Un cartone in 3D per la Aardman, la casa di produzione che è riuscita a rendere ‘cool’ la plastilina e l’animazione a passo uno? Messa così, sembra una bestemmia. E a vedere i risultati non esaltanti di Giù per il tubo, si potrebbe criticare questo cambiamento (quasi) epocale.
Eppure, diverse cose funzionano bene e fanno capire che il problema non è la tecnica, né lo stile (l’umorismo british è ancora su ottimi livelli), ma senza dubbio gli autori stessi.

I due registi, sono infatti al loro esordio sulla lunga durata (David Bowers addirittura non aveva mai diretto nulla) e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. La coppia di autori non sembra infatti in grado di gestire bene il materiale a disposizione, soprattutto in virtù di un montaggio poco convincente, che rovina alcuni numeri interessanti. E anche il ritmo della narrazione sembra soffrire: l’inizio è troppo rapido, con il protagonista che s...