La recensione di Felicità, presentato nella sezione Orizzonti Extra al Festival di Venezia 2023

Desirè lavora come assistente parrucchiera nei set romani, e come spesso sono i personaggi interpretati da Micaela Ramazzotti, ha l’ingenuità di una bambina. Sembra non riconoscere davvero le molestie sul lavoro, sminuisce l’evidente anaffettività tossica dei suoi genitori simil-leghisti (Max Tortora e Anna Galiena) e asseconda un velato ma nocivo paternalismo del suo partner Bruno, professore universitario (Sergio Rubini).

Quello che sorprende di Felicità, l’esordio alla regia di Micaela Ramazzotti, è proprio come l’attrice, ora regista e quindi padrona della sua immagine, smonta e riassembla il pregiudizio del suo alter ego filmico, mostrando un personaggio che della sua “solita” fragilità non fa un vessillo pietistico o facile, ma una caratteristica che può coesistere con una forza d’animo di ferro. Come a dire che la fragilità non è un difetto e che questa può benissimo coesistere con i...