Adattamento di un poema epico inserito all’interno del ciclo arturiano, Sir Gawain e il Cavaliere Verde segue le avventure di Sir Gawain per affrontare il cavaliere del titolo. Il film, diretto da David Lowery, è stato accolto con lodi unanime da parte di critica e pubblico, in particolare per la sua grande complessità visiva e simbolica. In un’intervista all’Hollywood Reporter, la designer producer Jade Healy e il direttore della fotografia Andrew Droz Palermo hanno raccontato nel dettaglio alcuni aspetti dell’accurata e complessa lavorazione del film.

La scelta delle location e la costruzione del set

Sir Gawain e il cavaliere verde è stato girato fuori Dublino, in gran parte nella Contea di Wicklow. “Ha questa vegetazione di un verde rigoglioso, con paesaggi radi e grigiastri, ampi cieli aperti, la sensazione è quella di un freddo invernale. Le vicende si svolgono intorno a Natale, volevamo veramente che tutto apparisse gelido“, ha dichiarato Healy a proposito delle location.

Per gli esterni di Camelot, la produzione ha usato il Castello di Cahir nella contea di Tipperary, una fortezza di pietra costruita nel 1142 da Conor O’Brien, principe di Thomond, che è stata usata anche in Excalibur di John Boorman e in Barry Lyndon di Stanley Kubrick. L’interno della Sala Grande, ricostruito come set, ha preso ispirazione dall’architettura romanica e in particolare dall’Abbazia di Thoronet in Francia, costruita tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII. “La purezza e la semplicità dello spazio interno [dell’abbazia] mi attraeva moltissimo“, aggiunge Healy. Il set è stato allestito intorno alla Tavola Rotonda, a cui è stata data una forma più da “C” per “consentire l’azione [quando arriva il Cavaliere Verde], ma anche perché l’idea di una tavola rotonda chiusa non era interessante. Non mi piaceva visivamente. Preferivo l’idea di uno spazio che avesse un’apertura in cui si poteva camminare“.

Le riprese e il colore

Palermo ricorda che “inizialmente David [Lowery] ha presentato il film come un viaggio epico, ma voleva anche che fosse artistico e personale come Storia di un fantasma [il suo lavoro precedente]“. Il regista voleva inoltre che il film fosse immersivo e con un senso di profondità, per trasmettere il quale ha utilizzato “lenti grandangolari, in grado di far percepire davvero questi vasti paesaggi, ma senza temere di andare troppo vicino ai nostri soggetti con queste lenti, in modo che si sentano grandi e dinamici all’interno dell’inquadratura. Ma per noi era importante, nel viaggio del protagonista, non perdere il senso dell’ambiente“.

Per quanto riguarda il colore, entrambi volevamo fare un film molto moderno, con alcuni elementi pop, aggiunge Palermo. “Avevamo entrambi paura di percorrere la strada che molti hanno intrapreso prima di noi: realizzare un film troppo crudo e desaturato. Questo look può essere fantastico, ma non è quello che ci interessava per il nostro film: volevamo essere più espressivi con i nostri colori“. Come fonte d’ispirazione, ha citato pittori come Caspar David Friedrich e film come  The Valley of the Bees – Údolí včel di Frantisek Vlácil e Il colore dei melograno di Sergei Parajanov.

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FONTE: THR

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