La nostra recensione di Coma diretto da Bertrand Bonello e presentato al Torino Film Festival

Il lockdown causato dal Covid era una condizione ideale, per Bertrand Bonello, per continuare a ritrarre la condizione di smarrimento dei giovani al centro del suoi ultimi film. Come in Nocturama e in Zombi Child, in Coma c’è la realtà, contingente o storica, a incombere su di loro, questa volta senza possibilità di scelta: l’isolamento è qualcosa che bisogna necessariamente accettare. Potrebbe sembrare un presupposto costruito ad arte, ma tutti sappiamo non lo è. E se già prima i suoi protagonisti emergevano come disconnessi, anestetizzati, insieme agli altri ma intimamente soli, ora questo sentimento non può che amplificarsi.

Nel quadro pandemico, il regista decide di realizzare un piccolo film con pochi mezzi e dedicarlo a sua figlia Anne, da poco divenuta maggiorenne. Nelle prime scene, scorrono in sovraimpressione le parole che questi le scrive in una lettera, e poi vediamo ...