, cosa ci rende felici e cosa desideriamo. Questo è un movimento che genera una forte tensione anche e soprattutto quando non avviene. Perchè per non cambiare devi volerlo davvero e questo è quello che provoca “tensione”. Sappiamo bene che la tecnologia cambia in continuazione e mi piaceva che Samantha pure crescesse e cambiasse, si evolvesse. Perchè io non l'ho scritta come una macchina quanto come un umano con una coscienza, dunque lei stessa ha il suo viaggio personale.

Maturata questa convinzione mi era chiaro che il rapporto tra lei e Theodore sarebbe stato difficile proprio perchè sono due persone vere e come tali cambiano nel tempo e il loro sforzo è quello di continuare a rimanere connessi lo stesso.

E’ forse la mancanza di desiderio quel che ci impedisce di relazionarci in maniera soddisfacente?

Siamo tutti diversi ma io so che, almeno per me, non è quello a tenerci lontani o nemmeno la “mancanza di tempo” sono solo scuse. Credo che ciò che non ci fa entrare in contatto l’uno con l’altro sia la paura di rivelare se stessi e scoprirsi. Tutti vogliamo essere conosciuti e guardati ma non possiamo farlo senza diventare vulnerabili e la cosa richiede una certa dose di coraggio.

Nel film si dice che “il passato è qualcosa che raccontiamo a noi stessi”, pensa che sia un modo possibile di vivere la propria vita?

Penso che vivere la propria vita come una storia sia normale, io lo faccio e mi sembra che mi aiuti ad avere più certezze anche se di contro, percepire quel che vivi come fosse una grande narrazione, alle volte mi impedisce di essere davvero presente nel momento che vivo. Il rischio di dare un significato preciso ad un certo tipo di eventi (come ad esempio la rottura di una storia d’amore) attraverso una narrativa è che magari l'altra persona abbia tutta un’altra visione di quel che è successo. Da cui le incomprensioni. Solo con il tempo poi si riesce a vedere le cose con quella maggiore complessità che meritano. Ad ogni modo alla fine la vera chiave di lettura degli eventi che ci riguardano non la sapremo mai.

Her, con Joaquin Phoenix, Scarlett Johannson (unicamente come doppiatrice), Rooney Mara, Amy Adams e Chris Pratt, uscirà nel 2014.