In occasione dell'uscita di Io e Te, il nuovo film di Bernardo Bertolucci presentato alcuni mesi fa al Festival di Cannes (leggi la recensione), ieri sera si è tenuta al Teatro Valle Occupato la proiezione speciale di Sedia Elettrica, il documentario/making of diretto da Monica Stambrini che ripercorre le riprese del film tratto dal romanzo di Niccolò Ammaniti, presentato a venezia 69 (e che farà parte dei contenuti speciali dell'edizione home video del film).

Sedia Elettrica è come Bertolucci chiama la sedia a rotelle sulla quale è costretto ormai da diverso tempo e grazie alla quale ha potuto muoversi sul set, vera protagonista (assieme allo stesso Bertolucci, ovviamente) del documentario. Un ritratto divertente e dettagliato, a tratti molto personale, che ripercorre le dieci settimane di produzione.

Al termine della proiezione, alla quale ha partecipato (divertito) anche parte del cast tecnico del film, si è tenuto un interessante Q&A con la regista di Sedia Elettrica Monica Stambrini, l'aiuto regista di Io e Te Barbara Melega e il protagonista Jacopo Olmo Antinori.

Tra i vari temi emersi, quello del 3D: se ricordate, proprio al Festival di Cannes venne annunciato che il film sarebbe stato girato in stereoscopia, eppure alla fine Bertolucci e il direttore della fotografia Fabio Cianchetti hanno preferito la pellicola 2D. Ecco il motivo, spiegato da Barbara Melega:

Avevamo fatto dei provini sul 3D mi sembra in aprile, le riprese sono iniziate in ottobre. Abbiamo fatto dei provini in 3D a cinecittà e poi ancora dei provini in 3D a una settimana, dieci giorni prima delle riprese, che sono quei provini di cui si parla nel documentario. Avevamo deciso di girare in 3D, lo avevamo annunciato anche a Cannes, era ufficiale. Non è stato Cianchetti ma Bernardo a scegliere, a 3 giorni dalle riprese, la pellicola.

La cosa ovviamente ha causato grande sconcerto: non sapevamo nemmeno se c'era la pellicola in magazzino, se eravamo in grado di comprarne abbastanza almeno per i primi 2-3 giorni di riprese. Cianchetti è uno a cui piace sperimentare, che è sempre pronto a utilizzare ogni mezzo, era molto favorevole al 3D (così come Bernardo). Credo che quello che ha fatto cambiare idea a Bernardo sia stata stata l'agilità dei movimenti con la cinepresa, che con il 3D sarebbe stata ridotta. Con la pellicola avremmo coinvolto 5 persone, anziché 15; l'ingombro della cinepresa sarebbe stato minore, e noi giravamo in un interno molto piccolo. Anche per i cambi di inquadratura sarebbe stato tutto più semplice.

Ovviamente la produzione è trasecolata: dovevamo trovare le macchine da presa, la pellicola, cambiare la troupe, trovare nuovi assistenti… Jeremy Thomas, nel documentario, dice che questo sarà uno degli ultimi 200 film girati in pellicola, e un po' ci piace questa cosa.

La Melega ha parlato anche della difficoltà più grande avuta durante le riprese:

Penso che la sua unica difficoltà ci sia stata il giorno prima del primo giorno di riprese, non sapeva se ce l'avrebbe fatta. E invece poi le dieci settimane e mezzo di riprese sono volate via. Ci sono stati un paio di giorni di feste e scioperi che ci hanno bloccato, ma niente di grave.

La regista ha invece parlato dei punti in comune, dello spirito comune tra il suo documentario e il film di Bertolucci:

Io sento un collegamento diretto tra il making of e il film ogni volta che c'è il ballo, la scena del ballo. Quando montavamo il backstage di quella scena ci commuovevamo, ed era la stessa commozione che avevamo vissuto sul set, è il momento più lampante. Cosa c'è di Bernardo e cosa vedo di Bernardo nel mio documentario? Forse delle cose che non ho messo, ma per me è un tutt'uno il vissuto, il mio lavoro da spettatrice sul set, il mio montaggio (lunghissimo) e il mio essere spettatrice del film.

Durante l'incontro la regista ha spiegato anche i retroscena di un momento molto divertente, quello in cui vediamo Bertolucci truccato da donna su un autobus:

Era l'ultimo giorno e lui non aveva molto da fare, era una "giornata leggera", solo un paio di inquadrature da girare. Bernardo sentiva che era finito tutto, e ha iniziato a farsi truccare. Io lo riprendevo sempre un po' da dietro e ha iniziato a chiamare: "Dov'è la backstagista (mi chiama così), quando serve non c'è mai!", eppure lo stavo già riprendendo da ore. Voleva farsi riprendere per gioco, voleva divertirsi, lasciarsi andare e prendere in giro Iacopo, che infatti quando lo ha visto è scoppiato a ridere. Però nessuno sa perché realmente lo ha fatto! E' anche un piccolo omaggio a Sean Penn e a Sorrentino…

Trovate diverse immagini della serata nella pagina Facebook del teatro.