Lo Squalo di Steven Spielberg è un capolavoro del cinema che, oltre ad aver sostanzialmente lanciato il trend dei blockbuster estivi nel 1975, è un manuale di regia sulla tensione.

Tuttavia, ammette Spielberg, la popolarità del suo film potrebbe aver fatto dei danni nei confronti della creatura del titolo incrementando in maniera troppo elevata tanto la paura provata dalle persone verso questi animali quanto la pesca degli squali.

Il regista ha toccato la questione de Lo Squalo partecipando come ospite a Desert Island Discs, programma di BBC Radio 4.

Mi dispiace davvero e ancora oggi rimpiango la decimazione della popolazione degli squali avvenuta per via del libro e del film. Mi pento davvero.

Quanto la conduttrice Lauren Laverne gli domanda come si sentirebbe al pensiero di essere circondato dagli squali se venisse mandato nell’isola immaginaria de Lo squalo, Steven Spielberg spiega:

È una di quelle cose che mi terrorizzano ancora oggi. Non tanto l’essere mangiato da uno squalo, ma il fatto che gli squali possano in qualche modo essere arrabbiati con me per aver in qualche modo alimentato la frenesia dei pescatori dal 1975 in poi.

In un’altra confessione fatta durante il programma, Steven Spielberg spiega che i registi non dovrebbero manipolare il pubblico giocando con le emozioni ammettendo però di essere colpevole di aver impiegato questo trucco proprio ne Lo squalo:

Un filmmaker non dovrebbe mai manipolare il pubblico a meno che ogni singola scena non abbia uno spavento in stile jack-in-the-box. È manipolazione. L’ho fatto un paio di volte in Poltergeist e di sicuro l’ho fatto una volta nello Squalo, quando la testa scappa fuori dal buco. Ok, lo confesso.

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FONTE: BBC via The Guardian

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