Qualche giorno fa si è tenuto uno screening privato dell'Uomo d'Acciaio, con relativo Q&A con il regista Zack Snyder, al Pasadena Art Center nella contea di Los Angeles.

Il nostro Pietro Torrisi ha partecipato all'evento, ha visto il film e ci ha scritto un breve resoconto della serata (in giornata pubblicheremo la nostra recensione):

Il film ha superato le mie aspettative. Ho trovato la storia convincente e l'aspetto visivo appagante. Il vero problema è come si possa sostenere un sequel, visto il livello di catastrofe e di azione che si raggiunge in questo film.

Dopo la proiezione, Zack Snyder ci ha raccontato la sua carriera da quando è uscito dall'Art Center di Pasadena ad adesso. Dopo aver lasciato la scuola ha realizzato uno showreel che gli ha permesso di iniziare a lavorare per la NBA realizzando pubblicità e video musicali. Successivamente è tornato all'Art Center per frequentare un master, durante il quale ha realizzato un secondo showreel che gli ha permesso di partecipare a una serie di colliqui a Hollywood. Snyder ha sempre voluto lavorare nel cinema come regista, e non si è mai arreso: ha accettato vari tipi di lavori di taglio diverso, ma non ha mai cambiato idea su quali erano i suoi obiettivi.

Il suo processo creativo, dalla sceneggiatura allo storyboarding, è molto compatto. Snyder è un regista molto visuale, quando legge la sceneggiatura disegna ogni sequenza (con uno stile non perfetto ma chiaro per quanto riguarda inquadratura, composizione e movimenti). Passa quindi dei mesi a disegnare il film e a costruirlo nella sua testa prima, e su carta poi. In fase di pre-produzione sviluppa ciò che ha realizzato da solo collaborando con una serie di illustratori. Ogni tanto finisce per litigare con gli sceneggiatori perché decidono di cambiare una scena che ha impiegato due settimane a disegnare, ma siccome ogni tanto hanno ragione… accetta di ridisegnarla.

Il rapporto con lo sceneggiatore David S. Goyer e con il produttore Christopher Nolan, in questo senso, è stato assolutamente costruttivo e sempre volto al risultato da ottenere: entrambi hanno dato la massima libertà a Snyder per sviluppare un film che rispecchiasse la sua visione.

Per quanto riguarda la costruzione del personaggio, il focus di Snyder è stato il cercare di capire le ragioni che spingono Superman a essere quello che è, e non dare per scontato che lui sia solo buono e passi il tempo a sconfiggere il male come nella mitologia impostata dai fumetti. Con questo film, insomma, Snyder e Goyer hanno cercato di esplorare assieme al pubblico come il personaggio acquisti la sua consapevolezza e una sua etica.

Per quanto riguarda il casting, infine, Snyder ha rivelato che il ruolo di Superman è andato a Henry Cavill perché è stato il primo, tra tantissimi, a stare benissimo nel costume di Superman e avere la massima confidenza ("pensavo che nessuno sarebbe stato a suo agio dentro a quella tuta-preservativo!"). Inoltre, aveva il perfetto volto da Superman. Per quanto riguarda gli attori secondari, Snyder ha chiamato una serie di grandi attori (Kevin Costner, Laurence Fishburne, Russell Crowe) e loro hanno tutti accettato volentieri. Amy Adams è stata una scelta ponderata: doveva essere nel contempo bella, determinata, avere molto carattere e intelligenza, e una certa chimica con Henry Cavill…

Più tardi vi riporteremo invece tutti i dettagli del nostro incontro con regista, produttori e attori del film a Taormina, dove oggi viene presentato il film.